Passa col rosso per salvare il cane ferito


Oltrepassa la linea semaforica a lampeggiante rosso per salvare il cane che giace a terra ferito: niente perdita dei punti patente
Passa col rosso per salvare il cane ferito
Un dipendente della Società appaltatrice del servizio di accalappiacani di una ULSS, chiamato a recuperare un cane smarrito, avvistato il cane in mezzo all’incrocio sorvegliato dal Vista Red, che giaceva a terra ferito, immobile perché investito, lo oltrepassava a lampeggiante rosso, asseritamente per impedire che fosse nuovamente investito, con l’irrogazione della multa oltre alla perdita di alcuni punti della patente.
Il dipendente ricorreva dinanzi al Giudice di Pace di Rovigo [1] che dichiarava inefficace la sanzione accessoria della perdita dei punti patente; la sanzione pecuniaria era già stata pagata dalla società coobbligata, proprietaria del mezzo, che, pagando nelle more del giudizio la sanzione anche a lei notificata, aveva prestato quiescenza, rendendo irreversibile il pagamento.
Il Giudice ha riconosciuto l’esimente dello ‘stato di necessità’ di cui all’art. 4 della legge 689/1981 ["Non risponde delle violazioni amministrative chi ha commesso il fatto nell'adempimento di un dovere o nell'esercizio di una facoltà legittima ovvero in stato di necessità o di legittima difesa"].
Così in motivazione: «va osservato che l’essere per cui si invoca lo stato di necessità non è umano, ma animale, nel caso specifico, ricorre l’ipotesi di necessità di ricorso urgente alle cure di un cane investito da un’auto, essere vivente capace di provare dolore. In passato il comune sentire non era sufficientemente sensibilizzato dalle tematiche ambientaliste ed animaliste, anche perché ancora dipendente da una cultura che ammetteva lo sfruttamento degli animali a soli fini utilitaristici, incurante delle conseguenze. Nel corso degli ultimi anni, viceversa, ha avuto ingresso sia nella coscienza comune più diffusa, che in diritto, un diverso concetto che tiene conto da una parte del fatto che tutti gli esseri viventi sono capaci di provare dolore, e dall’altra che gli umani provano dolore nel riscontrare le sofferenze altrui, comprese le sofferenze degli animali. Questa mutata sensibilità a valutare come giuridicamente rilevante la sofferenza degli animali, condivisa dal comune sentire, è concetto sempre più fatto proprio dalla giurisprudenza della Suprema Corte in sede penale, dal legislatore stesso (si fa riferimento alla introduzione dei reati contro il maltrattamento di animali), e viene fatto proprio da questo giudice...».
Spese di giudizio compensate.





[1] Sez. Civ., del 29.11.2017, n. 634

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di cristiana centanni

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