"La Mia Africa": le nuove frontiere della progettazione per architetti e ingegneri


Il continente africano rappresenta la nuova opportunità lavorativa da cogliere in ambito economico, urbanistico e infrastrutturale in ottica di ecosostenibilità
"La Mia Africa": le nuove frontiere della progettazione per architetti e ingegneri

 

“La Mia Africa”, così si potrebbe indicare il nuovo corso al quale devono rivolgersi i liberi professionisti italiani come ingegneri e architetti.

Chi di noi non ha visto il celebre film (regia di Sydney Pollack con Meryl Streep e Robert Redford) o non ha letto il libro autobiografico della scrittrice Karen Blixen.

Ecco, per noi progettisti italiani è giunta l’ora di prendere coscienza e consapevolezza che non solamente l’estremo Oriente, attraverso il canale commerciale e di scambio tecnologico della “via della seta”, oppure la penisola arabica, rappresentano delle opportunità lavorative da cogliere, ma anche il continente africano.

Paesi come il Senegal, la Costa D’Avorio, la Nigeria ed il Cameron, saranno solo alcune delle Nazioni per le quali è prevista nei prossimi decenni una forte urbanizzazione delle aree metropolitano e non solo.

Il continente africano sarà uno dei luoghi maggiormente “colpiti”. E che, soprattutto, assisterà ad un processo di rigenerazione e trasformazione in modo particolarmente rilevante.

A sostenerlo è uno studio pubblicato dalla società di consulenza internazionale PwC, che analizza il trend evolutivo del continente africano, identificandolo come l'area su cui si investirà maggiormente, da un punto di vista economico, tecnologico, immobiliare e infrastrutturale e su cui, quindi, bisognerà “tenere gli occhi puntati”. Obiettivo del report redatto dalla società di consulenza è stato quello di offrire ad investitori e policy maker uno strumento per interpretare le tendenze in atto e per indirizzare in modo corretto decisioni ed azioni.  

L'Africa sta vivendo una fase di grande cambiamento, dettata anche da un miglioramento delle condizioni economiche e da una maggiore stabilità politica.

L'accelerato processo di inurbamento, unito alla crescita demografica, sta creando, e creerà sempre più, grandi opportunità di business, soprattutto da un punto di vista immobiliare e infrastrutturale.

Detto questo, bisogna anche tenere conto che il tutto, se verrà attuato senza una logica visione proiettata alle “smart city”, a progetti ecosostenibili e alla costante salvaguardia e preservazione del territorio nel quale si edificheranno complessi residenziali per gli abitanti, porterà solamente alla ripetizione in scala maggiore di errori commessi in altri luoghi del pianeta.

Come ben dice nei suoi ultimi editoriali l’arch. Winy Maas dalle pagine della rivista Domus, “siamo ancora in tempo per salvare il pianeta, ma il cambiamento deve venire da noi, collettivamente”.  

Nel nostro piccolo, anche noi progettisti, se da un lato dobbiamo “conquistare” sempre più la consapevolezza che il tavolo della progettazione è diventato anche il continente africano, dall’altro prendere coscienza delle nostre responsabilità come tecnici e, quindi, cercare costantemente la “produzione” di una progettazione sostenibile, lo dobbiamo al nostro pianeta terra.

Infine, la Banca Mondiale ha stimato che l'area sub-sahariana avrà bisogno di investimenti infrastrutturali pari a circa 100mld all'anno, sebbene attualmente se ne investa meno della metà. Ma il trend cambierà, perché le città africane non potranno mantenere gli attuali livelli di crescita senza un ampliamento e un miglioramento delle reti infrastrutturali. Poter contare su un sistema infrastrutturale efficiente, come è ben noto, è un requisito imprescindibile per rendere la vita in città semplice e “sostenibile”.

I settori sui quali si dovrà puntare per ottenere dei nuovi nuclei urbani “sostenibili” saranno: collegamenti fluviali ora poco considerati, percorsi stradali nelle metropoli da rivisitare, nuove infrastrutture ferroviarie, nuovi percorsi autostradali, ampliamento del settore dell’approvvigionamento dell’energia pulita.

 

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di arch. Maurizio Parolari

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