Non posso sbagliare. Perché l'errore mi fa paura?
Perché l'errore, lo sbaglio, il non essere perfetti ci spaventa così tanto? Da dove arriva questa eccessiva preoccupazione che poi ci porta ansia?

Il timore dell’errore è tra i temi che mi capita più frequentemente di trattare nel mio studio durante le sedute di psicoterapia.
Sono moltissime le persone che combattono una lotta quotidiana con questo nemico silente e minaccioso: l’errore, oltre che con l’ansia che spesso ne consegue. Ciò che sostiene questa lotta continua è l’idea non tanto degli esiti concreti e diretti dello sbagliare ma una rete di conseguenze legate all’idea di sé, al valore personale e all’opinione sociale; le persone cioè spesso si dicono: "sono un incapace, se sbaglio tutto andrà male, cosa penseranno di me se fallisco?..." il tutto in realtà riconduce ad un unico grande e basilare tema: "l'amabilità personale, cioè quanto l’individuo pensa di essere degno d’amore e cosa crede di dover fare per poterlo essere".
L’amabilità è ciò che ci muove, l’uomo ha quale scopo principale l’ottenere l’amore e il riconoscimento dall’altro, ciò è alla base della relazione primaria tra mamma e bimbo.
Capite quindi che se lo sbagliare viene vissuto come elemento che può compromettere il nostro valore personale ma soprattutto il nostro essere degni d’amore agli occhi dell’altro, allora si farà di tutto per evitare l’errore stesso.
La posta in palio è molto più alta di quanto pensiamo, non è più il dire la cosa più adatta alla situazione o il fare la cosa giusta nel giusto momento ma è fare o dire ciò che serve per essere amato e riconosciuto dall’altro.
Ma è proprio vero che possiamo essere amati solo a condizione di non sbagliare?
Ma è proprio vero che l’altro cerca questa perfezione in noi?
Sono moltissime le persone che combattono una lotta quotidiana con questo nemico silente e minaccioso: l’errore, oltre che con l’ansia che spesso ne consegue. Ciò che sostiene questa lotta continua è l’idea non tanto degli esiti concreti e diretti dello sbagliare ma una rete di conseguenze legate all’idea di sé, al valore personale e all’opinione sociale; le persone cioè spesso si dicono: "sono un incapace, se sbaglio tutto andrà male, cosa penseranno di me se fallisco?..." il tutto in realtà riconduce ad un unico grande e basilare tema: "l'amabilità personale, cioè quanto l’individuo pensa di essere degno d’amore e cosa crede di dover fare per poterlo essere".
L’amabilità è ciò che ci muove, l’uomo ha quale scopo principale l’ottenere l’amore e il riconoscimento dall’altro, ciò è alla base della relazione primaria tra mamma e bimbo.
Capite quindi che se lo sbagliare viene vissuto come elemento che può compromettere il nostro valore personale ma soprattutto il nostro essere degni d’amore agli occhi dell’altro, allora si farà di tutto per evitare l’errore stesso.
La posta in palio è molto più alta di quanto pensiamo, non è più il dire la cosa più adatta alla situazione o il fare la cosa giusta nel giusto momento ma è fare o dire ciò che serve per essere amato e riconosciuto dall’altro.
Ma è proprio vero che possiamo essere amati solo a condizione di non sbagliare?
Ma è proprio vero che l’altro cerca questa perfezione in noi?
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