Legge Elettorale Brasiliana n. 35 del 1892 | Grande Naturalizzazione


La grande naturalizzazione degli italiani immigrati in Brasile | Cosa dice la Legge Elettorale Brasiliana n. 35 del 26 gennaio 1892
Legge Elettorale Brasiliana n. 35 del 1892 | Grande Naturalizzazione

Secondo la legge elettorale brasiliana n. 35 del 26 gennaio 1892, che regolava il processo delle elezioni federali in Brasile a quel tempo, tutti i cittadini stranieri residenti nel paese, di età superiore ai 21 (ventuno) anni, che non avessero dichiarato entro 6 (sei) mesi la loro intenzione di mantenere la propria nazionalità di origine, sarebbero stati automaticamente registrati come elettori. Perciò, il Certificato Negativo Elettorale rilasciato dalla Giustizia Elettorale Brasiliana , ancora sconosciuto alla maggior parte dei Magistrati di Roma, con il quale si attesta che la giustizia elettorale brasiliana ha rilasciato un certificato elettorale negativo che dimostra senza ombra di dubbio che l’antenato italiano immigrato in Brasile non solo non ha mai votato in Brasile, ma anche non è mai stato registrato come elettore in quel paese.

E questa importantissima e rilevantissima prova rende indiscutibile che l’avo italiano dei cittadini di ceppo italiano nati in Brasile non sono mai stati naturalizzati come cittadini brasiliani, ribaltando completamente e definitivamente la tesi dell'ipotetica Grande Naturalizzazione del 1889 degli italiani immigrati in Brasile, erroneamente sostenuta dall'Avvocatura dello Stato in Italia.

Quindi, se il cittadino italiano immigrato in Brasile, primo o dopo l'anno 1889 - come l'Avvocatura Generale dello Stato tenta forzatamente e senza prove di sostenere in tutti i giudizi analoghi al presente - fosse stato naturalizzato come cittadino brasiliano o non avesse espressamente comunicato la sua volontà di mantenere la cittadinanza italiana, rifiutando chiaramente la naturalizzazione come cittadino brasiliano, in forza del combinato disposto dell'articolo 1 e del comma 4 della suddetta legge egli sarebbe stato automaticamente registrato come elettore in Brasile, fatto che non si è mai verificato, secondo gli stessi tribunali elettorali brasiliani.

Inoltre, nel campo della soggettività, è noto che il voto si caratterizza come l'esercizio del suffragio, vero strumento di legittimazione dell'esercizio della cittadinanza. Si può anche concludere che il suffragio è un diritto pubblico soggettivo, cioè un diritto inerente alla condizione di cittadino, che include sia il potere di scegliere i rappresentanti che la possibilità di candidarsi a funzioni pubbliche elettive. Non votare o essere impediti nell'esercizio di questo diritto è una prova inconfutabile che la cittadinanza non è stata pienamente esercitata. Che è esattamente il caso degli italiani che sono immigrati in Brasile.

Nel caso in questione, la restrizione di questo diritto è ancora più evidente, poiché in Brasile solo i cittadini brasiliani, nati o naturalizzati, sono registrati e hanno il diritto di voto, cioè gli stranieri non possono nemmeno essere registrati come elettori e non votano. Questa realtà, portata alla luce, è la prova credibile che l’antenato italiano di tutti i cittadini immigrati in Brasile non sono mai diventati cittadini brasiliani naturalizzati, ma non hanno nemmeno mai esercitato l'eventuale cittadinanza, come cerca di sostenere erroneamente l’Avvocatura dello Stato con la tesi fasulla della grande naturalizzazione. La triste verità è che gli uomini e le donne italiani immigrati in Brasile tra il 1850 e il 1890 furono ingannati e sfruttati, in modo vile, dai grandi proprietari di grosse fattorie e da industriali locali, poiché gli italiani sostituirono gran parte della manodopera nera schiavista recentemente liberata dall'abolizione della schiavitù in Brasile nel 1888, senza avere alcun diritto a una vita con un minimo di dignità, poiché i grandi proprietari di fattorie brasiliane non accettavano di pagare "stipendi" agli ex schiavi neri.

Così, il rilascio del Certificato Elettorale Negativo da parte del Tribunale Elettorale Brasiliano debitamente firmato e autenticato dal notaio, apostillato e tradotto da un traduttore giurato, conferma che il cittadino italiano immigrato in Brasile ha trasmesso la cittadinanza italiana iure sanguinis in linea diretta ai suoi discendenti nati a l'estero (Brasile). Questa è la prova piena, definitiva e assoluta che l’avo italiano dei ricorrenti non è mai stato naturalizzato come cittadino brasiliano, poiché non è mai stato registrato come elettore in Brasile e perché tutti i cittadini brasiliani nati o naturalizzati, come è già stato detto e spiegato, erano automaticamente registrati nelle liste elettorali per forza di legge.

Secondo la legislazione elettorale brasiliana del 1892 e la Magna Carta di quel paese, l'iscrizione al voto e il voto sono obbligatori per tutti i cittadini, nativi e/o naturalizzati. Inoltre, le conseguenze di non votare erano e sono drastiche per i cittadini, causando a loro una serie di restrizioni alla vita sociale: impossibilità di studiare in un'istituzione educativa pubblica, impossibilità di esercitare un ufficio pubblico, una funzione o un impiego, impossibilità di ottenere carta d'identità e passaporto, impossibilità di avere prestiti dagli istituti bancari, restrizioni ad aprire una società davanti alle agenzie pubbliche e persino difficoltà di affittare o comprare un’azienda, un'automobile o un immobile.

La spiacevole verità, ignota a chi non conosce la triste realtà degli italiani immigrati in Brasile, è che la maggior parte dei connazionali italiani ha vissuto in quel paese fino alla morte come immigrati clandestini, senza aver mai esercitato alcun semplice diritto di cittadinanza in Brasile in tutta la sua vita. con Perciò nonostante il rimpianto per l'Italia, la maggior parte di essi non sono mai riusciti a tornare perché non avevano le risorse per pagare il viaggio di ritorno.

Dott. Luiz Scarpelli, iscritto in BRASILE come advogado presso il Consiglio dell’Ordine Degli Avvocati di Minas Gerais, nella capitale Belo Horizonte; iscritto a PORTOGALLO come advogado nel Consiglio dell’Ordine Degli Avvocati di Coimbra; Iscritto in ITALIA come advogado con il titolo di avvocato stabilito presso il Consiglio Dell’Ordine Degli Avvocati di Roma; iscritto come advogado presso il Council Of Bars and Laws Societies of Europe in Bruxelles, BELGIO. Fondatore dello Studio Legale Adv. Luiz Scarpelli con sede in Brasile, Portogallo e Italia. Master Of Laws in Anticorruzione e Sistema Istituzionale nell’Università Sapienza di Roma. Master Of Laws in Criminologia, Psicologia Giuridica e Psichiatria Forense nell’Università Sapienza di Roma. Master Of Laws in Informatica Giuridica, Nuove Tecnologie, Diritto dell’Informatica nell’Università Sapienza di Roma (in corso conclusione il febbraio 2023), Inscritto presso l’IAMG – Istituto Degli Advogados di Minas Gerais, Brasile. Criminologo iscritto presso l’ANCRIM – Associazione Nazionale Criminologi e Criminalisti, iscritta nell’elenco delle associazioni professionali presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Socio dell'Associazione ORGOGLIO DI TOGA con sede a Roma. Autore del libro I CORROTTI, che tratta delle strategie di contrasto alla corruzione in Italia, il rapporto tra i politici corrotti e la mafia, la consapevolezza e la democrazia; fondatore della #CATENADELBENE su YouTube con più di 12mila sostenitori, che ha aiutato decine di migliaia di cittadine di ceppo italiano nati a l’estero contro le organizzazioni criminose e i coyotes della cittadinanza italiana truffata che operano in Brasile e in Italia, e che hanno distrutto la vita di più di 7mila famiglie.

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di Adv. Luiz Scarpelli

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