Lo spazio, l'architetto, il cliente


Il ruolo dell'architetto nella progettazione dello spazio
Lo spazio, l'architetto, il cliente
L'architetto, oltre le accezioni classiche, lo definirei come l'esperto dello spazio. Lo spazio inteso come luogo dove si svolgono le attività quotidiane, di ogni genere. Spesso questa competenza, specifica dell'architetto, che si esprime e realizza nel progetto, non è capita o è sottovalutata, relegata a condizione subordinata della "pratica edilizia" che si sta per eseguire. Sempre più spesso il progetto è inteso come l'insieme di elementi demoliti e costruiti, in relazione a quanto questa operazione costa.
Quante parole, disegni, schizzi e rendering a spiegare quanto l'articolazione spaziale influenzi il modo di vivere un luogo, come uno spazio distributivo ben organizzato renderá più semplici ed immediati i movimenti e le transizioni da un ambiente all'altro. Quante ore passate a convincere che la visione prospettica dello spazio con l'opportuno uso di filtri ed elementi separatori ne condiziona l'intensità d'uso. Quante spiegazioni per dimostrare che un progetto con la sua coerenza stilistica e formale contribuisce all'efficacia dello spazio di rispondere alle esigenze abitative e o lavorative e contribuisce in maniera significativa ad una duratura soddisfazione nella percezione di quello stesso spazio.
Quanto suddetto si manifesta sovente nella dialettica tra il cliente che ha timore della soluzione dell'architetto in relazione alla sua idea di spazio o quando la configurazione spaziale proposta non era stata prefigurata. È palese che sia difficile affidarsi completamente a qualcuno per organizzare il proprio modo di vivere, ma il problema è principalmente culturale: la progettazione dello spazio non è riconosciuta come competenza. Si pensa che la personalizzazione dello spazio si attui esclusivamente con un arredo o una decorazione. Anche nelle grandi architetture come chiese e musei, la forma complessiva e gli elementi decorativi sono immediatamente riconoscibili da chiunque e ad essi si attribuisce la qualità complessiva. L'articolazione spaziale, al contrario risulta comprensibile quasi esclusivamente agli addetti ai lavori, ai tecnici. Eppure le emozioni e le sensazioni suscitate dalla chiesa o dal museo, cosi come da un negozio o dall'interno di un abitazione sono frutto esclusivo del progetto spaziale. Sono le proporzioni degli ambienti, la disposizione delle aperture e dei passaggi, la relazione tra pieni e vuoti e tra materiali diversi che esaltano le eventuali decorazioni e rendono funzionale una forma; è l'articolazione spaziale che determina la facilità di orientamento e di fruizione.
Tutto ciò può essere disciplinato da quella che definirei l'ergonomia dell'abitare, che attraverso la proporzione e disposizione degli elementi consente ua progettazione adeguata degli spazi.
Tale disciplina si attua continuamente con la progettazione architettonica perché determina la giusta mediazione tra le esigenze del cliente e le risposte funzionali che gli spazi sono tenuti a dare. Gli spazi si caratterizzano di requisiti prestazionali veri e propri: una stanza non sarà così un semplice vano, ma un soggiorno o la stanza di quel figlio, o uno spazio versatile, in base alle esigenze espresse dal cliente. Ognuno regolato da precisi rapporti spaziali e percettivi dovuti alle proporzioni, ai materiali, alle luci e agli arredi.
È nell'attività di progettazione dello spazio, con tutti i suoi elementi, materici, percettivi e decorativi, che risiede il valore aggiunto della competenza di un professionista architetto, che va ben oltre il tecnicismo del disegno e la verifica normativa, arrivando ad interessare la qualità della vita del fruitore dello spazio progettato.

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di Massimiliano Minarelli

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