Omosessualità e omofobia


Che cos'è l'omofobia e come si manifesta? Può una persona omosessuale essere vittima della sua stessa omofobia?
Omosessualità e omofobia
A partire dagli anni Settanta, compare sulla scena della riflessione scientifica il termine "omofobia", coniato da Weinberg nel 1972 per indicare la paura di trovarsi in un luogo chiuso con una persona omosessuale. Un termine quanto mai ambiguo e discusso in pimo luogo perché non si tratta di una vera e propria fobia: una persona omofoba non mette in atto condotte di evitamento come solitamente avviene nelle fobie, quanto piuttosto manifesta in un comportamento aggressivo la sua omofobia.
Già dagli anni Ottanta la ricerca scientifica in ambito psicologico opera una distinzione tra l'omofobia e l'omonegatività (Herek): l'omofobia indica una risposta affettiva che include ansia, ostiilità, rabbia ed avversione che un individuo sperimenta nell'interazione con una persona omosessuale; l'omonegatività è invece un concetto più ampio basato sui giudizi riguardo la moralità delle persone omosessuali che orientano le scelte relazionali e sociali nelle interazioni tra le persone.
In generale, il pensiero automatico delle persone è fortemente orientato da un pregiudizio eterosesssista, per cui l'unico orientamento sessuale esistente e "naturale" è quello eterosessuale e tutti gli altri orientamenti sono percepiti come deviazioni dalla norma, "innaturali".
Nutrite da questo pregiduzio, le persone omofobe pensano che i gay e le lesbiche siano perversi, pericolosi e comunque "sbagliati": le reazioni di un omofobo davanti ad una persona omosessuale possono andare dal disagio, alla paura, alla violenza.
Questo struttura un vero e proprio stigma, che può operare su diversi livelli, dagli agiti e dai comportamenti violenti nei confronti delle persone omosessuali fino alla consapevolezza da parte di una persona omosessuale che il proprio orientamento sessuale non viene riconosciuto e accettato.

Ma cosa succede quando una persona omosessuale sperimenta verso di sé questi stessi pregiudizi e questa stessa ostilità?
In tal caso, ci troviamo di fronte agli effetti dell'omofobia interiorizzata, definita come un insieme di atteggiamenti negativi che una persona gay o lesbica prova nei confronti della propria omosessualità (Lingiardi, 2007).
Questa si manifesta solitamente come:
- scarsa accettazione e stima di sé
- sentimenti di inferiorità e vergogna
- convinzione di essere rifiutati per il proprio orientamento sessuale, con la conseguente paura di mostrare il proprio orientamento sessuale
- adesione ai giudizi morali ostili e agli stereotipi attraverso cui le persone omofobe descrivono le persone omosessuali.
Questo espone al rischio significativo di sviluppare ansia e depressione e problematiche con l'alcool e con il cibo; spesso l'omofobia interiorizzata, accompagnata dai vissuti di colpa e di vergogna, non solo impedisce la costruzione di una identità consapevole e integrata, ma anche ostacola o addirittura inibisce la possibilità di costruire una sana relazione di coppia.

Un percorso di consapevolezza, in queste situazioni, ovviamente non mira a "sanare" un orientamento sessuale non eterosessuale, che - secondo le indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità - è solo una variante naturale del comportamento sessuale umano. Piuttosto, cerca di evidenziare ed elaborare quegli aspetti di omofobia interiorizzata che possono influenzare in modo negativo la qualità della vita ed il benessere emotivo e psicologico delle persone.
dott. Piergiorgio Solvi - psicologo/psicoterapeuta
www.archepsicologia.it
piergiorgiosolvipsicologo.wordpress.com
Archè Studio di Psicologia - sede di Roma Monteverde Marconi Portuense

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di dott. Piergiorgio Solvi

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