Matrimonio, Famiglia e ...


Unioni etero ed omosessuali, matrimonio quale diritto individuale inalienabile della persona. Norme nazionali e sovranazionali
Matrimonio,  Famiglia  e ...
Le Commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato hanno dato parere favorevole al ddl sulle Unioni civili e la Camera ha approvato la mozione che impegna il Governo "ad intervenire per favorire l’approvazione di una legge sulle unioni civili, con particolare riguardo alla condizione delle persone dello stesso sesso". Anche il Parlamento Europeo è intervenuto sulla questione votando una risoluzione che riconosce le famiglie omosessuali e "raccomanda che le norme tengano in considerazione fenomeni come le famiglie monoparentali e l’omogenitorialità".

È chiaro l’intento di dare al Paese una legge che finalmente riconosca pari dignità alle coppie di fatto eterosessuali e omosessuali. Tuttavia il disegno di legge non prevede l’equiparazione all’istituto del matrimonio.

Il matrimonio tra persone dello stesso sesso (matrimonio omosessuale) è rivendicato per eliminare dalla legislazione la disparità di trattamento fra unioni etero ed omosessuali, sul presupposto che il matrimonio sia un diritto individuale inalienabile della persona. È riconosciuto in diversi Paesi (da ultimo anche dall’Irlanda, 14° Paese dell’Unione ad averlo riconosciuto), ma non in Italia ove non esiste la nozione codificata di matrimonio e la diversità di sesso dei coniugi (questione non affrontata dal nostro legislatore) non è prevista ma la si richiede sul presupposto della conformità all’ordine pubblico (interno). Ormai, da qualche tempo, è venuto a modificarsi il concetto di famiglia, ipotizzato ma non codificato dal nostro legislatore, e si affacciano nuove esigenze e nuove richieste (divorzio, matrimonio transessuale, coppie di fatto, ... coppie omosessuali).

Le norme sovranazionali (Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, CEDU, Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea) e la Costituzione riconoscono il diritto a contrarre matrimonio quale diritto inviolabile dell’uomo alla sua sfera individuale e sociale nonché pari dignità sociale, senza distinguo. Ritengo debba essere garantito a tutti il diritto di contrarre matrimonio, con conseguente obbligo dello Stato d’intervenire in caso di impedimenti al suo esercizio. Vietare il matrimonio omosessuale non ha giustificazione, né giuridica né razionale. Per altro si assiste ad un tentativo di modifica e superamento del concetto famiglia anche grazie agli interventi normativi sovranazionali che impongono il rispetto della vita privata e familiare, a non essere discriminati, facultano a sposarsi ed a costituire una famiglia senza alcuna disposizione o limitazione sul sesso dei nubendi. Anzi si invitano gli Stati a rimuovere gli ostacoli che si frappongono al matrimonio di coppie omosessuali ed a consentire la registrazione delle unioni. Quattordici Paesi dell’Unione hanno legiferato di conseguenza e l’Unione Europea ha invitato gli altri Stati membri a riconoscere le coppie omosessuali, sposate o legate da un’unione civile registrata, nel proprio territorio e ad adottare iniziative legislative per eliminare possibili discriminazioni legate al loro orientamento sessuale.

La Corte di Strasburgo ha "riconosciuto che non ha senso essere titolari di un diritto al matrimonio, se poi non si può scegliere con chi sposarsi". È noto il fenomeno del "turismo matrimoniale" nei Paesi che riconoscono il matrimonio omosessuale. Il dovere di riconoscimento, cui è tenuto ciascuno Stato dell’Unione, dovrebbe portare l’Italia a riconoscere lo status di coniuge quantomeno a quei cittadini dell’Unione che hanno contratto matrimonio omosessuale in attesa di legiferare in materia. Sarebbe opportuna una maggiore apertura ed un intervento del nostro legislatore a salvaguardia dell’individuo che è il soggetto principale della tutela anche perché ciò incide sui diritti dei cd familiari dello straniero ai quali la direttiva CE 2004/38 garantisce l’ingresso ed il soggiorno nel territorio UE, e tra questi c’è anche il partner che abbia contratto con un cittadino comunitario un’unione registrata in base alla legislazione di uno Stato membro. Il decreto legislativo 30/2007 di recepimento della direttiva nell’ordinamento italiano, tuttavia, ha riconosciuto tale possibilità a condizione che l’unione sia equiparata al matrimonio dalla legislazione italiana.

L’appartenenza dell’Italia all’Unione comporta il rispetto delle regole e delle norme sovranazionali che prevalgono su quelle interne. Ecco che le statuizioni degli altri Paesi debbono essere riconosciute dal nostro ordinamento.



Avv. Giovanni Lo Schiavo (www.studioloschiavo.eu)
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