Negoziazione assistita per separazioni e divorzi: i primi bilanci
Dopo oltre due anni dall’entrata in vigore della legge che ha introdotto la Negoziazione Assistita, è tempo di fare i primi bilanci

Dopo oltre due anni dall’entrata in vigore della legge che ha introdotto la Negoziazione Assistita applicabile anche per regolare le crisi familiari, è tempo di fare i primi bilanci.
Come si sa, la Negoziazione Assistita è una procedura in cui le parti raggiungono, assistite ciascuna da un proprio avvocato, l’accordo con cui regoleranno le condizioni della separazione o del divorzio, o eventuali modifiche delle stesse.
L’aspetto più positivo di questo strumento è la sua velocità. Una coppia di coniugi che entra in crisi, se non c’è litigiosità, riesce a separarsi e divorziare in meno di 10 mesi, a fronte di almeno un anno e mezzo impiegato dai tribunali, che erano almeno quattro prima dell’introduzione del divorzio breve.
Questa velocità, a mio parere è un’ottima opportunità per le coppie perché’ scoraggia quel trascinamento della crisi che assorbe tantissime energie e, spesso, "incattivisce" i coniugi sfociando in interminabili liti giudiziarie.
Prendere atto che il matrimonio è finito (o forse non doveva iniziare) e passare oltre velocemente restituisce le persone alla loro vita e alla loro progettuale vitalità.
Anche nelle coppie con figli, per quanto ci sia sempre il parente o l’amico che suggerisce "Ma dai, resistete, riprovateci...fatelo per i figli", trascinare la crisi può essere molto controproducente, costringendo bambini e ragazzi in un ambiente psicologicamente insalubre, quanto, a volte, molto pericoloso.
L’altro aspetto positivo è che, finalmente, la legge prevede che i coniugi abbiano ciascuno il proprio avvocato e, quindi, il proprio difensore. Nella procedura ordinaria, la possibilità di un unico avvocato, in genere scelto inizialmente da uno solo dei coniugi, porta a non eque tutele dei coniugi che sono, per posizione, in evidente conflitto di interessi.
L’aspetto più negativo è, invece, la complicatezza burocratica della procedura.
Questa, dopo uno scambio di invito e adesione a negoziare, prevede un primo incontro in cui le parti firmano l’accordo per negoziare e un secondo incontro (o più) in cui si firma l’accordo vero e proprio.
Finita questa fase, l’accordo, a cura degli avvocati intervenuti, va trasmesso alla Procura della Repubblica per il nulla-osta (autorizzazione se ci sono figli minori o non autosufficienti) e, poi, al Comune di celebrazione del matrimonio. L’avvocato che non rispetta i tempi di trasmissione (10 giorni) rischia una sanzione pecuniaria
Questa complessità, con le conseguenze previste, ha creato nella maggior parte degli avvocati una certa resistenza, per cui le negoziazioni assistite per separazioni e divorzi sono ancora troppo poche.
La speranza è che il legislatore ne prenda atto e che, magari, preveda un’unica piattaforma telematica su cui l’avvocato possa trasmettere l’accordo e su questa registrare l’intervento del Procuratore della Repubblica e, a seguire, quello dei Comuni interessati, con, magari, un raddoppio dei termini da 10 a 20 giorni.
Come si sa, la Negoziazione Assistita è una procedura in cui le parti raggiungono, assistite ciascuna da un proprio avvocato, l’accordo con cui regoleranno le condizioni della separazione o del divorzio, o eventuali modifiche delle stesse.
L’aspetto più positivo di questo strumento è la sua velocità. Una coppia di coniugi che entra in crisi, se non c’è litigiosità, riesce a separarsi e divorziare in meno di 10 mesi, a fronte di almeno un anno e mezzo impiegato dai tribunali, che erano almeno quattro prima dell’introduzione del divorzio breve.
Questa velocità, a mio parere è un’ottima opportunità per le coppie perché’ scoraggia quel trascinamento della crisi che assorbe tantissime energie e, spesso, "incattivisce" i coniugi sfociando in interminabili liti giudiziarie.
Prendere atto che il matrimonio è finito (o forse non doveva iniziare) e passare oltre velocemente restituisce le persone alla loro vita e alla loro progettuale vitalità.
Anche nelle coppie con figli, per quanto ci sia sempre il parente o l’amico che suggerisce "Ma dai, resistete, riprovateci...fatelo per i figli", trascinare la crisi può essere molto controproducente, costringendo bambini e ragazzi in un ambiente psicologicamente insalubre, quanto, a volte, molto pericoloso.
L’altro aspetto positivo è che, finalmente, la legge prevede che i coniugi abbiano ciascuno il proprio avvocato e, quindi, il proprio difensore. Nella procedura ordinaria, la possibilità di un unico avvocato, in genere scelto inizialmente da uno solo dei coniugi, porta a non eque tutele dei coniugi che sono, per posizione, in evidente conflitto di interessi.
L’aspetto più negativo è, invece, la complicatezza burocratica della procedura.
Questa, dopo uno scambio di invito e adesione a negoziare, prevede un primo incontro in cui le parti firmano l’accordo per negoziare e un secondo incontro (o più) in cui si firma l’accordo vero e proprio.
Finita questa fase, l’accordo, a cura degli avvocati intervenuti, va trasmesso alla Procura della Repubblica per il nulla-osta (autorizzazione se ci sono figli minori o non autosufficienti) e, poi, al Comune di celebrazione del matrimonio. L’avvocato che non rispetta i tempi di trasmissione (10 giorni) rischia una sanzione pecuniaria
Questa complessità, con le conseguenze previste, ha creato nella maggior parte degli avvocati una certa resistenza, per cui le negoziazioni assistite per separazioni e divorzi sono ancora troppo poche.
La speranza è che il legislatore ne prenda atto e che, magari, preveda un’unica piattaforma telematica su cui l’avvocato possa trasmettere l’accordo e su questa registrare l’intervento del Procuratore della Repubblica e, a seguire, quello dei Comuni interessati, con, magari, un raddoppio dei termini da 10 a 20 giorni.
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