La differenza fra speculazione e investimento, fra cattivi e buoni?


La Raider Tax toglierebbe ai cattivi per dare ai buoni l'ennesima fantasiosa versione del capital gain contaminata dalla politica e che non trova riscontro nella realtà
La differenza fra speculazione e investimento, fra cattivi e buoni?

Nei giorni scorsi ho sentito una notizia che mi ha colpito: dopo la fallimentare Tobin Tax, che ha prodotto poco gettito e molti costi organizzativi e una distorsione sulle operazioni intraday, adesso un senatore M5S ha proposto una “Raider Tax” che dovrebbe, come Robin Hood, colpire la speculazione finanziaria e garantire un flusso di risorse, ben 2/3 mld di euro, per ridurre le tasse a famiglie e professionisti.

Anche questa volta si cerca di distinguere in via legislativa fra speculazione “cattiva” e investimento “buono”; dimenticando che la speculazione “cattiva”, cioè il contrapporsi di due visioni, è quella che giornalmente crea la liquidità necessaria per far sì che l’investimento, quando si vuole, sia realmente liquidabile.

A questo punto mi son chiesto: ma è così semplice distinguere fra speculazione e investimento?

La raider tax dovrebbe gravare proporzionalmente sui profitti in base al tempo per cui l’investimento è stato mantenuto.

Il senatore, anche professore di economia aziendale, è riuscito là dove anni di studi economici non sono arrivati, perché l’unica cosa su cui tutti gli studiosi concordano è che la distinzione fra speculazione finanziaria e investimento è psicologica e non certo legata al tempo!

Anzi, colpendo le operazioni a breve si riduce la liquidità, si allargano gli spread, disincentivi la quotazione di nuove aziende in borsa che dovranno ricorrere a finanziamenti sempre più legati al sistema bancario.

Tralasciando le fantasiose idee normative per raggranellare del gettito fiscale in più, quando semplicemente, se c’è un guadagno, si paga l’imposta sia che si è realizzato in 1 minuto come in 10 anni; saremo poi noi a fare ragionamenti di convenienza sull’ammontare.

Torniamo al dilemma: una persona che compra una azione di un’azienda sana che crescerà nel tempo con utili costanti e che è fermamente convinta di investirci per anni, se dopo 1 sol giorno guadagna il 20% non è libera di vendere perché altrimenti diventa una cattiva speculatrice?

Al contrario, lo speculatore incallito che punta su una azione per motivi tecnici e contingenti e che guadagna anche rapidamente, se scopre che dentro all’azienda c’è del valore molto più grande in prospettiva deve vendere per forza perché lui è un raider?

Ecco che ognuno di noi quando investe e/o specula in borsa dentro di sé ha questi due spiritelli che si alternano e che contribuiscono a farci provare gioia e dolore, e siccome il secondo è stato provato dalla finanza comportamentale, ha una intensità di ben 2,5 volte quella delle belle notizie, ritengo che per gestire situazioni emotive si debba avere un altro approccio al problema.

Il vero problema non è scegliere se essere speculatori o investitori, ma cercare di non soffrire o soffrire il meno possibile quando si ha a che fare con i mercati finanziari.

Concludo queste riflessioni estive con una frase del poeta greco Filostrato: “Gli dei percepiscono le cose future, le persone normali le cose presenti, ma i saggi percepiscono le cose che stanno per accadere”.

Se vuoi sapere come riuscire a controllare il rischio dei tuoi investimenti e l'emotività non esitare a contattarmi; sono a Vicenza.

 

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di Alessio Bianzino

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