L’unica emozione negativa è quella “mal gestita”


La depressione può essere sintomo di una repressione di aggressività mai espressa che può risalire all’infanzia
L’unica emozione negativa è quella “mal gestita”
Le emozioni dominano la nostra vita psichica, in quanto costituiscono il motore delle nostre decisioni e del nostro comportamento. In quest’ottica è evidente che per preservare l’equilibrio psicologico è essenziale saper gestire le emozioni, partendo dal presupposto che l’unica emozione negativa è quella "mal gestita". La tristezza legata ad un evento è un fenomeno fisiologico. La rabbia è un elemento fondamentale del nostro stesso istinto di sopravvivenza. Ne consegue che tristezza e rabbia non sono, da un punto di vista fisiologico, delle emozioni negative, lo divengono se diventano patologia. Vale a dire se la tristezza si trasforma in depressione o se la rabbia diviene aggressività incontrollata o aggressività passiva.

L’aggressività passiva è un esempio di cattiva gestione della rabbia. Il soggetto esprime ostilità indirettamente, tramite comportamenti ambigui, disattenzioni volute o procrastinando delle azioni. Formalmente il soggetto è calmo e se qualcuno rileva il suo atteggiamento ostile, lui prontamente nega sorpreso. Un esempio concreto è l’atteggiamento oppositivo del bambino a cui si chiede di svolgere una mansione a lui sgradita. Anziché esprimere frontalmente la sua contrarietà, risponde gentilmente: "certo, però lo faccio tra un attimo". Ovviamente il "tra un attimo "si trasforma in "mai". Sebbene questi ed altri atteggiamenti siano estremamente comuni e perlopiù innocui, in alcuni soggetti diventano un comune e costante modello di agire, che configura quello che viene definito "aggressività passiva".

Un altro esempio di cattiva gestione della rabbia, sempre in ambito pediatrico è la collera autopunitiva. La rabbia repressa del bambino anziché manifestarsi con un atteggiamento semplicemente oppositivo, come nel caso sopracitato, si ripercuote sul bambino stesso, dando luogo ad atteggiamenti anche eclatanti di autolesionismo. Il bambino, ad esempio, si tortura i capelli fino quasi a staccarseli, creando delle visibili aree di alopecia, oppure si mangia le unghie in maniera compulsiva fino a crearsi delle lesioni alle dita. Oppure ancora può ricorrere a gesti molto pericolosi come dare delle testate contro il muro. Quando la rabbia assume tali connotati è ovviamente causata da un conflitto rilevante che il bambino non sa affrontare e di cui spesso si sente esso stesso responsabile.

Se una situazione tale non dovesse essere affrontata e risolta nel modo adeguato, il bambino svilupperebbe irreparabilmente un senso d’inferiorità, di bassa autostima che lo porterà alla depressione. La perdita d’interesse per le attività scolastiche, ma anche ludiche, la scarsa socializzazione, la chiusura di ogni canale di comunicazione in ambito familiare sono le manifestazioni più rilevanti.

Un ennesimo esempio di cattiva gestione della rabbia è la collera implosiva. In questo caso il bambino reprime la propria rabbia per evitare punizioni o per attenersi alle regole sociali imposte, finché la rabbia stessa esplode in accessi d’ira. Questo atteggiamento strutturato può portare a consolidare una personalità tendente alla depressione, ma con improvvise crisi di aggressività. Le cronache sono ricche di casi di suicidio/omicidio: il paziente si uccide perché depresso, ma contestualmente decide anche di uccidere altre persone, siano esse familiari o sconosciuti.

In conclusione una cattiva gestione delle nostre pulsioni emotive può portare ad una deriva psicopatologica dalle conseguenze rilevanti.

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di Dr.ssa Lisa Asirelli

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