Mercati finanziari, cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi?
E’ importante distinguere i segnali dai rumori di fondo per gestire la nuova volatilità dei mercati finanziari

Fino a gennaio 2018 eravamo abituati a un a situazione di bassa volatilità dei mercati finanziari, grazie anche alle politiche monetarie europee. Successivamente, la situazione politica interna, l’avvicinarsi del termine del "Quantitative easing", la politica Trump e altri fattori macroeconomici hanno fatto riaffiorare la volatilità a cui non eravamo più abituati, oltre che a un innalzamento dello spread italiano. Detto ciò, a mio avviso, gli elementi che caratterizzeranno il giro di boa del 2018 sono: - inflazione che riaffiora
- banche centrali meno prevedibili
- maggiore volatilità dei mercati finanziari
- rendimenti attesi più modesti rispetto agli scorsi anni.
La parte più difficile del lavoro degli Analisti (non dei Consulenti Finanziari!) è distinguere i segnali dai rumori di fondo. Questi ultimi sono soltanto frutto di voci inaffidabili e timori infondati, mentre i segnali sono elementi sui quali basare l’analisi finanziaria e tali segnali sono tuttora convincenti.
Il 2018 è cominciato con tensioni commerciali (ne sono un esempio i dazi imposti dal presidente americano Trump), con un dollaro in continuo rafforzamento e con le divergenze, ancora in atto, tra le politiche Europee e Italiane ed esacerbate dopo le elezioni politiche italiane. A ciò si aggiungono, a maggio, i primi segnali di rallentamento dell’economia interna.
L’andamento dello spread e il suo repentino innalzamento sono, a mio parere, reazioni eccessive dettate più dalle speculazioni che dalle reazioni al nuovo governo. Rifacendomi a quanto affermato sopra, la reazione dello spread è solo rumore, ma ciò non toglie però il rischio specifico di una ridenominazione del debito pubblico italiano.
In merito, poi, alle divergenze tra Italia ed Europa, sarà necessaria una composizione dei contrastanti interessi all’interno dell’area UE per continuare a percorrere la strada della crescita. Già nel 1976 Jean Monnet scriveva: "l’Europa si farà attraverso le crisi, e sarà costruita dalla sommatoria delle soluzioni che saranno date a queste crisi".
Parallelamente, segnali contrastanti arrivano da oltreoceano dove il dollaro, seppur sostenuto dai dazi, potrebbe non conservare la sua forza...ricordiamo che "non ci può essere sviluppo nell’isolamento" come ha commentato il governatore della Banca di Italia Ignazio Visco.
Allo stato, però, è presto per decretare la fine del ciclo economico, e ancor più il rischio reale dei prossimi 6 mesi. Osservato speciale, nel prossimo periodo, resta pertanto, l’inflazione.
Ma passando da un’analisi del contesto economico a quella sulle reazioni dei risparmiatori, cosa è degno di nota? Molti investitori stanno osservando il mercato che sale e che scende senza, però, apportare eventuali correttivi al proprio portafoglio. Molti altri, viceversa, spinti dal timore spread, stanno vendendo i propri titoli spaventati dall’altalenare delle quotazioni a prescindere dalla lettura e comprensione di analisi adeguate, o peggio, stanno comprando azioni e obbligazioni fuorviati dalla discesa dei prezzi, convinti di fare l’affare del secolo. A volte, addirittura in controtendenza con ogni regola finanziaria, si assiste a investitori che comprano bitcoin spinti da rialzi ingiustificati.
Infine, c’è un’elevata quota di risparmio detenuta in giacenza sui conti correnti, circa 1000 miliardi di euro! Quale sarà il loro potere d’acquisto tra un paio di anni? E’ una domanda che dovrebbero porsi coloro che non investono spaventati dal mercato o chi, in questi ultimi mesi, ha deciso di vendere i titoli detenuti.
Ecco, in tale contesto, il Consulente Finanziario, qualunque sia la casacca di appartenenza, deve, come tale e in base alle proprie competenze professionali, continuare a proporre, ove del caso, le modifiche più opportune su ciascun portafoglio di sua competenza rispettando la propensione di rischio e gli obiettivi finanziari del cliente.
- banche centrali meno prevedibili
- maggiore volatilità dei mercati finanziari
- rendimenti attesi più modesti rispetto agli scorsi anni.
La parte più difficile del lavoro degli Analisti (non dei Consulenti Finanziari!) è distinguere i segnali dai rumori di fondo. Questi ultimi sono soltanto frutto di voci inaffidabili e timori infondati, mentre i segnali sono elementi sui quali basare l’analisi finanziaria e tali segnali sono tuttora convincenti.
Il 2018 è cominciato con tensioni commerciali (ne sono un esempio i dazi imposti dal presidente americano Trump), con un dollaro in continuo rafforzamento e con le divergenze, ancora in atto, tra le politiche Europee e Italiane ed esacerbate dopo le elezioni politiche italiane. A ciò si aggiungono, a maggio, i primi segnali di rallentamento dell’economia interna.
L’andamento dello spread e il suo repentino innalzamento sono, a mio parere, reazioni eccessive dettate più dalle speculazioni che dalle reazioni al nuovo governo. Rifacendomi a quanto affermato sopra, la reazione dello spread è solo rumore, ma ciò non toglie però il rischio specifico di una ridenominazione del debito pubblico italiano.
In merito, poi, alle divergenze tra Italia ed Europa, sarà necessaria una composizione dei contrastanti interessi all’interno dell’area UE per continuare a percorrere la strada della crescita. Già nel 1976 Jean Monnet scriveva: "l’Europa si farà attraverso le crisi, e sarà costruita dalla sommatoria delle soluzioni che saranno date a queste crisi".
Parallelamente, segnali contrastanti arrivano da oltreoceano dove il dollaro, seppur sostenuto dai dazi, potrebbe non conservare la sua forza...ricordiamo che "non ci può essere sviluppo nell’isolamento" come ha commentato il governatore della Banca di Italia Ignazio Visco.
Allo stato, però, è presto per decretare la fine del ciclo economico, e ancor più il rischio reale dei prossimi 6 mesi. Osservato speciale, nel prossimo periodo, resta pertanto, l’inflazione.
Ma passando da un’analisi del contesto economico a quella sulle reazioni dei risparmiatori, cosa è degno di nota? Molti investitori stanno osservando il mercato che sale e che scende senza, però, apportare eventuali correttivi al proprio portafoglio. Molti altri, viceversa, spinti dal timore spread, stanno vendendo i propri titoli spaventati dall’altalenare delle quotazioni a prescindere dalla lettura e comprensione di analisi adeguate, o peggio, stanno comprando azioni e obbligazioni fuorviati dalla discesa dei prezzi, convinti di fare l’affare del secolo. A volte, addirittura in controtendenza con ogni regola finanziaria, si assiste a investitori che comprano bitcoin spinti da rialzi ingiustificati.
Infine, c’è un’elevata quota di risparmio detenuta in giacenza sui conti correnti, circa 1000 miliardi di euro! Quale sarà il loro potere d’acquisto tra un paio di anni? E’ una domanda che dovrebbero porsi coloro che non investono spaventati dal mercato o chi, in questi ultimi mesi, ha deciso di vendere i titoli detenuti.
Ecco, in tale contesto, il Consulente Finanziario, qualunque sia la casacca di appartenenza, deve, come tale e in base alle proprie competenze professionali, continuare a proporre, ove del caso, le modifiche più opportune su ciascun portafoglio di sua competenza rispettando la propensione di rischio e gli obiettivi finanziari del cliente.
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