La Meditazione: cos'è e a cosa serve

Con il termine “meditazione” si intende un insieme di tecniche atte a consentire un processo graduale di transizione da uno stato mentale ad un altro e, in senso più generale, da uno “stato di coscienza” ad un altro.
La meditazione si differenzia dai processi immaginativi in quanto questi ultimi si basano sull’utilizzo guidato di immagini o pensieri che forniscono messaggi o input di tipo rilassante, mentre con la meditazione si intende una condizione di coscienza “priva di oggetto” che coltiva il non attaccamento e l’accettazione di qualunque pensiero, immagine o condizione corporea, consentendo col tempo il raggiungimento di uno stato mentale di quiete estatica, di trascendenza dalla condizione del bisogno.
Questa dimensione favorisce lo sviluppo e il contatto con risorse evolutive interiori che Perls definisce di “autoregolazione organismica”.
Un altro importante concetto teorico meditativo è quello del non attaccamento, esso è necessario per arrendersi, per fluire.
La meditazione è semplicemente un esercizio di presenza e di connessione con noi stessi, permette di acquisire un maggior senso della realtà e di portare chi la pratica in stati di consapevolezza sempre più elevati; con il tempo e la pratica può essere parte integrante di ogni momento della nostra vita.
È uno degli strumenti più efficaci per ritrovare tranquillità e serenità ed uno stato di maggior consapevolezza.
Il nucleo della meditazione vipassana è proprio quello di osservare se stessi, quello che accade dentro di noi, accettando quello che c’è e questo, come già detto più volte precedentemente, è uno dei principi fondamentali della PdG.
Ciò che tuttavia è il punto fondamentale di convergenza è la visione olistica di entrambe le discipline: infatti, guardare l’insieme invece che le parti, implica guardare se stessi nella propria interezza. Implica guardarsi nell’operazione di osservare e implica l’intenzione della scelta all’interno di una gerarchia di valori: l’osservante deve rendersi conto, nell’osservare se stesso, di qualsiasi cosa attiri la sua attenzione, senza dare una direzione alla ricerca, ma affidandosi alla natura della mente, che vede più in là di quello che c’è, proprio perché ha un’inclinazione olistica.
Ciò che accade è proprio l’accettazione di come siamo e dei fatti che accadono nella realtà, e questo porta a ridurre in modo naturale le nostre resistenze e ad aprirci alla comunicazione sincera e alla comprensione intuitiva, senza distorcere la realtà; non si incoraggia più la conflittualità, ma si inizia a operare come una fonte di energia creativa.
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