Il rendimento è un premio al rischio assunto

Abbiamo più volte detto, nel corso degli ultimi mesi, che la finanza non è magia, bensì una scienza, con delle regole e delle leggi.
Una di queste “leggi”, da non dimenticare mai è: “il rendimento è un premio al rischio assunto”.
In generale gli italiani si dicono molto prudenti, non vogliono rischiare nulla, tanto che lasciano spesso i loro soldi in conto corrente. Quando, però, mi capita di entrare nel merito di qualche posizione titoli personale di chi dichiara di non voler rischiare, trovo per lo più, azioni della banca o di altre società italiane, BTP od obbligazioni bancarie.
Ma come si fa a capire che cos’è tanto e cos’è poco? Qual è il punto di riferimento da cui si parte per poter decidere che rischio assumersi?
Titoli di Stato, tristi guadagni?
Prendiamo ad esempio i BTP, titoli di Stato del nostro Paese. Come funzionano? A grandi linee cercate di ricordare questo: i titoli di Stato sono dei prestiti che il nostro Governo chiede a chi compra BTP, in cambio della restituzione del capitale più di una quota di interesse. Quanto è più solido lo Stato tanto più bassi saranno gli interessi riconosciuti.
In Europa il tasso di riferimento dei titoli di Stato è quello tedesco. Ogni Titolo di Stato, quindi, viene confrontato con il BUND per capire il grado di rischio che si assume quando se ne comprano sul mercato. La differenza tra il tasso tedesco e quello di un altro titolo di Stato si chiama Spread. Più lo Spread è alto e più grande è il rischio che viene assunto nell’acquistare un titolo, ma più alto sarà il rendimento che mi verrà riconosciuto.
Per farvi capire, oggi un BTP italiano con scadenza 5 anni riconosce un rendimento del 1,84%, un BUND tedesco da un rendimento negativo del -0,59% e un titolo della Grecia dà l’1,79%: quindi, chi non vuole rischiare dovrebbe accettare rendimenti negativi sui suoi risparmi, mentre chi è propenso al rischio porterebbe a casa un rendimento lordo attorno al 2%.
Se volete guadagnare il 14% dovete andare a cercare Titoli di Stato Nigeriani, è chiaro che la restituzione del vostro capitale non è però per niente scontata!
E le altre obbligazioni come funzionano?
Le obbligazioni delle banche o di altre società private hanno il medesimo funzionamento: se la mia banca è meno solida dello Stato in cui opera, riconoscerà ai suoi investitori un tasso di interesse più alto, rispetto a quello dei titoli di Stato.
Per capire quindi, cosa convenga comprare bisogna confrontare il tasso promesso dalla banca con quello dei BTP; se è più alto significa che guadagnerò di più, ma significa anche che sto comprando più rischio.
In questa casistica troviamo anche le obbligazioni in valuta estera. Anche in questo caso, spesso, la cedola alta è uno specchietto per le allodole per chi è in cerca di rendimenti facili. Qui il rischio non è collegato a chi emette il debito (spesso banche internazionali), ma dipende dal fatto che le valute estere scelte sono collegabili a Paesi dalla dubbia stabilità e la cui valuta sopporta fluttuazioni importanti. Dietro la promessa di un 10% di cedola si nasconde la possibilità che le valute in cui vengono denominate, possano perdere anche il 20%-30%.
Non c’è, quindi, scampo alla legge che prevede che ad alto rendimento corrisponda alto rischio.
Dunque, quando vi chiedete come mai guadagnate poco, ricordatevi anche quanto siete disposti a rischiare.
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