La redazione di un business plan
Cosa significa redigere un business plan e come far sì che esso diventi uno strumento di strategia d'impresa
Sia che si tratti di una start up, che di un’impresa già avviata, la programmazione del business è un’attività di fondamentale importanza, imprescindibile per aziende di qualsiasi tipo e dimensione.
Il Business Planning è un processo di decisioni e azioni, volto ad identificare, pianificare, realizzare, valutare e correggere una strategia di impresa. Riguarda, dunque, il vivere l’azienda.
Utilizza, certo, come fondamentale strumento il Business Plan, ovvero la nota relazione, comprendente aspetti descrittivi e numerici, usualmente utilizzata per presentare la realtà aziendale ad investitori, banche e per rispondere a bandi di credito agevolato, ma non può essere ridotta a questo.
Il Business Plan, così composto, rischia infatti di rimanere una "dichiarazione di intenti" da riporre nel cassetto una volta raggiunto lo scopo, quando invece dovrebbe essere il punto di partenza del cambiamento, la base per costruire una realtà aziendale migliore. Va vissuto, sperimentato, verificato, modificato, e nuovamente implementato. Il Business Plan serve all’imprenditore, prima ancora che ai terzi.
Un’attività di Business Planning che non comprenda anche il relativo monitoraggio e controllo, sarà dunque piuttosto inutile.
Ottimizzare l’esistente, e pianificare con cura il nuovo, sono invece i pilastri su cui edificare la salute e la crescita di ogni realtà aziendale.
E' possibile trovare in circolazione numerosi modelli numerici, schemi da seguire e interi libri dedicati all'argomento "come redigere un business plan", ma secondo la mia esperienza il fatto di seguire percorsi pre-determinati non porta sempre a risultati ottimali. Il rischio è, infatti, quello di rimanere troppo concentrati sul rispetto dello schema e sull'inserimento di tutte le informazioni che la teoria reputa come irrinunciabili, quando invece la cosa fondamentale è cogliere l'essenza aziendale, e riuscire a trasmetterla.
Ovviamente, da certe informazioni non si potrà prescindere, e mi riferisco in particolare ad una descrizione dell'azienda e dei suoi principali esponenti, ad una buona analisi di mercato, all'esplicitazione del progetto di investimento, fino ad arrivare ai fattori umani e tecnologici in ballo. Dovranno, per forza di cose, essere riportati numeri convincenti, con quantomeno un buon bilancio prospettico redatto secondo giusti criteri economico/aziendali, evidenziando e commentando i principali indici di bilancio. In particolare riferimento all'aspetto numerico, reputo di significativa importanza esplicitare sempre le ipotesi sottostanti all'inserimento di determinati valori, in quanto questi non possono apparire come casuali o poco ponderati.
Mi sento, però, di sottolineare anche come una buona opera di business planning debba essere:
- CREDIBILE, evitando dunque di ipotizzare crescite iperboliche, più vicine al mondo delle favole che alla realtà
- INTERESSANTE, avvincente: se è redatto con estrema perizia, ma porta allo sbadiglio, a mio modo di vedere non è un buon business plan
- SUFFICIENTEMENTE BREVE. "Allungare forzatamente" la trattazione, può avere pesanti effetti controproducenti, annoiando il lettore. I migliori redattori di Business Plans sanno andare dritti al punto, esprimendo concetti chiari in poche righe. Il problema non è "dire tantissime cose", ma saper esprimere i pensieri giusti in modo chiaro e sintetico.
Una volta redatto un buon business plan, e raggiunto lo scopo per il quale era stato commissionato, come già detto in apertura non bisogna certo lasciarlo in un cassetto, ma: realizzarlo, verificarlo, eventualmente modificarlo in corso d'opera se alcuni elementi non erano stati adeguatamente previsti. Solo in questo modo, dalla "redazione di un business plan" si arriva al BUSINESS PLANNING, e il lavoro svolto diventa uno strumento di realizzazione della strategia imprenditoriale.
Il Business Planning è un processo di decisioni e azioni, volto ad identificare, pianificare, realizzare, valutare e correggere una strategia di impresa. Riguarda, dunque, il vivere l’azienda.
Utilizza, certo, come fondamentale strumento il Business Plan, ovvero la nota relazione, comprendente aspetti descrittivi e numerici, usualmente utilizzata per presentare la realtà aziendale ad investitori, banche e per rispondere a bandi di credito agevolato, ma non può essere ridotta a questo.
Il Business Plan, così composto, rischia infatti di rimanere una "dichiarazione di intenti" da riporre nel cassetto una volta raggiunto lo scopo, quando invece dovrebbe essere il punto di partenza del cambiamento, la base per costruire una realtà aziendale migliore. Va vissuto, sperimentato, verificato, modificato, e nuovamente implementato. Il Business Plan serve all’imprenditore, prima ancora che ai terzi.
Un’attività di Business Planning che non comprenda anche il relativo monitoraggio e controllo, sarà dunque piuttosto inutile.
Ottimizzare l’esistente, e pianificare con cura il nuovo, sono invece i pilastri su cui edificare la salute e la crescita di ogni realtà aziendale.
E' possibile trovare in circolazione numerosi modelli numerici, schemi da seguire e interi libri dedicati all'argomento "come redigere un business plan", ma secondo la mia esperienza il fatto di seguire percorsi pre-determinati non porta sempre a risultati ottimali. Il rischio è, infatti, quello di rimanere troppo concentrati sul rispetto dello schema e sull'inserimento di tutte le informazioni che la teoria reputa come irrinunciabili, quando invece la cosa fondamentale è cogliere l'essenza aziendale, e riuscire a trasmetterla.
Ovviamente, da certe informazioni non si potrà prescindere, e mi riferisco in particolare ad una descrizione dell'azienda e dei suoi principali esponenti, ad una buona analisi di mercato, all'esplicitazione del progetto di investimento, fino ad arrivare ai fattori umani e tecnologici in ballo. Dovranno, per forza di cose, essere riportati numeri convincenti, con quantomeno un buon bilancio prospettico redatto secondo giusti criteri economico/aziendali, evidenziando e commentando i principali indici di bilancio. In particolare riferimento all'aspetto numerico, reputo di significativa importanza esplicitare sempre le ipotesi sottostanti all'inserimento di determinati valori, in quanto questi non possono apparire come casuali o poco ponderati.
Mi sento, però, di sottolineare anche come una buona opera di business planning debba essere:
- CREDIBILE, evitando dunque di ipotizzare crescite iperboliche, più vicine al mondo delle favole che alla realtà
- INTERESSANTE, avvincente: se è redatto con estrema perizia, ma porta allo sbadiglio, a mio modo di vedere non è un buon business plan
- SUFFICIENTEMENTE BREVE. "Allungare forzatamente" la trattazione, può avere pesanti effetti controproducenti, annoiando il lettore. I migliori redattori di Business Plans sanno andare dritti al punto, esprimendo concetti chiari in poche righe. Il problema non è "dire tantissime cose", ma saper esprimere i pensieri giusti in modo chiaro e sintetico.
Una volta redatto un buon business plan, e raggiunto lo scopo per il quale era stato commissionato, come già detto in apertura non bisogna certo lasciarlo in un cassetto, ma: realizzarlo, verificarlo, eventualmente modificarlo in corso d'opera se alcuni elementi non erano stati adeguatamente previsti. Solo in questo modo, dalla "redazione di un business plan" si arriva al BUSINESS PLANNING, e il lavoro svolto diventa uno strumento di realizzazione della strategia imprenditoriale.
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