La responsabilità genitoriale nella separazione

Quando i genitori mettono al mondo il proprio figlio vedono inevitabilmente stravolta la propria vita e contemporaneamente accrescere le proprie responsabilità pensando a ciò che non gli si potrà far mancare, sia in termini di crescita fisica, che in termini di tutto ciò che sarà necessario per consentirgli di sviluppare il potenziale che è presente in lui.
Molto spesso la parola “responsabilità” evoca sacrifici, rinunce, limitazioni di libertà, ma questa responsabilità, come molti genitori possono confermare, sarà controbilanciata da arricchimento, gioia e amore.
Un neonato non può certo dirsi “responsabile”, in quanto egli è totalmente dipendente dagli adulti che se ne prendono cura ed, inoltre, non può certo compiere delle scelte. La responsabilità ricade, dunque, in primis sui genitori e poi su tutti coloro che con lui stabiliranno delle relazioni.
Ma di quale responsabilità parliamo? La responsabilità di permettere al proprio figlio di sviluppare un adeguato sviluppo sia fisico che psicologico.
Nel corso del suo sviluppo il bambino conquista autonomia e quella dipendenza iniziale pian piano va a scomparire finché nell’età adulta potrà dirsi di essere diventato un individuo che ha acquisito la capacità di scelta. Avrà cioè appreso le norme del proprio comportamento e sarà diventato consapevole in quanto saprà quali sono le conseguenze delle proprie azioni a breve, medio e lungo termine.
A ciò, come si è detto, si giungerà gradualmente nel corso della crescita e grazie all'influenza di “genitori adulti”. Essere genitori adulti significa, dunque, essere genitori responsabili che esplicano le funzioni genitoriali facendo acquisire al proprio figlio la consapevolezza di sé, la fiducia e la stima in se stesso; ma significa anche essere consapevoli delle conseguenze che possono derivare dalla mancata o dalla carente esplicazione delle funzioni genitoriali.
In un contesto normale, tutto il lavoro dei genitori dovrebbe tendere a questo, pertanto se i figli, durante la loro crescita, ricevono ciò di cui necessitano e mi riferisco: ”cura, protezione e affetto”, ma anche “ascolto, dialogo ed empatia", ossia quelle competenze sociali che consentono di comprendere quali sono “i bisogni reali e non di quelli che si pensa possano essere”, allora quei figli avranno una base sicura sulla quale appoggiarsi, in futuro non avranno problemi e potranno mettere in pratica i modelli di padre e madre che hanno conservato internamente.
In un contesto normale, tutto il lavoro dei genitori dovrebbe tendere a questo. Può accadere però che i genitori si separino e allora il meccanismo può alterarsi o interrompersi provocando delle carenze nell’espletamento delle funzioni genitoriali e sociali.
Si capisce allora come debba diventare prioritario, per i genitori, il mantenere una continuità relazionale, pur in presenza della separazione, al fine di poter attuare insieme un progetto educativo condiviso che rimanga nel tempo, poiché se da un lato consente ai figli di rassicurarsi del fatto che i loro genitori continueranno a voler loro bene e ad essere presenti nella loro vita nonostante la separazione dall’altro lato, li tutela da possibili reazioni psicopatologiche.
Se i genitori sono sostenuti nei loro progetti e compiti educativi, per esempio attivando la Mediazione familiare possono diventare consapevoli dell’importanza per sé e per i figli di essere ancora e per sempre genitori, offrire ai figli sicurezza e stabilità e, naturalmente, gioire della soddisfazione della genitorialità.
Articolo del: