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Limiti e rischi dell'empatia


L’empatia, talvolta, è stata mitizzata. In realtà è un’abilità psico-sociale da saper usare con consapevolezza dei suoi limiti e rischi
Limiti e rischi dell'empatia

L’empatia funzionale e disfunzionale

L’empatia è un’abilità fondamentale nelle relazioni con le altre persone, per avere rapporti familiari, sociali coesi, rispettosi e amichevoli. Consente di “riconoscere e percepire ciò che l’altro sta provando, con una dimensione affettiva (entriamo in risonanza con le emozioni altrui) e una dimensione cognitiva (indoviniamo i suoi stati mentali). Quest’ultima capacità è nota come <<teoria della mente>> essenziale per agire in modo costruttivo nei confronti degli altri, tenendo conto dei loro bisogni e sentimenti.” (Shankland, 2023).

Favorisce, secondo lo psicologo Daniel Batson, i cosiddetti comportamenti prosociali, con cui si cerca di agire a vantaggio di altre persone: aiuto, cura degli altri, condivisione, cooperazione, solidarietà. Connotati sempre da altruismo, cioè da quel sentimento che consente di agire senza attese di guadagno, ma solo per favorire il benessere altrui.

Senza entrare in merito ai motivi per cui si scatena l’egoismo o si attiva l’altruismo fondato sull’empatia, vogliamo soffermarci su alcuni limiti e rischi, individuati da numerosi studi sullo sviluppo dell’approccio empatico, da conoscere e non sottovalutare, soprattutto da chi si occupa di promuoverlo: insegnanti, genitori, educatori, psicoterapeuti …  

L’illusione di pensare d’indovinare tutti i motivi altrui

Ognuno di noi può volersi mettere nei panni di altre persone, sentendo cosa possono provare e cercare d’indovinare i loro pensieri, ma ricordiamoci che non saremo mai l’altro/altra con cui vogliamo entrare in contatto. Come scrive Bruno Betthelheim in “Un genitore quasi perfetto”, ognuno di noi può cercare di comprendere il vissuto dei propri figli, ricordando esempi simili della propria vita, ma sapendo che l’altro/a non sarà mai identica/o a noi e lasciandoci, così, uno spazio di dubbio rispetto alle nostre ipotesi.

Sopravvalutare l’empatia

Talvolta quest’abilità è sopravvalutata, vista come la risorsa principale per sapersi muovere nel mondo. In realtà ognuno di noi, ogni professionista – medico, psicoterapeuta, avvocato, ecc. – per comunicare in modo efficace con gli altri ha bisogno di attivare anche altre competenze: il riconoscimento e la gestione delle proprie emozioni, dello stress, l’affidabilità, la padronanza dei principi etici che sono alla base di ogni azione etica e codice deontologico, lo spirito critico, il pensiero strategico … 

L’aspetto selettivo dell’empatia

Ciascuno di noi ha una sua storia e visione del mondo; conosce persone e problematiche degli ambienti in cui vive, ma di altri non ha alcuna conoscenza ed esperienza. Per questo motivo si può provare empatia per coloro che consideriamo della “nostra cerchia” o in qualche modo simili a noi, così come per quanti, pur non conoscendoli, per personali convinzioni li immaginiamo essere simili o bisognosi di aiuto. L’empatia è selettiva, cioè tendiamo a provarla per alcuni e non per tutti.  

La diffidenza nei confronti dei “diversi”

La maggior parte di noi, dunque, grazie alla dimensione empatia/generosità, è motivato a  prendersi cura della cerchia di persone di cui ritiene far parte o che privilegia per le sue convinzioni.

“Siamo dotati di una modalità empatica di base, che però si attenua, quando non si spegne del tutto davanti alla sofferenza di persone che non fanno parte dello stesso gruppo etnico o dello stesso gruppo sociale. In altre parole siamo più sensibili nei confronti di chi sentiamo più vicino.(Cattaneo M. 2018). In alcuni casi, soprattutto nelle situazioni di vita che scatenano sensi di paura, incertezza e diffidenza, possono prendere forma, invece, atteggiamenti discriminatori nei confronti di quanti sono considerati diversi e in qualche modo minacciosi.

L’uso manipolatorio del comprendere le altre persone

Il sapersi mettere nei panni degli altri è usato, talvolta, anche per manipolarli, come nelle numerose truffe economiche o nei giochi di potere all’interno delle organizzazioni.

In altre situazioni, questa capacità di comprendere le persone, anche nei loro punti deboli, è utilizzata per farli soffrire, come, ad esempio, nei litigi di coppia in cui qualcuna/o vuole ferire il/la partner. Così accade, quando la capacità empatica non è supportata da ulteriori aspetti, quali quelli che emergono con l’attivazione di altre abilità psicosociali – le life skills (Chiappi F. 2021) – fra cui la competenza relazionale, cioè il sapersi porre nelle relazioni umane in modo profondamente rispettoso di sé, ma anche degli altri e in coerenza con i diritti umani. Un’educazione, inoltre, al “ragionamento morale, limita il rischio di cadere nella manipolazione (Shankland R.)” così come di subirla.

Privilegiare l’altro  a scapito nostro

L’empatia attiva compassione, simpatia, tenerezza, che sono alla base dell’altruismo, ma proprio per quest’attitudine, talvolta, può portare a centrarsi sull’altra persona anche a scapito di sé ed essere propensi ad aiutarla, anche quando potremmo o dovremmo prenderne le distanze o promuoverne l’assunzione di scelte autonome e responsabili. Questo accade, ad esempio, quando l’empatia sconfina nell’identificazione e qualcuno è vissuto come parte di sé, perdendo la necessaria distinzione, separazione fra noi e l’altro. “Un eccesso d’immedesimazione e identificazione può essere… controproducente, che sia nel rapporto di coppia o nell’educazione, nella psicoterapia o nel problem solving di qualsiasi genere” (Ayan S. 2018).

Soffrire troppo

Un altro rischio è di vivere troppo intensamente il dolore altrui e non saperlo gestire, perché non si riesce ad attivare l’adeguata separazione, la necessaria benevolenza distaccata. Questo può produrre un eccesso di malessere, ma anche, come reazione difensiva, la tendenza successiva a distaccarsi dall’altro e dalla sua sofferenza. Sono questi i casi in cui alcune persone, di fronte alle esperienze dolorose di amici, familiari, pazienti o ad alcune ripetute immagini televisive di tragedie e guerre, risultano troppo distaccati, freddi, distanti.

Lo stress da empatia

In alcune professioni, soprattutto in quelle di natura assistenziale, che richiedono un costante approccio empatico, ci può essere una progressiva fatica psichica, un crescente stato di stress che in alcuni casi culmina in forme di burn out (Chiappi F. 2022). Per questo motivo, ad esempio, quando ci si occupa di formazione nelle professioni centrate sull’assistenza socio sanitaria, occorre attivare, a livello individuale, la capacità di riconoscere e gestire le situazioni di stress negativo e potenziare quelle di stress positivo e, a livello di organizzazione del lavoro, sia la valutazione dello stress, sia le necessarie azioni di miglioramento.    

 

Bibliografia
Ayan S. (2018) Il lato oscuro dell’empatia. In Mind N. 166. Roma: Le Scienze S.P.A. 

Bateson G. (2000). Verso un’ecologia della mente. Milano: Adelphy

Betthelheim B. (1990 ) Un genitore quasi perfetto. Milano: Feltrinelli.

Cattaneo M. (2018. I fragili confini dell’empatia. In Mind N. 166. Roma: Le Scienze S.P.A.  

Chiappi F. (15/11/2021). Life skills e promozione della salute psicofisica. ProntoProfessinista.it.

Chiappi F. (28/04/2022) Burnout. Quando lo stress lavoro correlato non viene risolto. ProntoProfessinista.it.

Shankland R. (2023) Coltivare l’empatia. In Mind. N. 224. Roma: Le Scienze S.P.A.  

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