Lo strano nirvana dei mercati


Riusciranno le Banche Centrali a ridurre la droga monetaria senza guastare la festa?
Lo strano nirvana dei mercati
Chi è risparmiatore di lungo corso ha vissuto sulla propria pelle gli effetti di eventi di mercato che nel corso degli ultimi decenni hanno di volta in volta sconvolto l’orizzonte temporale di investimento e/o hanno abbondantemente superato il rischio massimo che si poteva tollerare, costringendolo ad attuare interventi, spesso di emergenza, a difesa del proprio capitale.
Da qualche mese a questa parte la volatilità, che da sempre accompagna i mercati, sembra scomparsa.
I fenomeni particolarmente avversi, che erano diventati via via più frequenti rispetto a quanto ipotizzato dalla teoria economica e dalle serie storiche, sono diventati uno sbiadito ricordo del passato.
Il termine "cigno nero", dimenticato.
Come è possibile che tutto ciò sia successo nel modo più anonimo possibile?
La situazione attuale è figlia dell’evoluzione tecnologica degli ultimi 30 anni, che ha anche interessato il settore finanziario (da un sistema di contrattazione "alle grida" si è passati agli odierni sistemi di trading ad alta frequenza, i cosiddetti high frequency trading), come pure dell’attivismo pluriennale delle Banche Centrali di tutto il mondo.
Le Banche Centrali nel corso degli ultimi 2 decenni hanno cercato di modificare il corso di quello che in economia è il normale ciclo vitale. Hanno preteso di controllare e/o di ridurre gli effetti delle recessioni che inevitabilmente interessano i cicli economici. Con un buon successo, salvo il "piccolo" incidente di percorso del 2008, che ha causato la più grave crisi economica e finanziaria dall’epica crisi del secolo scorso, iniziata con il crollo di Wall Street dell’ottobre 1929.
Al fine di ridurre il più possibile i costi economici, umani e politici creati dalle recessioni economiche, alle tradizionali ricette che le varie scuole di pensiero economico avevano elaborato, le Banche Centrali hanno affiancato politiche monetarie sempre più aggressive, con l’utilizzo di strumenti monetari mai utilizzati in precedenza.
La situazione odierna è il risultato di politiche pluriennali pervasive che, a forza di bassi tassi di interesse e liquidità come se piovesse, ha portato anche gli operatori più riottosi sul sentiero segnato dalla Banche Centrali stesse. Le Banche centrali si sono comportate come bravi domatori di un circo, hanno messo al loro posto, a colpi di liquidità, le belve che si aggiravano nei mercati. Quando nel 2006 la BOJ (la Banca Centrale Giapponese) si è inventata il QE (quantitative easing), iniziando ad inondare i mercati di liquidità, mai nessuno avrebbe immaginato che, da lì a poco, tutte le altre principali Banche Centrali mondiali (FEDERAL RESERVE, BANK OF ENGLAND ed infine la Banca Centrale Europea) sarebbero state costrette in qualche modo a seguirla, trasformando una piscina, in un mare di liquidità da oltre 20 Trilioni di Dollari.
Non importa dibattere se le Banche Centrali hanno raggiunto i loro obiettivi, visto che la discussione è ancora aperta e sarà probabilmente materia di studi economici per i prossimi decenni, occorre ora capire se, il previsto annuncio della FED di domani in merito all’inizio del quantitative tightening (il contrario del QE, la Banca Centrale drena piano piano liquidità), sia veramente l’inizio del tentativo serio di ritorno alla normalità monetaria, almeno per gli USA.
L’impatto sui mercati dovrebbe essere modesto, perché l’economia mondiale va bene e perché il livello di liquidità mondiale non diminuirà, anzi crescerà ancora per un po’ di tempo (BCE e BOJ continuano ad immettere liquidità), ma si sa, i mercati scontano prima gli eventi e la prospettiva di una riduzione della liquidità a livello globale sarà per gli operatori, abituati da anni di denaro facile, una cosa difficile da digerire.
La festa potrà continuare, ma potremmo essere prossimi al dolce. Un buon motivo per verificare se i propri investimenti sono coerenti con il proprio orizzonte temporale ed il proprio profilo di rischio.

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di Andrea Maramotti

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