La scienza del pericolo secondo la UNI 11230:2007
Il processo di gestione del rischio coinvolge tutte le organizzazioni, sia al presente che al futuro, ed è per tale ragione che rappresenta...
...un aspetto certamente rilevante oltreché strettamente correlato ai soggetti che ne sono responsabili.
La c.d. "chindinica" (o scienza del pericolo), oggetto della norma UNI 11230:2007, indaga i meccanismi che si instaurano in un ambiente complesso, quale l’ambiente di lavoro in cui spesso si trova ad operare il "Responsabile della Gestione del Rischio".
L’assunto di partenza è che "ogni individuo presenta una diversa propensione (o attitudine) al rischio" che, grazie alla "chindinica", può essere affrontato attraverso leggi ed assiomi ad hoc che spiegano il comportamento umano di fronte alle situazioni di pericolo.
Partendo, quindi, dal presupposto che:
Il rischio non può essere quantificato in modo assoluto, in quanto le misurazioni del rischio sono sempre relative al contesto territoriale e temporale;
Le misure del rischio dipendono da specifiche convenzioni tra gli attori che ne influenzano i criteri;
La valutazione del rischio dipende dagli obiettivi per i quali viene svolta;
Le influenze esterne comportano, spesso, difficoltà nella misurazione del rischio;
La conoscenza riduce il rischio, ossia, le competenze specifiche agevolano la minimizzazione dell’impatto potenziale di eventi sfavorevoli;
La gestione della crisi ha come obiettivo il ripristino della corretta funzionalità dei sistemi complessi a seguito del manifestarsi di eventi sfavorevoli;
Ogni azione umana ha due componenti di conflitto, di cui una tendente a cercare il pericolo (chindinolitica), l’altra tendente a generare o aumentare il pericolo (chindinogena);
se ne ricava che, per un’adeguata gestione del pericolo, non si può prescindere dalle seguenti leggi:
Il rischio che minaccia un individuo è una funzione definita sull’insieme della "rete" che lo circonda; per tale ragione qualunque "misurazione" del rischio non può essere effettuata astrattamente, cioè, senza considerare l’ambiente in cui l’organizzazione opera e le relazioni che intrattiene con i soggetti di riferimento che influiscono direttamente ed indirettamente sul sistema (legge di reticolarità chindinica);
La gravità di un pericolo dipende dalla sottostima della probabilità di accadimento in quanto l’entità è di norma correlabile alla consapevolezza che si ha nei riguardi di una situazione di pericolo (legge dell’anti-pericolo);
Tutte le teorie scientifiche si riferiscono sempre, e per questo si ritengono valide, all’interno di un determinato campo di attività; ogni deviazione dal contesto rappresenta, dunque, un pericolo (legge di invalidità chindinogenica);
La qualità delle relazioni con gli attori facenti parti di un sistema o di un’organizzazione rappresenta un sicuro fattore di abbassamento del pericolo (legge dell’etica chindinica);
Il costante confronto con rischi di bassa probabilità comporta una riduzione della percezione del rischio stesso portando alla conclusione che il rischio viene considerato come se l’evento sfavorevole non si dovesse manifestare (legge di assuefazione al pericolo).
La norma UNI 11230:2017, fornendo elementi utili alla comprensione dei termini di base del processo di gestione del rischio, delle tipologie di rischio, della comunicazione e valutazione del rischio, del trattamento e monitoraggio del rischio, della gestione della crisi e della continuità, rappresenta un valido strumento per tutte le organizzazioni che desiderano approcciare correttamente il processo di gestione del rischio (dove il rischio rappresenta "l’insieme delle possibilità di un evento e delle sue conseguenze sugli obiettivi").
La conoscenza dei rischi, in senso generale, connessi alle proprie attività ed ai propri servizi favorisce, dunque, e da forza al processo decisionale; senza un’efficace ed efficiente gestione del rischio le organizzazioni potrebbero vedere seriamente compromessa la loro capacità di conquistare i traguardi prefissati.
Per ogni eventuale chiarimento o per valutare le possibilità di applicazione della norma UNI 11230:2007 nell’ambito della Vs. organizzazione, Vi invitiamo a contattare gratuitamente il ns. studio.
La c.d. "chindinica" (o scienza del pericolo), oggetto della norma UNI 11230:2007, indaga i meccanismi che si instaurano in un ambiente complesso, quale l’ambiente di lavoro in cui spesso si trova ad operare il "Responsabile della Gestione del Rischio".
L’assunto di partenza è che "ogni individuo presenta una diversa propensione (o attitudine) al rischio" che, grazie alla "chindinica", può essere affrontato attraverso leggi ed assiomi ad hoc che spiegano il comportamento umano di fronte alle situazioni di pericolo.
Partendo, quindi, dal presupposto che:
Il rischio non può essere quantificato in modo assoluto, in quanto le misurazioni del rischio sono sempre relative al contesto territoriale e temporale;
Le misure del rischio dipendono da specifiche convenzioni tra gli attori che ne influenzano i criteri;
La valutazione del rischio dipende dagli obiettivi per i quali viene svolta;
Le influenze esterne comportano, spesso, difficoltà nella misurazione del rischio;
La conoscenza riduce il rischio, ossia, le competenze specifiche agevolano la minimizzazione dell’impatto potenziale di eventi sfavorevoli;
La gestione della crisi ha come obiettivo il ripristino della corretta funzionalità dei sistemi complessi a seguito del manifestarsi di eventi sfavorevoli;
Ogni azione umana ha due componenti di conflitto, di cui una tendente a cercare il pericolo (chindinolitica), l’altra tendente a generare o aumentare il pericolo (chindinogena);
se ne ricava che, per un’adeguata gestione del pericolo, non si può prescindere dalle seguenti leggi:
Il rischio che minaccia un individuo è una funzione definita sull’insieme della "rete" che lo circonda; per tale ragione qualunque "misurazione" del rischio non può essere effettuata astrattamente, cioè, senza considerare l’ambiente in cui l’organizzazione opera e le relazioni che intrattiene con i soggetti di riferimento che influiscono direttamente ed indirettamente sul sistema (legge di reticolarità chindinica);
La gravità di un pericolo dipende dalla sottostima della probabilità di accadimento in quanto l’entità è di norma correlabile alla consapevolezza che si ha nei riguardi di una situazione di pericolo (legge dell’anti-pericolo);
Tutte le teorie scientifiche si riferiscono sempre, e per questo si ritengono valide, all’interno di un determinato campo di attività; ogni deviazione dal contesto rappresenta, dunque, un pericolo (legge di invalidità chindinogenica);
La qualità delle relazioni con gli attori facenti parti di un sistema o di un’organizzazione rappresenta un sicuro fattore di abbassamento del pericolo (legge dell’etica chindinica);
Il costante confronto con rischi di bassa probabilità comporta una riduzione della percezione del rischio stesso portando alla conclusione che il rischio viene considerato come se l’evento sfavorevole non si dovesse manifestare (legge di assuefazione al pericolo).
La norma UNI 11230:2017, fornendo elementi utili alla comprensione dei termini di base del processo di gestione del rischio, delle tipologie di rischio, della comunicazione e valutazione del rischio, del trattamento e monitoraggio del rischio, della gestione della crisi e della continuità, rappresenta un valido strumento per tutte le organizzazioni che desiderano approcciare correttamente il processo di gestione del rischio (dove il rischio rappresenta "l’insieme delle possibilità di un evento e delle sue conseguenze sugli obiettivi").
La conoscenza dei rischi, in senso generale, connessi alle proprie attività ed ai propri servizi favorisce, dunque, e da forza al processo decisionale; senza un’efficace ed efficiente gestione del rischio le organizzazioni potrebbero vedere seriamente compromessa la loro capacità di conquistare i traguardi prefissati.
Per ogni eventuale chiarimento o per valutare le possibilità di applicazione della norma UNI 11230:2007 nell’ambito della Vs. organizzazione, Vi invitiamo a contattare gratuitamente il ns. studio.
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