Passaggio generazionale, come tutelare l’azienda dai creditori dell’erede
Nelle innumerevoli casistiche aziendali può capitare che vi siano serie preoccupazioni in fase di passaggio generazionale a causa dei debiti contratti da uno degli eredi.
Il timore del capofamiglia, ovviamente, è quello che il patrimonio aziendale venga aggredito in parte dai creditori dell’erede debitore a scapito dell’intera impresa e degli altri eredi.
Il timore è fondato, ma esiste una soluzione che permette di salvaguardare l’asse ereditario (in primis l’azienda) e ottenere addirittura vantaggi fiscali: il trust.
Prima di illustrare questo prezioso strumento di tutela, esponiamo un caso concreto in modo da capire a fondo le potenzialità del trust.
Immaginiamo che un’impresa, e nello specifico una Srl, sia gestita da marito e moglie e che nella stessa azienda familiare lavorino già da molto tempo i loro due figli, sposati e con prole. Immaginiamo, poi, che il figlio maggiore, a causa di vicende personali, rischi di vedersi aggredito dai suoi creditori (tutto dipende dall'esito di una causa in corso dalla tempistica non certo breve dati i tempi della giustizia italiana!).
Infine, supponiamo che i genitori decidano di avviare un passaggio di consegne attraverso il passaggio generazionale dell’azienda, ma siano frenati dalla situazione incerta del figlio maggiore.
Gli obiettivi dei genitori-imprenditori saranno, in questo contesto:
a) trovare una soluzione tale per cui il loro patrimonio, e in particolare le loro quote della società di famiglia, non possano essere oggetto di aggressione da parte dei futuri, seppur eventuali, creditori del figlio maggiore
b) garantire alla Srl la possibilità di essere gestita da entrambi i fratelli, già pronti da anni a guidare la società
c) avere una sicurezza economica tale da poter far fronte alle loro necessità nel periodo della pensione.
Sembrerebbe impossibile poter trovare il bandolo della matassa in una situazione così complessa e ingarbugliata eppure, come detto, una soluzione c’è: è un trust famigliare con spiccata vocazione al passaggio generazionale (il trust quasi mai raggiunge un solo obiettivo).
Ma cos’è il trust?
Il trust è uno strumento di tutela delle persone e dei loro patrimoni. E' un negozio giuridico unilaterale, per mezzo del quale un soggetto, detto “disponente” o “settlor”, affida i suoi beni e diritti a un terzo, detto “trustee”, affinché li gestisca a vantaggio dei beneficiari indicati dal disponente ovvero per realizzare uno scopo.
Cosa di intende per affidamento dei beni? Si intende il trasferimento effettivo dei beni e dei diritti dal disponente al trustee affinché quest’ultimo realizzi il programma affidatogli dal disponente stesso.
Nel trust il disponente affida le proprie volontà a un trustee che è vincolato, nell’esecuzione delle attività che gli sono state attribuite dal trust, da obbligazioni di natura giuridica e fiduciaria.
Il disponente, inoltre, può riservare per sé dei poteri oppure può delegarli a un terzo soggetto, di solito al cosiddetto “guardiano”, ma tale riserva ha un limite, ovvero quello della pienezza dell'affidamento. In presenza di un guardiano, infatti, il trustee non potrebbe svolgere il suo ufficio in totale autonomia.
Il trust è uno strumento di protezione del patrimonio poiché i beni che ne sono oggetto, pur entrando in possesso del Trustee per raggiungere lo scopo che gli è stato attribuito, sono separati dal suo patrimonio personale e, dunque, non possono essere aggrediti dai suoi eventuali creditori.
Ugualmente, dato che i beni sono affidati al trustee, questi non sono più nella disponibilità del disponente così come non sono ancora nella disponibilità dei beneficiari. In tal modo, i beni sono protetti da eventuali pretese dei creditori del disponente o dei beneficiari.
E' la segregazione patrimoniale che garantisce l'adempimento e la tutela patrimoniale.
Ora, tornando al caso sopra esposto, è chiaro come il trust possa mettere al riparo l’impresa familiare dalle eventuali pretese dei creditori del figlio maggiore.
Nel caso concreto, i genitori potrebbero conferire nel trust tutti i loro beni, tra cui le quote della SRL.
I beneficiari sarebbero i loro figli e, di seguito, i loro discendenti, ma finché sono in vita, il trust dovrebbe anche prevedere il soddisfacimento dei loro bisogni economici.
Inoltre, per evitare che eventuali creditori personali del figlio maggiore possano aggredire quanto derivatigli dal trust, occorrerebbe far ricorso a una clausola particolare che nasce dall'esperienza inglese, sconosciuta a molti, che di definisce “protective trust” in virtù del quale il beneficiario rimane tale fino al verificarsi di un avvenimento negativo (nel nostro caso la vittoria della causa da parte dei creditori).
All’avverarsi dell’evento infausto, il figlio debitore perderebbe i suoi diritti di beneficiario, trasferendoli, ad esempio, alla sua famiglia e ai suoi discendenti. Non si tratterebbe, pertanto, di una condizione risolutiva che scatta in conseguenza all'avvenimento negativo, ma di una posizione beneficiaria che viene meno in concomitanza di tale evento negativo.
Il mio studio si offre disponibile a fornire maggiori informazioni in merito e una consulenza personalizzata per capire quali strumenti adottare per tutelare e proteggere il vostro patrimonio.
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