La droga e i giovani
Tutti i ragazzi che fanno uso di droga diventano tossicodipendenti?
No! Qual è l'elemento che fa la differenza?
No! Qual è l'elemento che fa la differenza?
La parola droga suscita subito grandi paure soprattutto nei genitori che hanno figli giovani. E inconsciamente, hanno ragione perché è essere giovani, adolescenti, il maggiore fattore di rischio. Perché?
Partiamo dalle componenti, direi, fisiologiche della prima giovinezza, perché sono queste che spingono alla curiosità, o anche solo alla passività nei confronti della droga. E cioè: la tendenza molto forte a trasgredire, l'offerta accattivante delle sostanze fatta dagli amici di gruppo che istiga all'uso e rende complici, lo spirito di avventura e il desiderio a rischiare: tutti tipici di questa fase della vita.
Teniamo anche presente che i ragazzi soffrono in maniera più accentuata rispetto ad altre età di stati d'animo e di situazioni emotive quali: la noia, il caos mentale, l'abulia, la malinconia.
Bisogna, infine, tenere presente un insieme di eventi che il consumo di droga procura: l'esperienza del drogarsi, il percepirsi cambiati, l'estasi, la radicale diversità del funzionamento mentale innescato dalla droga rispetto a quello "normale" e quotidiano. Questo insieme di eventi, però, non fanno di un ragazzo che prova la droga un tossicodipendente.
L'elemento che fa la differenza è che l'uso della droga permette illusoriamente di sentirsi di nuovo se stessi, di essere lucidi e socievoli, di tornare ad essere padroni della propria mente e del proprio corpo: questo insieme di emozioni e di stati d'animo fanno di un ragazzo che la prova un tossicodipendente, perchè per "stare bene" deve continuare ad assumerne.
Quando la droga "fa bene", perchè dà l'impressione di uscire dalla noia, dal caos mentale, dall'abulia e dalla malinconia, diventa pericolosissima e lo è soprattutto per i gioivani che più soffrono di questi stati d'animo: sono questi che diventano tossicodipendenti.
Per la stragrande maggioranza degli altri ragazzi, invece, diventa un'esperienza che non lascia tracce.
Partiamo dalle componenti, direi, fisiologiche della prima giovinezza, perché sono queste che spingono alla curiosità, o anche solo alla passività nei confronti della droga. E cioè: la tendenza molto forte a trasgredire, l'offerta accattivante delle sostanze fatta dagli amici di gruppo che istiga all'uso e rende complici, lo spirito di avventura e il desiderio a rischiare: tutti tipici di questa fase della vita.
Teniamo anche presente che i ragazzi soffrono in maniera più accentuata rispetto ad altre età di stati d'animo e di situazioni emotive quali: la noia, il caos mentale, l'abulia, la malinconia.
Bisogna, infine, tenere presente un insieme di eventi che il consumo di droga procura: l'esperienza del drogarsi, il percepirsi cambiati, l'estasi, la radicale diversità del funzionamento mentale innescato dalla droga rispetto a quello "normale" e quotidiano. Questo insieme di eventi, però, non fanno di un ragazzo che prova la droga un tossicodipendente.
L'elemento che fa la differenza è che l'uso della droga permette illusoriamente di sentirsi di nuovo se stessi, di essere lucidi e socievoli, di tornare ad essere padroni della propria mente e del proprio corpo: questo insieme di emozioni e di stati d'animo fanno di un ragazzo che la prova un tossicodipendente, perchè per "stare bene" deve continuare ad assumerne.
Quando la droga "fa bene", perchè dà l'impressione di uscire dalla noia, dal caos mentale, dall'abulia e dalla malinconia, diventa pericolosissima e lo è soprattutto per i gioivani che più soffrono di questi stati d'animo: sono questi che diventano tossicodipendenti.
Per la stragrande maggioranza degli altri ragazzi, invece, diventa un'esperienza che non lascia tracce.
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