Piani individuali di risparmio: la grande opportunità


La ripresa economica e la crescita delle piccole e medie imprese italiane voleranno sulle ali delle risorse finanziarie europee e del contributo delle famiglie italiane
Piani individuali di risparmio: la grande opportunità

Dopo l'incubo della pandemia da Covid e dei lunghi lockdown, l'economia italiana vede finalmente la luce e comincia a registrare una forte ripresa, in attesa delle ingenti risorse che arriveranno dall'Europa e che dovranno essere investite dallo Stato italiano per riforme burocratiche e per la realizzazione di infrastrutture che facilitino una velocizzazione dei trasporti, una riqualificazione del patrimonio immobiliare già esistente e una rivoluzione nell'ambito ambientale e digitale.

A queste risorse pubbliche, si potranno aggiungere risorse private derivanti dall'impiego del risparmio delle famiglie italiane nell'economia reale attraverso i Piani Individuali di Risparmio: una grande opportunità di sviluppo per migliaia di piccole e medie imprese italiane che spesso rappresentano delle vere e proprie multinazionali tascabili (visto che producono in Italia ma vendono i loro prodotti e servizi in tutto il mondo) e una grande opportunità di crescita patrimoniale nel lungo termine per i risparmi degli italiani che oggi languono nei conti correnti a rendimento zero.

Ma vediamo cosa sono questi Piani Individuali di Risparmio, introdotti nel 2017 e riformati successivamente nel 2020: come funzionano e quali vantaggi fiscali prevedono per i sottoscrittori.

Questi sono degli investimenti a medio e lungo termine, capaci di veicolare il risparmio degli italiani verso le piccole e medie imprese che rappresentano la struttura portante dell'economia italiana: una vera rivoluzione copernicana che può liberare risorse e rendere le aziende più indipendenti dai finanziamenti bancari (soprattutto può limitare questi ultimi al finanziamento dell'ordinaria amministrazione e utilizzare le risorse derivanti dal risparmio di lungo termine per lo sviluppo dell'impresa stessa).

Quest'ottica di medio/lungo periodo è favorita anche dal fatto che i Piani Individuali di Risparmio rappresentano dei "contenitori fiscali", in quanto i risparmiatori che detengano somme in essi per almeno 5 anni si vedono esentati da pagare l'imposta sulle plusvalenze (la famigerata ritenuta fiscale del 26%) e qualsiasi imposta di successione.

La normativa ancora prevede dei limiti di investimento molto stringenti (30.000 euro all'anno e 150.000 euro come limite massimo da detenere in tale contenitore fiscale, con la previsione che ogni contribuente può sottoscrivere al massimo un Piano), anche se ci sono proposte in Parlamento per estendere i suddetti limiti e nel corrente anno sono stati normati anche i c.d. Pir Alternativi (di cui parleremo in successivi articoli).

Il consiglio che posso dare a chi fosse interessato è quello di sottoscrivere certamente un Piano Individuale di Risparmio per investire nell'economia italiana (aprendo così un contenitore fiscale con il fine anche dell'ottimizzazione in tal senso) ma, al contempo, inserirlo all'interno di una pianificazione patrimoniale che preveda la massima diversificazione delle risorse disponibili.

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di Dott. Andrea Zonetti

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