Pensione integrativa, come scegliere quella giusta


La sempre più bassa fiducia nelle pensioni pubbliche, minate anche da trend demografici negativi, spinge sempre più persone ad avvicinarsi alla previdenza integrativa
Pensione integrativa, come scegliere quella giusta

Da tanto tempo si parla del difficile percorso di sostenibilità delle casse dell’INPS, e le tendenze demografiche italiane non promettono niente di buono. Nel 2018, per la prima volta dal 1861, la popolazione degli ultra sessantenni ha superato quella dei giovani fino a 35 anni. Quindi, meno lavoratori (che con i loro contributi sostengono le casse previdenziali) e più pensionati.


Previdenza integrativa

Il passaggio è diretto: se la pensione pubblica sarà sempre più bassa cerchiamo di farcene una privata. Ma come orientarsi in questo mondo fatto da una moltitudine di offerte?

Iniziamo ad analizzare i vantaggi fiscali connessi a chi sceglie di costruirsi una pensione integrativa. La normativa fiscale da una serie di vantaggi, sia nella fase di versamento, che nella fase di intermedia di accumulo fino al momento del riscatto.

Le somme versate su strumenti di previdenza integrativa permettono la deducibilità integrale di quanto versato fino ad un massimo annuo di 5164,57 €. Questo permette di risparmiare un bel po’ di tasse; immaginando di avere un reddito lordo annuo di 32.000 €, avrei una aliquota di tassazione progressiva del 38%. Versando ad esempio 3000€ sul fondo pensione avrei un risparmio fiscale di ben 1140 €! I vantaggi fiscali non si fermano qui: il rendimento che matura sulle cifre versate è soggetto ad una tassazione sostitutiva ridotta rispetto alle altre forme di investimento, pari al 20% e non è soggetta all’imposta di bollo dello 0,2% che grava annualmente sugli investimenti finanziari. Infine, al momento in cui si potrà trasformare il capitale accumulato negli anni in una rendita, viene sottoposto a tassazione solo la parte del capitale che è stato dedotto fiscalmente e dell’eventuale TFR versato (escludendo la parte di rendimento ed eventuali contributi non dedotti), e verrà applicata una tassazione separata pari al 15% (non fa cumulo pertanto con altri redditi) che si riduce dello 0,3% per ogni anno di versamento oltre il quindicesimo fino ad una aliquota minima del 9%.

Chiariti gli aspetti fiscali cerchiamo di districarsi tra le diverse offerte presenti.

 

Fondi aperti e fondi chiusi

Una prima distinzione è tra fondi pensione aperti e chiusi. Questi ultimi sono riservati ad un ambito delimitato di lavoratori. Sono, infatti, delle Fondazioni o Associazioni istituite dai contratti o accordi collettivi (anche aziendali) del lavoro, che prevedono l’adesione al Fondo pensione chiuso dei soli lavoratori che ne sono rappresentati. Questo implica alcune particolarità: spesso gli accordi prevedono da parte del datore di lavoro un contributo a suo carico in funzione di quanto il singolo lavoratore versa. Questo è un bel vantaggio e va preso in considerazione quando si tratta di decidere quanto versare. Essendo, però, fondi riservati a determinate categorie di lavoratori (in virtù di accordi collettivi) nel caso che un dipendente cambi categoria lavorativa, non potrà più continuare a versare su quel tipo di fondo. Potrà in ogni caso trasferire gratuitamente la sua quota presso altro fondo pensione, aperto o chiuso che sia.

I fondi aperti, non hanno vincoli e pertanto chiunque può aderire.
Cosa è importante controllare prima di scegliere un prodotto piuttosto che un altro? Per prima cosa che sia un fondo regolarmente autorizzato. Un altro elemento importante è la presenza o meno di “caricamenti”. Di cosa si tratta? Di costi che vengono applicati in misura percentuale sui singoli versamenti, che possono arrivare anche al 5%.

 

Pianificazione e durata temporale

E’ importante poi, quando si è deciso di aderire ad un fondo pensione, adottare una pianificazione in ottica della propria vita lavorativa residua. Se ho davanti a me 20 o più anni di lavoro, sarebbe opportuno investire in linee con alta presenza di strumenti azionari. Sicuramente più volatili e rischiosi nel breve periodo ma che permettono nel lungo una potenzialità di rendimento decisamente interessante. Quando, però, il tempo che mi manca all’età pensionabile si riduce devo gradualmente spostare i miei conferimenti e il capitale maturato negli anni verso linee via via più prudenti, per evitare che situazioni di rallentamento del ciclo economico abbiano riflessi negativi sul posizione maturata. Ad esempio, quando mancano 2/3 alla pensione sarà opportuno trasferire tutto il montante maturato e i nuovi versamenti su una linea molto prudente o garantita.

Va, infine, ricordato che dopo 2 anni di permanenza in un fondo posso liberamente e gratuitamente trasferire la mia quota matura, presso un qualsiasi altro fondo pensione aperto.

 

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Articolo del:


di Antonio Pugliese

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