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Ottobre in rosso


Ottobre in rosso...I mercati azionari sono in modalità subacquea
Ottobre in rosso

I mercati azionari sono in modalità subacquea in quanto praticamente tutti gli indici hanno registrato performance negative da inizio anno, ed in alcuni casi anche in maniera significativa. Questa settimana si è rivelata un altro bagno di sangue, con l’indice S&P che ha registrato -4% per la seconda settimana consecutiva; ormai tutti i mercati sono in fase di correzione o in modalità esplicitamente ribassista. I temi chiave non sono cambiati, e stanno mettendo a dura prova i mercati; la Fed rimane fiduciosa sul fatto che il rialzo dei tassi potrà continuare senza creare incidenti di percorso; la guerra commerciale tra USA e Cina non mostra segnali di conclusione. Da notare nella settimana i dati sul rallentamento delle vendite di immobili negli USA e la contrazione netta del PIL statunitense dal lato degli investimenti, di certo influenzati da incertezza e tassi di interesse più alti. Fintanto che questi due fattori non migliorano, è probabile che la volatilità e l'ansia rimangano. Detto questo, se facciamo un respiro profondo riusciamo a trovare alcuni segni positivi; negli ultimi giorni i mercati hanno reagito di più al posizionamento rispetto che ai fondamentali, aprendo la strada a divergenze eccessive. Innanzitutto, è sbagliato credere che gli sforzi delle autorità cinesi non siano significativi. Poiché l'economia si riequilibra sul consumo piuttosto che sugli investimenti e sulle esportazioni, di sicuro il bazooka cinese non sarà preciso come un tempo. Detto ciò, la settimana scorsa il pieno apparato politico ha espresso il sostegno «incrollabile» all'economia accompagnato da misure concrete sul lato fiscale, normativo e delle politiche monetarie. A livello globale, il PMI è salito in USA e in Giappone, il che non indica certamente un rallentamento; l’Europa è l’unica a rallentare. Le trimestrali statunitensi sembrano migliori di quanto ci si aspettasse, nonostante gli operatori di mercato considerino solo le notizie negative: la crescita anno su anno degli utili per azione (EPS) arriva al +24%, con l’indice S&P che soprende del 6%, mentre per il Nasdaq 100 siamo a +30% anno su anno e con il 14% di sorprese positive - le valutazioni iniziano quindi a diventare attraenti, se una recessione non è dietro l’angolo. Purtroppo lo stesso non si può dire per l’Europa dove le notizie negative non mancano: gli EPS crescono del 5% anno su anno con un 2% di sorprese in negative. Eppure durante l’ultimo periodo di volatilità l’Europa ha sovraperformato rispetto gli USA, quando in realtà è sempre più chiaro che la differenza di risultati tra i due mercati è molto più che giustificata.

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