La balbuzie. Che cos'è e come curarla
I Parte: le caratteristiche della balbuzie. Come impostare la cura della balbuzie. Balbuzie e "immaginario collettivo". Cenni sulle cause.
La Balbuzie: che cos’è e come curarla.
1. La balbuzie è un disturbo del linguaggio periferico funzionale. La sua insorgenza viene, generalmente, fissata tra i tre e i cinque anni, quindi dopo la fase di acquisizione del linguaggio. La sua presenza è discontinua, e legata a situazioni di maggior emotività. La sua incidenza è prevalentemente sulla popolazione maschile. L’incidenza sull’intera popolaziome è calcolata attorno all’1%. Viene considerata un disturbo della personalità. Coinvolge la sfera dell’affettività e della socializzazione. E’ generalmente errato ritenere, come spesso si dice, che "con lo sviluppo passerà". Anzi, la percezione del sintomo da parte del bambino, e la conseguente presa di coscienza, contribuiscono alla sua fissazione, determinando nel soggetto comportamenti difensivi, comunque non spontanei, nei confronti del linguaggio: chiusure, evitamenti ecc., tutte tecniche che, con il passare degli anni, possono acquisire "raffinatezze" sempre maggiori. Il tutto trova facile "esca" in una personalità introversa, la cui aggressività viene generalmente agita nella propria interiorità, spesso sotto forma di ansia. Le modalità di manifestazione della balbuzie sono svariate. L’intensità del fenomeno non sempre determina, oppure impedisce, le possibilità di guarigione. In funzione terapeutica, molto più incisivo, e parametrico, è l’atteggiamento che il soggetto ha nei confronti del problema. La modalità terapeutica va ovviamente divisa per fasce d’età: bambini, adolescenti, adulti.
Non può esservi un modello stereotipato di terapia: al contrario, la cura della balbuzie dovrà svolgersi in sedute individuali. Perché al centro di questo percorso terapeutico c’è la personalità del parlante e non la sua balbuzie. A partire, quindi, da unvisione della balbuzie, si sviluppa di volta in volta, e caso per caso, un percorso terapeutico ben preciso, unico ed irripetibile. Non protocollabile, quindi. Perché unica ed irripetibile l’individualità di ciascuno di noi.
Il racconto di un caso clinico sarà molto utile per fornire indicazioni su come muoversi quando il problema balbuzie si presenta all’interno della propria famiglia o delle proprie conoscenze. In questo primo articolo verranno presentati alcuni tratti essenziali della balbuzie. Per proseguire, poi, con la presentazione di un caso. Per prima cosa, però, e al di qua di una presentazione scientifica del problema, voglio parlare della balbuzie, così come si presenta nell’"immaginario collettivo": un disturbo del linguaggio non rilevante; suscita ilarità; spesso si presta come argomento per barzellette (Walter Chiari, per esempio, con i Fratelli De Rege); in una classe scolastica c’è sempre chi ride se sente il compagno che balbetta; negli uffici può suscitare l’impazienza degli impiegati, ecc. E’ pensiero diffuso che la balbuzie non costituisca un problema. Quindi, spesso questi sono "dileggi" bonari: non c’è malvagità, solo non-conoscenza del problema. Walter Chiari era un grande artista: ma le sue barzellette o i suoi personaggi, impregnati di balbuzie, rispondevano a stereotipi della comicità. Un'attenzione sociale e una sensibilità maggiori, che la nostra contemporaneità ha fatto nascere e crescere, impedirebbero oggi questo uso della comicità. In realtà, il problema balbuzie è vissuto, da chi se lo deve gestire, con molta ansia e pesantezza. E’ fonte di angoscia, che si accentua, e molto in alcuni casi, durante le "prestazioni" comunicative. Occupa un posto centrale, fino a diventare problema polarizzato e condizionante, nel vissuto della Persona balbuziente. Può diventare anche autoescludente. Le relazioni sociali dell’individuo ne risentono. Ma, a fianco di tutto questo, mi preme anche aggiungere, qua, un breve elenco, parziale, di personaggi famosi, la cui balbuzie non li ha esclusi dal successo (per motivi diversi raggiunto), nonché dal loro continuo parlare in pubblico: Mosè (v. Esodo), Demostene, Maryilin Monroe, Alessandro Manzoni, Winston Churchill, Renzo De Felice, Nanny Loi, Morando Morandini... E alcuni Attori
Le possibili cause della balbuzie sono da sempre oggetto di un gran discutere: si può parlare solo di ipotesi, e non di teorie dimostrabili. Che si dividono tra: organicistiche, psicologiche, neurologiche. Fino alla prima metà del ‘900, le più accreditate erano le organicistiche. A partire dagli anni ’50, prevalgono le tesi di una genesi psicologica della balbuzie. Spiegata, a sua volta, a seconda delle Scuole di appartenenza: psicodinamica, gestalt, behaviourismo, ecc. Negli ultimi anni, sono sorte ricerche che danno maggior spazio a una interpretazione neurologica della balbuzie. Può non essere interessante in questa sede presentare le ipotesi. Mi riservo di parlarne se il nostro pubblico lo richiederà. Mio pensiero di Psicologo: la balbuzie ha cause psicologiche, manifestazioni fonetiche. La sua comparsa nel bambino avviene dopo le fasi di acquisizione del linguaggio: per vari motivi, ha problematizzato il proprio rapporto con la comunicazione.
1. La balbuzie è un disturbo del linguaggio periferico funzionale. La sua insorgenza viene, generalmente, fissata tra i tre e i cinque anni, quindi dopo la fase di acquisizione del linguaggio. La sua presenza è discontinua, e legata a situazioni di maggior emotività. La sua incidenza è prevalentemente sulla popolazione maschile. L’incidenza sull’intera popolaziome è calcolata attorno all’1%. Viene considerata un disturbo della personalità. Coinvolge la sfera dell’affettività e della socializzazione. E’ generalmente errato ritenere, come spesso si dice, che "con lo sviluppo passerà". Anzi, la percezione del sintomo da parte del bambino, e la conseguente presa di coscienza, contribuiscono alla sua fissazione, determinando nel soggetto comportamenti difensivi, comunque non spontanei, nei confronti del linguaggio: chiusure, evitamenti ecc., tutte tecniche che, con il passare degli anni, possono acquisire "raffinatezze" sempre maggiori. Il tutto trova facile "esca" in una personalità introversa, la cui aggressività viene generalmente agita nella propria interiorità, spesso sotto forma di ansia. Le modalità di manifestazione della balbuzie sono svariate. L’intensità del fenomeno non sempre determina, oppure impedisce, le possibilità di guarigione. In funzione terapeutica, molto più incisivo, e parametrico, è l’atteggiamento che il soggetto ha nei confronti del problema. La modalità terapeutica va ovviamente divisa per fasce d’età: bambini, adolescenti, adulti.
Non può esservi un modello stereotipato di terapia: al contrario, la cura della balbuzie dovrà svolgersi in sedute individuali. Perché al centro di questo percorso terapeutico c’è la personalità del parlante e non la sua balbuzie. A partire, quindi, da unvisione della balbuzie, si sviluppa di volta in volta, e caso per caso, un percorso terapeutico ben preciso, unico ed irripetibile. Non protocollabile, quindi. Perché unica ed irripetibile l’individualità di ciascuno di noi.
Il racconto di un caso clinico sarà molto utile per fornire indicazioni su come muoversi quando il problema balbuzie si presenta all’interno della propria famiglia o delle proprie conoscenze. In questo primo articolo verranno presentati alcuni tratti essenziali della balbuzie. Per proseguire, poi, con la presentazione di un caso. Per prima cosa, però, e al di qua di una presentazione scientifica del problema, voglio parlare della balbuzie, così come si presenta nell’"immaginario collettivo": un disturbo del linguaggio non rilevante; suscita ilarità; spesso si presta come argomento per barzellette (Walter Chiari, per esempio, con i Fratelli De Rege); in una classe scolastica c’è sempre chi ride se sente il compagno che balbetta; negli uffici può suscitare l’impazienza degli impiegati, ecc. E’ pensiero diffuso che la balbuzie non costituisca un problema. Quindi, spesso questi sono "dileggi" bonari: non c’è malvagità, solo non-conoscenza del problema. Walter Chiari era un grande artista: ma le sue barzellette o i suoi personaggi, impregnati di balbuzie, rispondevano a stereotipi della comicità. Un'attenzione sociale e una sensibilità maggiori, che la nostra contemporaneità ha fatto nascere e crescere, impedirebbero oggi questo uso della comicità. In realtà, il problema balbuzie è vissuto, da chi se lo deve gestire, con molta ansia e pesantezza. E’ fonte di angoscia, che si accentua, e molto in alcuni casi, durante le "prestazioni" comunicative. Occupa un posto centrale, fino a diventare problema polarizzato e condizionante, nel vissuto della Persona balbuziente. Può diventare anche autoescludente. Le relazioni sociali dell’individuo ne risentono. Ma, a fianco di tutto questo, mi preme anche aggiungere, qua, un breve elenco, parziale, di personaggi famosi, la cui balbuzie non li ha esclusi dal successo (per motivi diversi raggiunto), nonché dal loro continuo parlare in pubblico: Mosè (v. Esodo), Demostene, Maryilin Monroe, Alessandro Manzoni, Winston Churchill, Renzo De Felice, Nanny Loi, Morando Morandini... E alcuni Attori
Le possibili cause della balbuzie sono da sempre oggetto di un gran discutere: si può parlare solo di ipotesi, e non di teorie dimostrabili. Che si dividono tra: organicistiche, psicologiche, neurologiche. Fino alla prima metà del ‘900, le più accreditate erano le organicistiche. A partire dagli anni ’50, prevalgono le tesi di una genesi psicologica della balbuzie. Spiegata, a sua volta, a seconda delle Scuole di appartenenza: psicodinamica, gestalt, behaviourismo, ecc. Negli ultimi anni, sono sorte ricerche che danno maggior spazio a una interpretazione neurologica della balbuzie. Può non essere interessante in questa sede presentare le ipotesi. Mi riservo di parlarne se il nostro pubblico lo richiederà. Mio pensiero di Psicologo: la balbuzie ha cause psicologiche, manifestazioni fonetiche. La sua comparsa nel bambino avviene dopo le fasi di acquisizione del linguaggio: per vari motivi, ha problematizzato il proprio rapporto con la comunicazione.
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