Nuovo decreto del DPCM: chiusura di tutte le attività non essenziali
Il nuovo Decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale fa chiarezza su quali sono le attività essenziali che possono restare aperte e che garantiscono un “servizio essenziale per il Paese”, e indica invece tutte quelle che sono obbligate a chiudere.
Nonostante le nuove regole per il contrasto alla diffusione del Coronavirus, quindi, ci sono delle imprese che potranno continuare regolarmente con la loro attività:
• supermercati e negozi di generi di prima necessità;
• farmacie e parafarmacie;
• servizi bancari, postali, assicurativi e finanziari;
• trasporti;
• attività produttive rilevanti per la produzione nazionale.
Il DPCM quindi sospende tutte le attività produttive, industriali e commerciali eccetto quelle indicate nell’allegato 1 del testo del decreto. Non chiudono quindi le attività professionali, con gli uffici pubblici e privati che resteranno aperti (fermo restando l’invito a favorire lo svolgimento del lavoro agile).
Inoltre, è sempre consentita l’attività di trasporto, produzione, commercializzazione e consegna di farmaci, tecnologia sanitaria e dispositivi medico-chirurgici, così come di prodotti agricoli e alimentari.
Viene autorizzato poi il prefetto a sospendere comunque tutte le attività non ritenute né indispensabili né strategiche.
È bene specificare, però, che il decreto consente anche le attività funzionali ad assicurare la continuità del lavoro svolto dalle filiere indicate nell’allegato 1, così come delle attività che “erogano servizi di pubblica utilità”, o svolgono “servizi essenziali” come indicato dalla legge 146/1990.
Nel dettaglio, questa indica come “servizi pubblici essenziali” - indipendentemente dalla natura giuridica del rapporto di lavoro - quelli “volti a garantire il godimento dei diritti della persona, costituzionalmente tutelati, alla vita, alla salute, alla libertà ed alla sicurezza, alla libertà’ di circolazione, all’assistenza e previdenza sociale, all’istruzione ed alla libertà di comunicazione”.
Infine, previa comunicazione al prefetto, possono continuare le attività degli impianti a ciclo produttivo continuo per le quali un’interruzione comporti un grave pregiudizio all’impianto stesso o pericolo di altri incidenti.
Nel decreto la chiusura - inizialmente prevista per il 23 di marzo - è slittata al 25 marzo; in questo modo le imprese interessate dalle nuove regole avranno qualche giorno di tempo per completare le attività e - eventualmente - per spedire la merce in giacenza.
La serrata, in assenza di nuova comunicazione, è valida fino al 3 aprile 2020.
In ultimo, il DPCM aggiunge anche il divieto di uscire dal Comune di residenza eccetto per casi di stretta necessità.
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