Pianificare la trasmissione della ricchezza (3)


Perchè è importante pianificare in vita. In mancanza di volontà decide il codice civile, scritto nel 1942. AGIRE PER NON SUBIRE
Pianificare la trasmissione della ricchezza (3)
Programmare per tempo il PASSAGGIO DELLA RICCHEZZA significa non solo RISPARMIARE e PROTEGGERE il proprio patrimonio ma anche compiere un gesto di previdenza e di grande responsabilità nei confronti della propria famiglia e delle persone care meritevoli di tutela: una corretta pianificazione successoria salvaguarda nel tempo la ricchezza accumulata, sostiene le generazioni future e concorre ad evitare liti e contenziosi che spesso conducono alla dispersione di quanto faticosamente accumulato dalle precedenti generazioni.

LA SUCCESSIONE EREDITARIA, tra legge e testamento.
Dopo la morte di un soggetto tutta la sua ricchezza (sia essa costituita da più beni o anche da un solo immobile) non può rimanere senza titolare.
La legge, quindi, prevede che l’eredità (cioè il patrimonio di qualcuno che non c’è più) si trasmetta, ossia vada a favore dei suoi eredi.
La trasmissione dell’eredità può avvenire per legge o per testamento; nel primo caso parleremo di successione legittima e, nel secondo caso, di successione testamentaria.
La successione legittima è la forma standard, uguale per tutti. Se non si redige un testamento è la legge che stabilisce chi sono gli eredi e quanto dovranno percepire.
Gli eredi che la legge individua sono i familiari del defunto (o de cuius): coniuge, figli, ascendenti (ossia coloro da cui si discende, come genitori e nonni), fratelli e parenti fino al 6° grado (come i figli dei figli dei nostri cugini, ecc...).
Se il de cuius (ossia il soggetto della cui eredità si tratta e quindi del defunto) non ha parenti fino al 6° grado e non ha fatto testamento, l’eredità viene trasmessa allo Stato.
Quanto alla successione testamentaria, essa si basa appunto sul testamento.
Con la redazione di tale documento ognuno di noi può decidere chi saranno i nostri eredi, quali e quanti beni vorremmo loro attribuire.
Ma attenzione! Il testatore (colui che fa il testamento) deve rispettare alcuni limiti previsti dalla legge: deve riservare parte del suo patrimonio a determinati soggetti.
Nello specifico la legge vuole tutelare quelle persone vicine al de cuius, appunto i suoi familiari più stretti che, si presume, avendo contribuito alla formazione del patrimonio del defunto e rimanendo privi del suo reddito, abbiano diritto a ricevere parte dell’eredità.
Questi soggetti, chiamati legittimari, sono:
· Il coniuge
· I figli e, in mancanza di questi, gli ascendenti (genitori e nonni) del de cuius.
La legge non solo individua questi soggetti ma impone anche la "quantità" di patrimonio che obbligatoriamente devono ricevere.
Per meglio capire questo concetto si immagini il patrimonio ereditario divisibile in due parti che chiameremo "quota riservata" e "quota disponibile".
La "quota riservata" è definita tale perché esclusivamente destinata e riservata ai legittimari ed è variabile in relazione al numero di eredi esistenti. Se il testatore lede questo diritto (ad esempio dispone nel testamento che al coniuge non vada nulla) la legge interviene per riequilibrare le porzioni di eredità.
Non tutto il patrimonio deve andare obbligatoriamente agli eredi legittimari.
Il testatore può decidere di devolvere parte del proprio testamento a chicchessia (enti di beneficienza, amici o addirittura redistribuirlo ai suoi familiari).
La quota di cui si può disporre ‘ appunto detta disponibile.

Nel prossimo articolo vedremo chi sono i parenti, gli affini ed i collaterali.

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di Mauro Poglio

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