Perchè il caso Carige è un "campanello di allarme"
IL VERO SEGNALE DELLA VICENDA CARIGE
Ormai si è stato scritto tanto sul sistema bancario italiano e si è fatta speculazione sia finanziaria che politica.
La storia delle nostre banche è molto complicata, legata al mondo delle fondazioni e della politica ed ha subito grossi scossoni a partire dalla crisi del 2008.
Come sempre, i ritardi in Italia nelle decisioni hanno pesato e naturalmente molto rispetto ad altri paesi (vedi interventi pubblici in Spagna, Germania e Francia). La ciliegina è stata l’approvazione del Bail in solo quando altri paesi avevano già messo in sicurezza le proprie banche e il nostro era rimasto schiacciato dalla storia degli NPL (Non Performing Loans o crediti deteriorati per semplicità).
Utilizzo il termine “Storia” perché come è vero che esiste il problema “crediti deteriorati”, aggravato da 10 anni di completa stagnazione (abbiamo ancora 8 punti di PIL in meno rispetto al 2008), esiste ancora il problema “derivati” molto incombente per il sistema bancario tedesco e francese, ma di cui nessuno ne evidenzia le criticità (faccio notare come nemmeno gli stessi Stress-Test della BCE non ne tengano adeguatamente in considerazione).
Ma il centro della mia analisi non è il sistema bancario ovvero i numeri della Carige in particolare, ma la motivazione e il modo con cui il più grande Fondo al mondo di gestione del risparmio Americano chiamato “Blackrock” ha comunicato l’abbandono all’operazione di rilancio della Banca Carige.
Non dunque per motivi industriali, non per la mancanza di ritorno dell’investimento (visto le caratteristiche dei warrant e dell’obbligazione offerte allo stesso fondo Blackrock), ma per il RISCHIO PAESE E REPUTAZIONALE nel partecipare la rilancio di una banca Italiana.
Semplificando, il più grande gestore al mondo del risparmio considera rischioso il nostro paese sia per i fondamentali e sia per la situazione politica a tal punto da essere rischioso non tanto per i rendimenti dell’operazione quanto per la propria “REPUTAZIONE” nel rilancio di una banca Italiana.
Dunque, in una Business combination in cui lo Stato, tramite una sua controllata “SGA” interveniva per comprare 1.8 MLD di crediti deteriorati (tra NPL e UTP) ripulendo il bilancio dell’istituto ponendo lo stesso nelle condizioni migliori per il rilancio, la conversione del fondo interbancario per circa 313 mln su un aumento di capitale di 720 mln e con un piano industriale a pareggio già nel 2020, l’investitore delle dimensioni internazionali di Backrock rinuncia all’operazione sulla valutazione del “rischio paese.
Un “CAMPANELLO DI ALLARME” di cui poco si discute e che, a mio avviso, mostra come il post elezioni Europeo possa rappresentare uno shock per il nostro sistema.
La nazionalizzazione evocata dai “soliti” non risolverà il problema così come mostra il caso Monte dei Paschi.
E’ ora di diventare un paese “serio”, che tuteli le proprie peculiarità all’interno di un sistema UE, che abbia una visione strategica di medio e lungo periodo che non sia condizionata esclusivamente dai sondaggi e dal ritorno in termini elettorali.
La storia Carige mostra non soltanto la ormai nota fragilità del nostro paese, ma soprattutto che il tempo rimasto per incominciare a fare una seria politica di sviluppo e rigore finanziario sia molto poco.
In caso di lassismo la pena sarà l’intervento del Fondo Monetario Internazionale o un nuovo “Governo di Emergenza”.
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