Locus of control (interno ed esterno) e mindfulness


Con l’espressione locus of control si intende “luogo attraverso cui si esercita il controllo”. Ma come?
Locus of control (interno ed esterno) e mindfulness

Stiamo affrontando nella vita quotidiana, situazioni che sono davvero impegnative e mettono alla prova tutto il nostro equilibrio interiore, richiedono la messa in campo di tutte le nostre risorse più profonde, chiamare a raccolta anche le briciole di speranza, ottimismo e positività in genere, che albergano in noi nei meandri più oscuri della nostra mente, ma che ci sono.

Non mi riferisco all’adottare il pensiero positivo del “va tutto bene” quando non è così, piuttosto intendo essere realisti, guardare i fatti che ci circondano come fatti e da lì ripartire, cercando possibilmente di evitare di recriminare su tutto ciò che è esterno a noi, concentrandosi, piuttosto, su quanto noi tutti possiamo fare per trarre il meglio da questa situazione. Facendo un po’ come quando da piccoli si imparava ad andare in bicicletta e si cadeva sulla ghiaia o sull’asfalto. Nonostante si piangesse dal dolore, appoggiavamo per terra le manine sporche e, magari, sbucciate, e ci rizzavamo in piedi. Lo sapevamo fare e lo sappiamo fare tuttora.
Nonostante si cadesse, riprovavamo lo stesso, il giorno successivo, ad andare in bicicletta, cercando l’equilibrio, forse ci erano state tolte le ruotine, forse avevamo preso la bici dei nonni o dei nostri genitori, quindi una più grande, però alla fine riuscivamo a fare qualche metro, fino ad arrivare a percorrere tutto il giardino di casa o il piazzale, se si abitava in città.

In tutte le situazioni, ma soprattutto in quelle molto impegnative come la nostra, in cui ci sono tante sfide da affrontare, da superare è bene cercare di mantenere la concentrazione su cosa si può fare in prima persona, avere quindi un “locus of control” interno, anziché esterno.

Con l’espressione locus of control, si intende precisamente “luogo attraverso cui si esercita il controllo”, cioè come una disposizione mentale o un atteggiamento attraverso cui si possono influenzare le proprie azioni e i risultati che ne derivano.

Nello specifico, il costrutto di locus of control (Rotter, 1966) si riferisce alla valutazione soggettiva dei fattori cui si attribuisce la causa di eventi, fatti ed esiti. Le persone caratterizzate da locus of control interno considerano esiti ed eventi conseguenti alle proprie azioni, mentre gli individui con prevalenza di locus of control esterno ritengono che gli eventi, esiti e risultati siano principalmente influenzati da forze esterne, meno o per nulla controllabili. Se, ad esempio, dovessimo cadere su una buccia di banana, potremmo assumerci la responsabilità, riconoscendo che in quel momento avevamo la testa altrove, non eravamo presenti in ciò che stavamo facendo; oppure potremmo dare la colpa e alla banana che era lì per terra e alla maleducazione di chi l’ha gettata per terra dopo averla mangiata.
Avere un locus of control interno non cancella la maleducazione di chi non ha gettato la buccia di banana nell’apposito cestino, semplicemente ci fa percepire autori, artefici del nostro destino. Una sorta di “deus ex machina”.

Secondo le teorie dell’apprendimento sociale (Bandura, 1977; Rotter, 1966), tali processi di appraisal non sono innati ma vengono appresi nella relazione con l’altro in specifici contesti.

Il concetto di locus of control si deve a Rotter che, nel 1954, lo definì un costrutto unidimensionale caratterizzato da due poli, interiorità ed esteriorità, posti lungo un continuum su cui si disponevano, rispettivamente, coloro che attribuiscono i risultati ottenuti alle proprie capacità e coloro che attribuiscono le conseguenze di alcune azioni a circostanze esterne e incontrollabili. È così che il locus of control, sulla base della teoria di Rotter, si distingue, in modo manicheo, o interno o esterno. Chi crede di avere pieno controllo della propria vita, sostenendo che sono le proprie azioni a modificare il corso degli eventi, ha un locus of control interno. Al contrario, le persone che attribuiscono il loro successo o il fallimento a cause esterne, poco controllabili e imprevedibili, hanno un locus of control esterno.

Gli effetti del tipo di locus of control sono abbastanza prevedibili: coloro che presentano un locus of control interno sono certi di possedere competenze altamente specifiche che li rende in grado di raggiungere standard molto elevati, credono che ogni azione abbia delle conseguenze e che per questo, per modificare gli esiti, è necessario esercitare un controllo rigoroso. Chi ha un locus of control interno mostra conoscenze e skills che consentono di affrontare al meglio le situazioni e i problemi; pensa di poter raggiungere gli obiettivi prefissati, non teme la fatica ma crede che per ottenere i risultati desiderati, si deve puntare su sforzo e sacrificio. Sono, inoltre, persone che hanno un certo tipo di mentalità, di mindset, riconoscono che devono acquisire, se necessario, nuove competenze per stare al passo coi tempi, rinnovare il modo di lavorare, di organizzare la vita in genere. Chi presenta un locus of control esterno, invece, ritiene che le conseguenze di alcune azioni siano legate a circostanze esterne, per questo pensa che le cose che accadono nella vita siano fuori dal proprio controllo e che le azioni messe in atto siano solo il risultato di fattori non gestibili, come il destino e la fortuna. Persone con un locus of control esterno tendono a considerare responsabili del loro fallimento personale o il destino o gli altri, piuttosto che loro stessi.

E’ bene sapere che non ci sono persone che possiedono soltanto locus of control interno o esclusivamente quello esterno, ma alcuni di noi hanno una combinazione dei due, sono persone dette bi-loci e sono più capaci di gestire lo stress, affrontano le difficoltà in maniera più efficiente ed efficace, sono in grado di assumersi maggiori responsabilità e raggiungono gli obiettivi con minori disagi emotivi.

La ricerca ha dimostrato che individui con locus of control interno tendono ad assumere uno stile di pensiero che influenza la scelta di comportamenti orientati al raggiungimento degli obiettivi. La risposta emotiva è funzionale al conseguimento dello scopo e di conseguenza, chi possiede un locus of control interno, è in grado di fronteggiare lo stress in modo più adeguato. Si è visto che un locus of control esterno aiuta le persone a preservare il benessere, perché minimizzare il proprio ruolo e la propria responsabilità nel verificarsi di eventi negativi, dando invece una spiegazione esterna e/o fatalistica di quanto accaduto, riduce il senso di colpa, allontana il rimuginio e permette di canalizzare le energie mentali per affrontare meglio le conseguenze.

Il poter controllare gli eventi porta le persone a cercare strategie più o meno funzionali per il proprio benessere: chi adotta un locus of control interno sarà più attivo nella risoluzione dei problemi, investirà di più sulle sue capacità e avrà più possibilità di successo. Le persone con locus of control esterno, invece, sebbene più passive rispetto agli eventi e poco in grado di intervenire, accetteranno di più le esperienze negative, nella peggiore delle ipotesi potrebbero diventare passivi.

Tuttavia, quando il locus of control è rigido e poco flessibile, ci possono essere effetti negativi sulla motivazione degli individui e sul loro modo di regolare e gestire le emozioni: chi presenta un locus of control interno sembrerebbe più incline all’ansia, mentre chi possiede un locus of control esterno sembra essere più incline alla depressione. Chi mostra locus of control esterno, inoltre, dipende dagli altri, ha bassa autostima e una scarsa autoefficacia.

Dopo quanto ho scritto potrebbe sembrare non esserci molta alternativa: o si è bianchi o si neri, o si ha un locus of control interno o esterno; per fortuna si è visto che ci sono persone bi-loci, quindi sarebbe bene poterlo diventare sempre di più tutti quanti!

In questo processo la Mindfulness ci viene in aiuto proprio per le caratteristiche di questa attività.
La Mindfulness è la meditazione della consapevolezza, l’imparare ad essere presenti a noi stessi momento per momento, attimo dopo attimo. Imparare a riconoscere quando ci stiamo assumendo la responsabilità di quanto facciamo e quando invece ci deresponsabilizziamo, guardando solo e soltanto l’esterno. Siamo molto più occupati a fare e non a sentirci, difficilmente sappiamo quali emozioni o sensazioni ci pervadono, siamo in preda all’ansia, all’agitazione, rincorriamo i pensieri; siamo più concentrati sul passato e sul futuro, ben poco sul presente, che è invece l’unico momento possibile in cui poter costruire la nostra felicità. Ce lo insegnano i grandi Maestri della Storia.

Inoltre, attualmente, la Mindfulness viene utilizzata proprio per la cura della depressione, dell’ansia, dei vari disturbi alimentari, tanto che sono stati creati dei veri e propri protocolli.  

 

Articolo del:


di Anita Alberti

L'autore dell'articolo non è nella tua città?

Cerca un professionista con le stesse caratteristiche a te più vicino.

Cerca nella tua città o in una città di tuo interesse