Non sappiamo più scrivere a mano?
Quanto è importante scrivere a mano oggi, nell’era digitale? Molto, anzi, moltissimo!

La risposta unanime di grafologi ma non solo, è: molto, anzi, moltissimo, sia per le mani e la motricità fine che la scrittura manuale comporta sia per l’utilizzo ottimale della nostra più importante risorsa: il cervello.
All’Università di Udine lo scorso anno, nel corso del Convegno "Manoscrittura aspetti funzionali, cognitivi, storici, estetici" il Prof. Franco Fabbro lo spiegava chiaramente: "L’uso della tastiera ha il potere di ridurre le nostre potenzialità e di influenzare i nostri pensieri. Nell’era della comunicazione digitale, il pensiero si fa breve e si impoverisce. Scrivere a mano, invece, costituisce un insostituibile strumento di apprendimento perché stimola il cervello e provoca una maggiore concentrazione e precisione. Lo dimostra anche l’esperimento del Prof. Benedetto Vertecchi che ha coinvolto quasi 400 bambini: man mano che si abituavano ad usare la penna, visto che in molte scuole primarie si stanno diffondendo le tastiere, ci sono stati miglioramenti nell’accuratezza e ricchezza del linguaggio, nella struttura della frase e addirittura nell’ortografia."
E’ un fatto ormai noto a tutti, insegnanti per primi, che, nella scuola, il numero di bambini disgrafici continua ad aumentare in modo impressionante e ci si chiede cosa sia mai successo a un così gran numero di studenti. Né si può demonizzare la tecnologia, ormai indispensabile nella nostra vita di tutti i giorni. Certo, un uso più attento e ragionevole di cellulari e tempi più ridotti per i videogiochi s’impone fin da piccoli.
Cosa fare allora per aiutare i nostri bambini a sviluppare l’abilità di scrittura?
Se un bambino già in prima e ancor più in seconda classe primaria fa molta fatica nell’apprendimento della scrittura, soprattutto corsiva, di certo inizierà ad incupirsi, a provare disagio per la scuola e tenderà probabilmente a demoralizzarsi. E’ questo un momento molto delicato in cui ci si può rivolgere all’esperto grafologo rieducatore, il quale, attraverso un percorso mirato alle particolari esigenze del soggetto, potrà aiutarlo a sviluppare attenzione e scioltezza nello scrivere, a sentirsi più sicuro e fiducioso, avendo sempre come obiettivo culturale di portarlo a provare "piacere" per il gesto scrittorio e quindi anche per la lettura, giacché se scrive bene, riesce meglio a leggere quanto scritto e a correggerne gli errori.
Talvolta, si tratta solo di imparare a tenere correttamente la matita in mano, nel senso che la cattiva scrittura talvolta deriva da un tipo di presa della penna non adeguata. Le impugnature scorrette sono tante ma la questione si può risolvere più facilmente affrontando il problema molto presto, fin dalla Scuola dell'Infanzia ed impostando l'impugnatura, dallo scarabocchio al disegno fino alla prescrittura. C'è infatti per tutti un solo modo di tenere bene lo strumento in mano, che sia un pastello a cera o un matitone colorato va sempre collocato tra il pollice e l'indice mentre il medio va messo sotto la matita e a seguire l’anulare e infine il mignolo, questi ultimi due quasi come cuscinetti "ammortizzatori".
Da correggere in prima classe primaria fin da subito è l'impugnatura "a pugno", con la matita in mezzo al pugnetto della mano stretto e chiuso, in quanto si tratta di una presa primitiva da abbandonare prima possibile in quanto non favorendo la mobilità delle dita, non aiuta nemmeno la scrittura digitale.
Anche la postura ha la sua importanza con i gomiti appoggiati sul banco, la schiena dritta e la testa non troppo ravvicinata alla pagina del quaderno o del libro; tale posizione del busto garantisce una visione migliore dando più stabilità e sicurezza alla mano e al polso.
Soprattutto alla scuola primaria, la scrittura manuale va preferita rispetto alla scrittura al computer anche perché scrivere a mano comporta un migliore stimolazione delle aree cerebrali. Inoltre, favorendo l’attenzione e la concentrazione viene favorita anche la memoria. Scrivere significa esprimersi in forma scritta, spiegare il proprio pensiero ma ancor prima significa imparare a pensare, a ragionare.
Ed è soprattutto con il carattere corsivo che ciò avviene proprio per le caratteristiche del corsivo stesso che lega le lettere e slega le parole per arrivare alle frasi attraverso le regole e la loro articolazione di senso e di approfondimento; procedendo sempre con metodo dal particolare all’insieme.
All’Università di Udine lo scorso anno, nel corso del Convegno "Manoscrittura aspetti funzionali, cognitivi, storici, estetici" il Prof. Franco Fabbro lo spiegava chiaramente: "L’uso della tastiera ha il potere di ridurre le nostre potenzialità e di influenzare i nostri pensieri. Nell’era della comunicazione digitale, il pensiero si fa breve e si impoverisce. Scrivere a mano, invece, costituisce un insostituibile strumento di apprendimento perché stimola il cervello e provoca una maggiore concentrazione e precisione. Lo dimostra anche l’esperimento del Prof. Benedetto Vertecchi che ha coinvolto quasi 400 bambini: man mano che si abituavano ad usare la penna, visto che in molte scuole primarie si stanno diffondendo le tastiere, ci sono stati miglioramenti nell’accuratezza e ricchezza del linguaggio, nella struttura della frase e addirittura nell’ortografia."
E’ un fatto ormai noto a tutti, insegnanti per primi, che, nella scuola, il numero di bambini disgrafici continua ad aumentare in modo impressionante e ci si chiede cosa sia mai successo a un così gran numero di studenti. Né si può demonizzare la tecnologia, ormai indispensabile nella nostra vita di tutti i giorni. Certo, un uso più attento e ragionevole di cellulari e tempi più ridotti per i videogiochi s’impone fin da piccoli.
Cosa fare allora per aiutare i nostri bambini a sviluppare l’abilità di scrittura?
Se un bambino già in prima e ancor più in seconda classe primaria fa molta fatica nell’apprendimento della scrittura, soprattutto corsiva, di certo inizierà ad incupirsi, a provare disagio per la scuola e tenderà probabilmente a demoralizzarsi. E’ questo un momento molto delicato in cui ci si può rivolgere all’esperto grafologo rieducatore, il quale, attraverso un percorso mirato alle particolari esigenze del soggetto, potrà aiutarlo a sviluppare attenzione e scioltezza nello scrivere, a sentirsi più sicuro e fiducioso, avendo sempre come obiettivo culturale di portarlo a provare "piacere" per il gesto scrittorio e quindi anche per la lettura, giacché se scrive bene, riesce meglio a leggere quanto scritto e a correggerne gli errori.
Talvolta, si tratta solo di imparare a tenere correttamente la matita in mano, nel senso che la cattiva scrittura talvolta deriva da un tipo di presa della penna non adeguata. Le impugnature scorrette sono tante ma la questione si può risolvere più facilmente affrontando il problema molto presto, fin dalla Scuola dell'Infanzia ed impostando l'impugnatura, dallo scarabocchio al disegno fino alla prescrittura. C'è infatti per tutti un solo modo di tenere bene lo strumento in mano, che sia un pastello a cera o un matitone colorato va sempre collocato tra il pollice e l'indice mentre il medio va messo sotto la matita e a seguire l’anulare e infine il mignolo, questi ultimi due quasi come cuscinetti "ammortizzatori".
Da correggere in prima classe primaria fin da subito è l'impugnatura "a pugno", con la matita in mezzo al pugnetto della mano stretto e chiuso, in quanto si tratta di una presa primitiva da abbandonare prima possibile in quanto non favorendo la mobilità delle dita, non aiuta nemmeno la scrittura digitale.
Anche la postura ha la sua importanza con i gomiti appoggiati sul banco, la schiena dritta e la testa non troppo ravvicinata alla pagina del quaderno o del libro; tale posizione del busto garantisce una visione migliore dando più stabilità e sicurezza alla mano e al polso.
Soprattutto alla scuola primaria, la scrittura manuale va preferita rispetto alla scrittura al computer anche perché scrivere a mano comporta un migliore stimolazione delle aree cerebrali. Inoltre, favorendo l’attenzione e la concentrazione viene favorita anche la memoria. Scrivere significa esprimersi in forma scritta, spiegare il proprio pensiero ma ancor prima significa imparare a pensare, a ragionare.
Ed è soprattutto con il carattere corsivo che ciò avviene proprio per le caratteristiche del corsivo stesso che lega le lettere e slega le parole per arrivare alle frasi attraverso le regole e la loro articolazione di senso e di approfondimento; procedendo sempre con metodo dal particolare all’insieme.
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