Fondo pensione, perché è così importante
Ormai posso dire di avere una certa esperienza nel trattare il tema della pensione con i miei clienti e, quindi, posso dichiarare con tranquillità che la maggior parte delle volte il risparmiatore è assolutamente incoerente.
Mi spiego: il 95% delle persone dichiara che tra le sue priorità c’è il mantenimento del tenore di vita dopo la pensione, ma solo il 20% inizia ad accantonare una parte del proprio reddito a fini pensionistici.
Di questo 20%, la maggior parte decide solo dopo ripetute domande e considerazione sul funzionamento degli strumenti finanziari da sottoscrivere al fine di costruirsi una rendita pensionistica; ma quando gli viene proposta la sottoscrizione di un’obbligazione bancaria firmano in 2 minuti senza fare domande oltre a chiedere quanto rende e quando scade.
Allora è meglio che raccontiamo la verità: 9 pensioni su 10 oggi vengono calcolate con il sistema della generosità retributiva e solo 2 su 10 superano i mille euro.
Secondo voi trentenni e quarantenni di oggi che andranno in pensione con il sistema contributivo del “non ti regalo nulla”, che assegno pensionistico possono sperare di ottenere?
In questa situazione indignarsi non basta, siamo tutti d’accordo che bisogna sistemare le diseguaglianze con il taglio delle “pensioni d’oro” …poi se volete possiamo compilare la lista delle responsabilità e dei responsabili.
Ma i primi responsabili sono quelli che nascondono la testa sotto la sabbia, quelli che sono convinti che “mal comune mezzo gaudio” e che non hanno ancora deciso di decidere.
La previdenza personale non decolla
Do un numero: solo il 23% dei lavoratori dipendenti ha aderito a fondi pensione. I più giovani, cioè quelli che ne troverebbero più beneficio, scelgono di mantenere il TFR in azienda per poterselo spendere ad ogni cambio lavoro.
La questione non è più politica, nel senso che il nostro assegno pensionistico non dipenderà dall’indulgenza e dalla generosità dei governi dei prossimi 20 anni, ma dipenderà dalla volontà di ognuno di noi di sacrificare risorse per riempire il nostro salvadanaio pensionistico personale e anche tempo per informarci sulle dinamiche che incidono sulla previdenza.
Nello scrivere questo articolo, so di non lasciare spazio, ma credetemi spazio non ce n’è. Lo dico a tutti i miei clienti, “fra 30 anni mi ringrazierete per avervi parlato di previdenza, non per mirabolanti rendimenti sui vostri risparmi”.
Riporto un passo del libro scritto da Walter Passerini e Ignazio Marino “Senza Pensioni”, di cui ovviamente vi consiglio la lettura, solo se di stomaco state bene: “…Siamo alla vigilia dello scoppio della bomba previdenziale e nessuno fa niente. Questo è il problema…”
I giovani sono i più penalizzati
I giovani, parliamo di chi è nato negli anni ’80, saranno i più penalizzati, perché quando toccherà a loro, il rapporto tra pensionati e lavoratori sarà 1 a 1.
Nell’arco della loro carriera lavorativa, inoltre, capiterà spesso che si spostino di contratto in contratto, che svolgano più lavori anche in settori diversi.
Diventa per loro essenziale non pensare al TFR come ad un regalo di fine rapporto, da spendere nei mesi di disoccupazione o per farsi le vacanze. Quindi, anche se il contratto è di soli 6 mesi, devono scegliere la destinazione del TFR al fondo pensione, perdere questa continuità peserà fino al 35% sull’assegno pensionistico.
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