La divulgazione della scienza economica
Homer Economicus - L'economia spiegata dai Simpson
Prendo spunto da un comunicato stampa, pervenutomi dall’Istituto Bruno Leoni, impegnato a sollecitare, tramite una campagna di crowdfunding, un proprio programma per divulgare l’insegnamento dell’economia, presso i 360 licei economico-sociali disseminati nella nostra Penisola. Con tale progetto l’ I.B.L vorrebbe realizzare un'edizione speciale, non commerciale, del testo "Homer Economicus" e inviarne una copia ad ogni docente di economia, sul tavolo della propria aula (in totale, circa 1100 persone).
"Homer Economicus - l’economia spiegata dai Simpson" è un testo curato da Joshua Hall, scritto da economisti accademici (col gusto della cultura popolare e la passione della divulgazione), pubblicato in lingua inglese dalla Stanford University Press e - a detta dell’ I.B.L.- costituirebbe uno strumento didattico, estremamente utile a ogni insegnante.
A mio giudizio, trattasi senz’altro di una lodevole iniziativa per promuovere un più accentuato interesse verso l'economia da parte degli studenti - anche se iscritti in corsi di diverso indirizzo - e sensibilizzare a tale fine i loro docenti. Comunque, a livello personale, ho un'unica perplessità strettamente soggettiva .... perché ricorrere proprio ai Simpson? Costoro, creati a fine anni 1980 dal disegnatore di fumetti Matt Groening, sono divenuti i personaggi di un celebre cartoon e di varie sitcom, imperversando su molteplici reti televisive. I Simpson rappresentano una tipica famigliola americana residente in Springfield e rispecchiano un stile di vita prettamente statunitense, ben diversa dai nostri standard. A me personalmente risultano abbastanza antipatici ed alquanto sgradevoli, sia per i propri comportamenti, sia per il loro modo di colloquiare, nonché per le loro tozze e bizzarre fattezze umanoidi.
Perché si è preferito ricorrere ai giallognoli Simpson, anziché privilegiare tanti nostri eccellenti e troppo spesso dimenticati economisti? Tra costoro io vorrei ricordare Sergio Ricossa, scomparso a marzo dello scorso anno, studioso di economia e brillante divulgatore della stessa materia, dotato anche di una pungente auto-ironia, definendo gli "Economisti" come coloro che sbagliano tutte le previsioni, ma che poi riescono a fornire tutte le più opportune spiegazioni sul come e perché delle eventuali errate analisi o valutazioni. Vorrei anche ricordare un gruppo di giuristi, economisti e saggisti di notevole livello, tra cui Giuseppe Guarino, Paolo Savona, Antonino Galloni, Marco Saba, tutti molto critici sia verso l'attuale sistema bancario, sia verso le scelte politiche-economiche-monetarie della UE. Vorrei altresì ricordare un altro nucleo di economisti, operativi presso l'Università Gabriele D' Annunzio a Chieti e Pescara, o in altre Sedi Universitarie - tra i quali, in particolare, Antonio Maria Rinaldi, Claudio Borghi Aquilini, Claudio Moffa, Roberto Bizzarri, tutti impegnati nella ricerca di possibili soluzioni modificative o alternative, rispetto alle scelte imposte da Bruxelles.
E mi piace ipotizzare che tali Docenti - specie quelli operanti nella "buona Terra" d'Abruzzo - si siano voluti ricollegare, almeno idealmente, ad un loro illustre predecessore - il Prof. Giacinto Auriti - che presso l'Università di Teramo, insieme a suoi Colleghi, aveva elaborato la teoria sulla "Proprietà Popolare della Moneta". Teoria molto osteggiata dall' establishment costituito dai vari "poteri intoccabili" e la cui divulgazione, ovviamente, è molto ostracizzata sia presso le aule scolastiche degli Istituti Superiori, sia presso le aule delle Facoltà Universitarie.
Purtroppo, a volte, la Politica - quella Alta, Aulica e con la "P maiuscola"- viene a trovarsi "ostaggio" di una Economia non all'altezza. E, concludendo questo mio intervento, credo sia opportuno indicare una visione di Oswald Spengler che, in una sua frase, riesce a compendiare una vera e propria Lectio Magistralis: "POLITICA ed ECONOMIA non possono risultare separate nella vita delle Nazioni. Esse - lo ripeterò sempre - sono due aspetti della medesima realtà di vita, ma stanno tra di loro come il governo di una nave sta alla destinazione della merce trasportata. A bordo la figura principale è del Capitano, non del mercante a cui appartiene il carico" .
GIULIANO MARCHETTI
"Homer Economicus - l’economia spiegata dai Simpson" è un testo curato da Joshua Hall, scritto da economisti accademici (col gusto della cultura popolare e la passione della divulgazione), pubblicato in lingua inglese dalla Stanford University Press e - a detta dell’ I.B.L.- costituirebbe uno strumento didattico, estremamente utile a ogni insegnante.
A mio giudizio, trattasi senz’altro di una lodevole iniziativa per promuovere un più accentuato interesse verso l'economia da parte degli studenti - anche se iscritti in corsi di diverso indirizzo - e sensibilizzare a tale fine i loro docenti. Comunque, a livello personale, ho un'unica perplessità strettamente soggettiva .... perché ricorrere proprio ai Simpson? Costoro, creati a fine anni 1980 dal disegnatore di fumetti Matt Groening, sono divenuti i personaggi di un celebre cartoon e di varie sitcom, imperversando su molteplici reti televisive. I Simpson rappresentano una tipica famigliola americana residente in Springfield e rispecchiano un stile di vita prettamente statunitense, ben diversa dai nostri standard. A me personalmente risultano abbastanza antipatici ed alquanto sgradevoli, sia per i propri comportamenti, sia per il loro modo di colloquiare, nonché per le loro tozze e bizzarre fattezze umanoidi.
Perché si è preferito ricorrere ai giallognoli Simpson, anziché privilegiare tanti nostri eccellenti e troppo spesso dimenticati economisti? Tra costoro io vorrei ricordare Sergio Ricossa, scomparso a marzo dello scorso anno, studioso di economia e brillante divulgatore della stessa materia, dotato anche di una pungente auto-ironia, definendo gli "Economisti" come coloro che sbagliano tutte le previsioni, ma che poi riescono a fornire tutte le più opportune spiegazioni sul come e perché delle eventuali errate analisi o valutazioni. Vorrei anche ricordare un gruppo di giuristi, economisti e saggisti di notevole livello, tra cui Giuseppe Guarino, Paolo Savona, Antonino Galloni, Marco Saba, tutti molto critici sia verso l'attuale sistema bancario, sia verso le scelte politiche-economiche-monetarie della UE. Vorrei altresì ricordare un altro nucleo di economisti, operativi presso l'Università Gabriele D' Annunzio a Chieti e Pescara, o in altre Sedi Universitarie - tra i quali, in particolare, Antonio Maria Rinaldi, Claudio Borghi Aquilini, Claudio Moffa, Roberto Bizzarri, tutti impegnati nella ricerca di possibili soluzioni modificative o alternative, rispetto alle scelte imposte da Bruxelles.
E mi piace ipotizzare che tali Docenti - specie quelli operanti nella "buona Terra" d'Abruzzo - si siano voluti ricollegare, almeno idealmente, ad un loro illustre predecessore - il Prof. Giacinto Auriti - che presso l'Università di Teramo, insieme a suoi Colleghi, aveva elaborato la teoria sulla "Proprietà Popolare della Moneta". Teoria molto osteggiata dall' establishment costituito dai vari "poteri intoccabili" e la cui divulgazione, ovviamente, è molto ostracizzata sia presso le aule scolastiche degli Istituti Superiori, sia presso le aule delle Facoltà Universitarie.
Purtroppo, a volte, la Politica - quella Alta, Aulica e con la "P maiuscola"- viene a trovarsi "ostaggio" di una Economia non all'altezza. E, concludendo questo mio intervento, credo sia opportuno indicare una visione di Oswald Spengler che, in una sua frase, riesce a compendiare una vera e propria Lectio Magistralis: "POLITICA ed ECONOMIA non possono risultare separate nella vita delle Nazioni. Esse - lo ripeterò sempre - sono due aspetti della medesima realtà di vita, ma stanno tra di loro come il governo di una nave sta alla destinazione della merce trasportata. A bordo la figura principale è del Capitano, non del mercante a cui appartiene il carico" .
GIULIANO MARCHETTI
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