Millennials: come sarà il vostro futuro?


Occorre cominciare adesso a progettare i sogni di domani
Millennials: come sarà il vostro futuro?

L’educazione finanziaria, una necessità da importare

Il Made in Italy è un nostro valore aggiunto esportato in tutto il mondo e di questo dobbiamo esserne fieri. Ugualmente, però, dovremmo importare nella nostra cultura pratiche e mentalità radicate all’estero, ancora poco diffuse in Italia e che, in ottica lungimirante, avvantaggerebbero il nostro benessere economico e sociale.
Mi riferisco alla “cultura finanziaria” intesa come propensione naturale e necessaria finalizzata a pianificare in maniera strategica il proprio portafoglio per progettare il futuro e una serena vecchiaia.

 

Italiani, popolo di risparmiatori

Negli ultimi 50 anni si è modificato immensamente il rapporto tra i cittadini e il risparmio…o meglio, si è modificata radicalmente la “capacità di risparmio”. Gli anni seguiti al boom economico hanno permesso alle famiglie italiane di raggiungere, in media, un discreto livello di benessere, riuscendo a raggiungere gli obiettivi prefissati: acquisto di una casa di proprietà e (magari) di una seconda casa al mare o in montagna, pagare gli studi ai figli, andare in vacanza, togliersi lo sfizio di viaggiare e aiutare economicamente i figli ad avviare una nuova famiglia, ecc…Il tutto riuscendo pure a risparmiare! Non è un caso se, ancora oggi, il popolo italiano è definito come un popolo di risparmiatori con somme di denaro depositate in maniera infruttuosa sui conti correnti bancari o postali che si aggirano intorno ai 1.000 miliardi sui 1.400 miliardi circa totali presenti nei depositi bancari e postali (dati Bankitalia).
La cultura del risparmio si è radicata così profondamente poiché non c’era l’esigenza “studiare strategicamente” come pianificare il futuro con i soldi che si guadagnavano. L’abbondanza non faceva preoccupare e il futuro non spaventava.

 

Millennials, tra precariato e futuro incerto

Le “vacche grasse” del boom economico sono finite e con loro anche quella tranquillità sul proprio futuro.
A raccogliere, purtroppo, le briciole degli sfarzi passati sono i Millennials, ovvero la generazione nata tra gli anni ’80 e la fine degli anni ‘90.
Il modello genitoriale del “posto fisso” è ormai una chimera, così come quello del “lavoro flessibile di valore”, ovvero la possibilità di acquisire esperienza e innovazione cambiando datori di lavoro, ma in un contesto di offerta di lavoro recettiva.
I dati sulla disoccupazione giovanile uniti ai dati sul numero dei Neet (Not engaged in Education, Employment or Training), ovvero giovani dai 16 ai 29 anni che non sono inseriti in un percorso di studio o di formazione, fanno ben comprendere l’emergenza sociale che si verificherà quando i giovani di oggi invecchieranno.
Mentre sui giornali si sprecano fiumi di inchiostro e sui media fiumi di parole parlando di “Quota 100” (che consente di anticipare l’età per andare in pensione), i Millennials sono ben consapevoli che dovranno lavorare più a lungo dei loro genitori per ottenere (forse) la pensione erogata da un Inps tracollante.
Secondo i dati della rivista Plus24, la spesa per pensioni nel 2017 ha raggiunto 286miliardi di euro, pari al 16,4% del Pil e con la misura “Quota 100” l’esborso per i prossimi anni sarà maggiore rendendo ancor più precaria una situazione di stress finanziario.
I Millennials, quindi, sono coloro che rincorrono la tranquillità dei padri…iniziano ad affacciarsi sul mondo del lavoro più tardi e, molto spesso, lo fanno da precari, se non in nero. Cominciano a costruirsi una famiglia più in là dei loro genitori (lasciano il nucleo familiare di origine a 32,1 anni contro la media europea di 27,5 anni) e si barcamenano per sbarcare il lunario.
Non c’è spazio per il futuro, ma solo per il presente. Non c’è spazio per pensare al risparmio, ma solo agli obiettivi di breve periodo. Non c’è spazio per pensare a quando si sarà anziani, ma solo a restare i più giovani possibili, lavorativamente parlando.

 

Il welfare aziendale come segnale di un futuro da pianificare

In tale contesto, non stupisce che il sistema economico privato si stia organizzando. Le aziende e gli impeditori hanno colto bene i segnali del momento e hanno dirottato la loro attenzione sul welfare aziendale. Non è un caso, infatti, che il ruolo centrale del welfare aziendale sia affidato alla previdenza e all’assistenza sanitaria. Secondo i recenti dati del secondo Rapporto Censis Eudaimon, la previdenza complementare è cresciuta del 5% rispetto al biennio 2015-2016.
Per le imprese, il welfare aziendale non rappresenta soltanto un sistema incentivante a sostegno del lavoratore, ma anche uno strumento di efficacia aziendale favorito da una normativa conforme.
Ne è un esempio la trasformazione del premio di produttività in premio di fondo pensionistico: per il dipendente è un benefit finanziario, per l’azienda un incentivo mirato all’aumento della produttività del fattore lavoro. In aggiunta, il vantaggio fiscale di tale soluzione è notevole: per il lavoratore rappresenta un’entrata che non rientra nella base imponibile in sede di dichiarazione dei redditi, per l’azienda un modo per versare meno tasse.

 

Ma davvero il futuro dei Millennials è così nero?

Il famoso detto “il mattino ha l’oro in bocca” ben calza alla situazione dei Millennials.
E’ adesso che bisogna pensare al futuro, è adesso che bisogna pensare agli obiettivi anche di lungo periodo, è adesso che occorre pensare alla serenità della vecchiaia.
All’inizio dell’articolo ho accennato alla necessità di educazione finanziaria da importare. Ciò vale in generale, ma soprattutto per i Millennials.
Sempre secondo i dati diffusi da Plus24, il 39% di italiani è convinto che la fonte della pensione sia lo Stato. Tale convinzione è sostenuta da un minimo 5% in Inghilterra, nazione con una cultura finanziaria elevata. Da importare, appunto, soprattutto in considerazione del fatto che il nostro sistema pensionistico sarà sempre più contributivo. Ciò genererà un gap da colmare tra il livello della retribuzione durante la vita lavorativa e l’ammontare della pensione obbligatoria percepita in età pensionabile.
Appare evidente quindi che, come avviene già in altri Paesi stranieri, la strada maestra da seguire per raggiungere la serenità futura sia la pianificazione pensionistica, attraverso un fondo pensione per i Millennials, attraverso forme pensionistiche private per coloro che desiderano mantenere il proprio tenore di vita quando andranno in pensione. Una necessità non procrastinabile.
Recentemente l’Ordine degli Attuari ha stilato una sorta di pagella delle pensioni: è risultata una pensione sufficiente quella che è compresa in un range tra il 50% e il 70% del valore dell’ultima retribuzione, totalmente insufficiente una pensione che non raggiunge il 30% del valore dell’ultima retribuzione, appena sufficiente quella compresa in un intervallo tra il 30% e il 50%, pienamente sufficiente se è compresa tra il 70% e l’80% e ottima oltre quest’ultima soglia.
Per raggiungere serenità e benessere in futuro, quindi, occorre colmare il gap tra ultima retribuzione e pensione. E il solo assegno pensionistico statale (calcolato con sistema contributivo) è evidentemente inadeguato.
Secondo il Global Advisors Global Retirement Report 2018, solo ¼ degli italiani ricorre ad altre fonti di reddito oltre alla pensione. Di questo quarto, soltanto il 20% percepisce un reddito integrativo generato da piani pensionistici a contribuzione definita e solamente il 5% si affida a una pensione privata.
Dati che fanno capire quanto ci sia da lavorare!

Valentina Avanzati

Il mio studio si offre disponibile per offrire consulenza in merito e per pianificare insieme il tuo futuro e la tua serenità!

 

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di Dott.ssa Valentina Avanzati

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