La lotta di potere nelle relazioni di coppia (2^ parte)
Tutti noi facciamo esperienza di conflitto, ma quando ci troviamo di fronte ad esso proviamo emozioni positive o negative? Di solito negative: paura, rabbia, dolore, odio. Queste emozioni sono spesso le ragioni per cui il conflitto viene gestito in un modo distruttivo per la relazione. Il conflitto, però, è parte integrante e normale delle relazioni di coppia, non può essere eliminato, può però, se adeguatamente gestito, rivelarsi costruttivo per la relazione. Come Paul Watzlawick insegna con la sua opera di Pragmatica della comunicazione umana le relazioni d’amicizia come anche quelle di coppia possono rivelare una comunicazione di tipo simmetrico, quando cioè sono alla pari. Questo significa che, i soggetti che interagiscono tra loro tendono a rispecchiare e a confermare ognuno il comportamento dell’altro, perché io “ti considero mio amico” e tu “mi consideri tuo amico” e “Io non mi considero migliore di te” e “Tu non ti consideri migliore di me” (principio di uguaglianza).
L’equilibrio tra marito e moglie che non si fonda su una lotta di potere è fondamentale per far funzionare la coppia, ciò però non significa che la coppia non debba mai litigare o discutere. Se i partner hanno una relazione simmetrica sana è perché hanno instaurato una relazione che si basa sul rispetto, sull’ascolto e sull’empatia e non usano il potere per stabilire “chi comanda”. Raramente questi partner tentano di adottare una modalità competitiva basata sulla lotta di potere per risolvere i loro conflitti, perché se una ci prova, l’altra comunque gli impedisce di risolvere in tale maniera il conflitto. Il litigio, la discussione e lo scontro porteranno a confliggere per delle banalità, come il dove andare a fare la spesa, il programma televisivo da guardare o dove trascorrere il Natale ecc..., o per delle questioni più serie ma essi sapranno come andranno affrontate e risolte perché impiegheranno la collaborazione e la negoziazione che permetterà loro di trovare una soluzione accettabile per entrambi. Una logica questa del “io vinco e tu vinci” ove i partner insieme s’impegnano per cercare la soluzione al loro problema, analizzando e valutando criticamente tutte le possibili soluzioni suggerite.
Le relazioni simmetriche non sono, però, esenti da complicanze: possono infatti trasformarsi in patologiche quando uno degli interlocutori rifiuta, squalifica o disconferma il livello di uguaglianza dell’altro cercando di porsi in una posizione superiore (“io sono migliore di te” e “tu sei diverso da me”) e l’altro cerca di ripristinare la situazione di uguaglianza rifiutando il ruolo imposto dal primo (“Io non sono diverso da te” e “Tu non sei migliore di me”). Se gli interlocutori rimarranno rigidi sulle loro posizioni il circolo vizioso e la lotta di potere potranno dirsi avviate e accadrà ciò che Waztslavick definisce come escalation simmetrica e cioè che i continui e forti conflitti potranno portare alla reciproca esclusione, al non riconoscimento reciproco, alla rottura finale della relazione.
Per quanto riguarda il saper creare relazioni sane possiamo concludere dicendo che entrambe le relazioni, la simmetrica e la complementare, non devono considerarsi per forza positive o negative poiché ci si potrà mettere in relazione in modo simmetrico o in modo complementare l’importante però è che le posizioni non s’irrigidiscano e tendano sempre all’equilibrio.
Bibliografia:
• Paul Watzlawick, J.H.Beavin, D.D. Jackson, Pragmatica della comunicazione Umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi, Casa editrice Astrolabio
• Michele de Beni. Comunicare per amare. Il dialogo nella vita di coppia, Ed. Città nuova.
• Maddalena Palumbo. Coppie soddisfatte, Sovera Editore.
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