Passaggio Generazionale (prima parte). Qualche flash dal vivo
I fattori da considerare per l'analisi della trasmissione d'impresa
"Non è statocritico fare due anni di psicoterapia. Il difficile è stato decidere di andarci! E pensare quanto mi è stata utile poi!"
Il mio amico e cliente non potrebbe fotografare meglio quei processi di viscosità che inficiano il governo del passaggio generazionale. Gli imprenditori coinvolti nel processo si rendono conto che avrebbero bisogno di aiuto, ma piuttosto di mettersi in gioco, e quindi in discussione, nicchiano sottocoperta.
Fu con questa testimonianza che esordii durante un seminario a Cardiff, invitato come relatore con altri venti tutti madre lingua: due giorni durante i quali esperti di "succession planning" presentarono una serie di casistiche molto tecniche, di taglio fiscale, giuridico, societario, finanziario, notarile. Imprenditori non ce n’erano. Il seminario infatti era rivolto ai tecnici.
Sarei un bugiardo se dicessi di aver afferrato i dettagli dei loro contributi, ma il senso d’insieme certamente mi fu chiaro.
Così durante una seduta conclusiva diedi il mio parere con molta franchezza: in caso di passaggio generazionale le regole classiche non valgono più!
I protagonisti - imprenditori, famigliari, manager - sono immersi in un "brodo emozionale". Le regole devono essere rilette con una lente diversa e più adatta alla situazione. Il vero nodo del passaggio generazionale, riconosciuto in giro per l'Europa è la consapevolezza che esiste il problema esiste e la decisione di affrontarlo. Per questo motivo è importante adottare accorgimenti per ridurre la barriera iniziale, psicologica ma non solo. Sono importanti altri aspetti come il costo, da intendere più come un pregiato investimento per il futuro che come una spesa. Il primo colloquio può anche essere non oneroso ma non bisogna andare oltre però altrimenti "se non si paga non si dà valore".
Tre altri aspetti importanti: essere introdotti da persona che gode della fiducia di chi nell’azienda ha un reale potere decisionale; avere il primo colloquio informale e a quattr’occhi per facilitare la messa sul tavolo dei problemi; dare all’interlocutore la netta percezione che è lui ad avere il controllo sul come procedere e successivamente rispettare tale regola con il massimo rigore.
Da questo momento inizia il vero percorso per l'analisi della trasmissione d'impresa basata su fattori che saranno tutto, fuorché tradizionali. Lasciando il ruolo indispensabile ai "tecnici" sarà fondamentale focalizzarsi su fattori considerati "critici" in tutta Europa: i fattori emozionali e relazionali, di personalità, specie dei fondatori chiamati a trasmettere, e fattori di marketing. Aspetti che non sono presi in considerazione dai classici check-up che considerano ancora l’azienda come una macchina ingegneristica basata su regole razionali e rigorose, piuttosto che come un organismo fatto di persone e delle loro sempre diverse e singolari relazioni.
Il mio amico e cliente non potrebbe fotografare meglio quei processi di viscosità che inficiano il governo del passaggio generazionale. Gli imprenditori coinvolti nel processo si rendono conto che avrebbero bisogno di aiuto, ma piuttosto di mettersi in gioco, e quindi in discussione, nicchiano sottocoperta.
Fu con questa testimonianza che esordii durante un seminario a Cardiff, invitato come relatore con altri venti tutti madre lingua: due giorni durante i quali esperti di "succession planning" presentarono una serie di casistiche molto tecniche, di taglio fiscale, giuridico, societario, finanziario, notarile. Imprenditori non ce n’erano. Il seminario infatti era rivolto ai tecnici.
Sarei un bugiardo se dicessi di aver afferrato i dettagli dei loro contributi, ma il senso d’insieme certamente mi fu chiaro.
Così durante una seduta conclusiva diedi il mio parere con molta franchezza: in caso di passaggio generazionale le regole classiche non valgono più!
I protagonisti - imprenditori, famigliari, manager - sono immersi in un "brodo emozionale". Le regole devono essere rilette con una lente diversa e più adatta alla situazione. Il vero nodo del passaggio generazionale, riconosciuto in giro per l'Europa è la consapevolezza che esiste il problema esiste e la decisione di affrontarlo. Per questo motivo è importante adottare accorgimenti per ridurre la barriera iniziale, psicologica ma non solo. Sono importanti altri aspetti come il costo, da intendere più come un pregiato investimento per il futuro che come una spesa. Il primo colloquio può anche essere non oneroso ma non bisogna andare oltre però altrimenti "se non si paga non si dà valore".
Tre altri aspetti importanti: essere introdotti da persona che gode della fiducia di chi nell’azienda ha un reale potere decisionale; avere il primo colloquio informale e a quattr’occhi per facilitare la messa sul tavolo dei problemi; dare all’interlocutore la netta percezione che è lui ad avere il controllo sul come procedere e successivamente rispettare tale regola con il massimo rigore.
Da questo momento inizia il vero percorso per l'analisi della trasmissione d'impresa basata su fattori che saranno tutto, fuorché tradizionali. Lasciando il ruolo indispensabile ai "tecnici" sarà fondamentale focalizzarsi su fattori considerati "critici" in tutta Europa: i fattori emozionali e relazionali, di personalità, specie dei fondatori chiamati a trasmettere, e fattori di marketing. Aspetti che non sono presi in considerazione dai classici check-up che considerano ancora l’azienda come una macchina ingegneristica basata su regole razionali e rigorose, piuttosto che come un organismo fatto di persone e delle loro sempre diverse e singolari relazioni.
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