L'omossessualità: causa di nullità del matrimonio?


Solo se ha impedito lo svolgimento della vita matrimoniale, sia ai fini della procreazione che come scambio dei valori connessi alla sessualità
L'omossessualità: causa di nullità del matrimonio?
Ritenere che non sia offensivo tacciare la omosessualità come una "devianza sessuale", dal momento che si tratterebbe quasi di un modo di dire "... di formula ripetitiva di quella contenuta nell'art. 122, comma 3, n° 1, CC, il cui utilizzo non ha alcun intento offensivo della controparte, ma trova giustificazione nell'esigenza difensiva connessa alla proposizione della domanda di annullamento del matrimonio...", equivale ad affermare che l'omosessualità è una malattia fisica o psichica o una anomalia o, appunto, una deviazione sessuale.

E se a sottoscrivere una così evidente ed aberrante conclusione è il Tribunale di Cosenza, con ordinanza della Camera di Consiglio del 19.02.2015, occorre preoccuparsi. A nulla o a poco è valsa e vale, quindi, la risoluzione storica del 17 maggio 1990, con cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) scrive una pagina di civiltà riconoscendo, contro ogni discriminazione e sentiment omofobo, che l'omosessualità non è una malattia, bensì una variabile normale del comportamento sessuale umano.
Così come poco importa se la dottrina e la giurisprudenza più qualificata e di più recente e civile formazione (Vedi Tribunale Milano, sez. IX civile, sentenza 13.02.2013 ), ritiene che il matrimonio può essere annullabile anche per l’omosessualità tenuta nascosta del coniuge, se questo abbia indotto in errore l’altro coniuge e se non abbia consentito lo svolgimento della vita coniugale, ma non certo a norma del dell’art. 122, comma 3, n° 1 del codice di procedura civile, proprio perché la omosessualità (precedente, successiva, dichiarata, nascosta ecc. ecc. ecc) non è una malattia e non può essere indicata come una devianza.

Tutt'al più la nullità può essere richiesta e dichiarata, sempre che provata, ai sensi e per gli effetti del comma 1 dello stesso articolo e cioè per errore sull’identità complessiva del coniuge e sempre che il coniuge pur sapendo di essere gay lo ha taciuto volontariamente, inducendo l’altro in errore, e comunque, impedendo la procreazione e cagionando anche l’assenza di rapporti sessuali fin dall'inizio del matrimonio e non certo perchè, dopo anni di convinvenza more uxorio, si è smesso di volersi, di cercarsi e di trovarsi.

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di Avv Fernanda Gigliotti

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