P.i.R., una grande opportunità?
Se ne è parlato molto e alcuni intermediari hanno già raccolto somme importanti sui P.i.R.
È la fiscalità la grande opportunità?
È la fiscalità la grande opportunità?
Cosa sono i P.i.R.?
P.i.R. è l’acronimo di Piano Individuale di Risparmio.
Un contenitore che, a fronte di alcune caratteristiche strutturali, prevede il vantaggio di esentare (nel momento della liquidazione), le ritenute fiscali, oppure di essere considerato esente da tasse di successione in caso di decesso del titolare.
A patto di essere detenuto per almeno 5 anni.
A patto che sia diversificato su società italiane che sono al di fuori dei soliti indici.
A patto di stare entro certi parametri (max 30.000 Eur/annui, max 150.000 Eur per codice fiscale).
Conviene fare un P.i.R.?
Alcuni intermediari hanno cavalcato il tema del risparmio fiscale per raccogliere cifre importanti.
Facendo i conti in modo analitico, si può dire che il vantaggio teorico si aggira (nei cinque anni) attorno a qualche punto percentuale.
Soprattutto perché, nel caso in cui i rendimenti attesi non fossero realizzati, o ancora peggio, allo scadere del periodo minimo di cinque anni il contenitore fosse in perdita, il vantaggio fiscale andrebbe eroso fino ad estinguersi.
Perché sottoscrivere un P.i.R.?
La vera opportunità che sta dietro alla sottoscrizione di un P.i.R., è annidata in due aspetti:
1) Si educa il sottoscrittore ad avere un orizzonte di lungo termine.
I risparmiatori italiani sono cresciuti con l’abitudine di avere interessi rotondi in pochi mesi (magari non riuscendo a percepire il rischio sottostante di certi investimenti, ma questo è un altro discorso). Se però il titolare del P.i.R. sa che se aspetta la scadenza del quinquennio può strappare qualche Euro al fisco, allora potrebbe essere più disposto a rimandare il momento della liquidazione, anche e soprattutto in fasi turbolente di mercato.
2) Si iniziano a creare delle valide alternative al sistema bancocentrico del finanziamento alle imprese.
Con i P.i.R. le famiglie italiane diventano finanziatrici dirette delle piccole/medio imprese del territorio.
E forse, quest’ultimo aspetto è la vera ragione per cui decidere di sottoscrivere un P.i.R.
Nel momento in cui il legislatore decide di favorire l’imprenditoria, con uno strumento che può essere inserito in un contesto che agevola una sana diversificazione, sarebbe il caso di accettare questa opportunità.
Ricordandosi, che a fronte di un certo impegno e un certo rischio, potrebbe anche esserci un vantaggio fiscale.
P.i.R. è l’acronimo di Piano Individuale di Risparmio.
Un contenitore che, a fronte di alcune caratteristiche strutturali, prevede il vantaggio di esentare (nel momento della liquidazione), le ritenute fiscali, oppure di essere considerato esente da tasse di successione in caso di decesso del titolare.
A patto di essere detenuto per almeno 5 anni.
A patto che sia diversificato su società italiane che sono al di fuori dei soliti indici.
A patto di stare entro certi parametri (max 30.000 Eur/annui, max 150.000 Eur per codice fiscale).
Conviene fare un P.i.R.?
Alcuni intermediari hanno cavalcato il tema del risparmio fiscale per raccogliere cifre importanti.
Facendo i conti in modo analitico, si può dire che il vantaggio teorico si aggira (nei cinque anni) attorno a qualche punto percentuale.
Soprattutto perché, nel caso in cui i rendimenti attesi non fossero realizzati, o ancora peggio, allo scadere del periodo minimo di cinque anni il contenitore fosse in perdita, il vantaggio fiscale andrebbe eroso fino ad estinguersi.
Perché sottoscrivere un P.i.R.?
La vera opportunità che sta dietro alla sottoscrizione di un P.i.R., è annidata in due aspetti:
1) Si educa il sottoscrittore ad avere un orizzonte di lungo termine.
I risparmiatori italiani sono cresciuti con l’abitudine di avere interessi rotondi in pochi mesi (magari non riuscendo a percepire il rischio sottostante di certi investimenti, ma questo è un altro discorso). Se però il titolare del P.i.R. sa che se aspetta la scadenza del quinquennio può strappare qualche Euro al fisco, allora potrebbe essere più disposto a rimandare il momento della liquidazione, anche e soprattutto in fasi turbolente di mercato.
2) Si iniziano a creare delle valide alternative al sistema bancocentrico del finanziamento alle imprese.
Con i P.i.R. le famiglie italiane diventano finanziatrici dirette delle piccole/medio imprese del territorio.
E forse, quest’ultimo aspetto è la vera ragione per cui decidere di sottoscrivere un P.i.R.
Nel momento in cui il legislatore decide di favorire l’imprenditoria, con uno strumento che può essere inserito in un contesto che agevola una sana diversificazione, sarebbe il caso di accettare questa opportunità.
Ricordandosi, che a fronte di un certo impegno e un certo rischio, potrebbe anche esserci un vantaggio fiscale.
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