Orientamento. Un coach per monitorare il percorso
Sono sulla strada giusta? Per di qua si arriva lì dove voglio andare?
Parte di articolo pubblicato sul 7° numero di OUTSIDER, e su www.CoachingZone.it, con il titolo .
La transizione dalla scuola al lavoro è un viaggio che si fa da soli, perché l’esperienza degli altri è - appunto - la loro esperienza, non la mia, la tua, la sua. E’ un viaggio in cui il punto di partenza deve essere il giovane stesso, con le sue caratteristiche e potenzialità e desideri (e non i consigli più o meno competenti degli altri).
Qui un supporto individuale, un coach per l’orientamento, può fare davvero la differenza, riducendo il rischio di ripensamenti, e accelerando l’accesso ad un lavoro che offra soddisfazioni, guidando il coachee a identificare il percorso e a non perdersi per strada.
Marina: "Mi hanno proposto uno stage a Francoforte, che faccio, vado?"
Identificare il percorso e non perdersi per strada vuole dire ricevere dal coach un filo conduttore per mantenere la rotta durante gli studi o lo stage o i primi lavori. Quando non si ha chiaro se davvero una certa esprienza permette di accedere ai traguardi desiderati, e se èrappresenta la strada migliore per arrivarci.
Arrivata a Francoforte, ormai convinta che si tratta di una buona opportunità, Marina ha chiaro che lo stage le sarà utile se le daranno gradualmente maggiore autonomia. E se avrà l’opportunità di mettersi alla prova nelle aree in cui vuole migliorarsi: coordinarsi con gente di diverse culture, diventare più sintetica ed efficace nella redazione di report. Per fare questo ha preparato con il coach una griglia di osservazione, e si dà un voto ogni settimana rispetto a ognuna di queste aree. Una volta al mese Marina si confronta in Skype con il coach stesso: valutano insieme i progressi e quando è insoddisfatta chiede supporto per formulare un piano alternativo o essere aiutata a capire la realtà.
È tutto? Quasi. In realtà c’è ancora qualcosa che un coach per l’orientamento può dare ai suoi coachee, e lo vedremo la prossima volta.
La transizione dalla scuola al lavoro è un viaggio che si fa da soli, perché l’esperienza degli altri è - appunto - la loro esperienza, non la mia, la tua, la sua. E’ un viaggio in cui il punto di partenza deve essere il giovane stesso, con le sue caratteristiche e potenzialità e desideri (e non i consigli più o meno competenti degli altri).
Qui un supporto individuale, un coach per l’orientamento, può fare davvero la differenza, riducendo il rischio di ripensamenti, e accelerando l’accesso ad un lavoro che offra soddisfazioni, guidando il coachee a identificare il percorso e a non perdersi per strada.
Marina: "Mi hanno proposto uno stage a Francoforte, che faccio, vado?"
Identificare il percorso e non perdersi per strada vuole dire ricevere dal coach un filo conduttore per mantenere la rotta durante gli studi o lo stage o i primi lavori. Quando non si ha chiaro se davvero una certa esprienza permette di accedere ai traguardi desiderati, e se èrappresenta la strada migliore per arrivarci.
Arrivata a Francoforte, ormai convinta che si tratta di una buona opportunità, Marina ha chiaro che lo stage le sarà utile se le daranno gradualmente maggiore autonomia. E se avrà l’opportunità di mettersi alla prova nelle aree in cui vuole migliorarsi: coordinarsi con gente di diverse culture, diventare più sintetica ed efficace nella redazione di report. Per fare questo ha preparato con il coach una griglia di osservazione, e si dà un voto ogni settimana rispetto a ognuna di queste aree. Una volta al mese Marina si confronta in Skype con il coach stesso: valutano insieme i progressi e quando è insoddisfatta chiede supporto per formulare un piano alternativo o essere aiutata a capire la realtà.
È tutto? Quasi. In realtà c’è ancora qualcosa che un coach per l’orientamento può dare ai suoi coachee, e lo vedremo la prossima volta.
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