Pianificazione successoria
Con il previsto aumento della tassazione diventerà sempre più importante pianificare e anticipare gli effetti della successione
L’Italia è uno dei paesi con la maggiore pressione fiscale. Eppure non tutti sanno che, dal punto di vista fiscale, l’Italia è il posto migliore per morire.
Infatti siamo uno dei paesi con la tassazione più bassa sulle imposte di successione, al punto da poter essere considerati un vero paradiso fiscale. Si ricorda come dette imposte fossero state soppresse con legge n. 383 del 18 ottobre 2001 (governo Berlusconi) e ripristinate, nella misura attuale con legge n. 286 del 24 novembre 2006 (governo Prodi).
Per questo motivo da tempo si spinge per un aumento delle aliquote ed una diminuzione delle franchigie, e giace da diverso tempo in Parlamento una proposta di legge in tal senso.
Il momento della successione può essere un momento difficile, sia dal punto di vista economico finanziario che per i rapporti tra gli eredi, se non si è provveduto per tempo a pianificare gli effetti della successione.
Eppure gli ultimi dati ci dicono che solo l’8% degli italiani ha già fatto testamento, a differenza di altri paesi europei dove tale istituto è molto più utilizzato.
Con il previsto aumento della tassazione, diventerà sempre più importante pianificare ed in alcuni casi anticipare gli effetti della successione.
La successione del patrimonio del defunto può avvenire in base alla legge oppure per testamento; la successione legittima si ha quando manca un testamento o quando questo disponga solo di una parte dell’eredità, e prevede la seguente divisione dell’eredità:
- se c’è il coniuge:
in presenza di un figlio 1/2 dell’eredità più il diritto di abitazione va al coniuge e 1/2 va al figlio unico;
in presenza di 2 o più figli 1/3 dell’eredità più il diritto di abitazione va al coniuge e 2/3 vanno divisi tra i figli;
in mancanza di figli 2/3 dell’eredità più il diritto di abitazione vanno al coniuge superstite, mentre 1/3 va diviso tra gli ascendenti e/o i fratelli;
in assenza di figli, di fratelli e ascendenti del defunto, il coniuge superstite eredita il 100% dell’eredità;
- se manca il coniuge:
se ci sono figli, questi si dividono l’eredità in parti uguali;
in mancanza di figli, l’eredità viene divisa tra gli ascendenti (per metà) e fratelli (per l’altra metà);
in assenza di figli, ascendenti e fratelli del defunto, l’eredità intera viene divisa in parti uguali ai parenti di grado più prossimo, ma entro il 6° grado;
in mancanza di parenti entro il 6° grado, l’eredità va allo Stato.
Attraverso il testamento si può invece derogare alle norme di legge e scegliere gli eredi e la ripartizione tra di essi del patrimonio. Tuttavia, la legge riserva ai parenti più prossimi (legittimari) una quota dell’eredità (quota non disponibile); i legittimari sono: il coniuge, i figli e i genitori (ma solo in assenza di figli). In particolare, prevede che:
il coniuge ha diritto alla metà del patrimonio in assenza di figli, un terzo se c’è un figlio, un
quarto se ci sono più figli;
il figlio unico ha diritto alla metà del patrimonio del genitore in mancanza di coniuge, se sono due
o più figli hanno diritto ai due terzi;
gli ascendenti (in mancanza di coniuge e figli) hanno diritto ad un terzo;
quello che residua è la quota disponibile per testamento.
Come si vede, la questione è alquanto intricata, soprattutto per l’esistenza di rapporti
familiari complessi (ci si sposa più volte, si hanno figli da diverse relazioni, introduzione delle unioni civili, ecc.) per cui è importante oggi pianificare ed essere seguiti da un bravo consulente (notaio, avvocato, consulente finanziario), cio' anche in considerazione del probabile aumento delle imposte di successione. In caso di patrimoni elevati è poi opportuno valutare il possibile impiego di strumenti quali patto di famiglia, trust, donazioni o polizze assicurative. Una corretta pianificazione consente di programmare senza traumi il passaggio generazionale del patrimonio totale e in particolare della propria azienda, sia dal punto di vista dei diritti ereditari che del carico fiscale.
Infatti siamo uno dei paesi con la tassazione più bassa sulle imposte di successione, al punto da poter essere considerati un vero paradiso fiscale. Si ricorda come dette imposte fossero state soppresse con legge n. 383 del 18 ottobre 2001 (governo Berlusconi) e ripristinate, nella misura attuale con legge n. 286 del 24 novembre 2006 (governo Prodi).
Per questo motivo da tempo si spinge per un aumento delle aliquote ed una diminuzione delle franchigie, e giace da diverso tempo in Parlamento una proposta di legge in tal senso.
Il momento della successione può essere un momento difficile, sia dal punto di vista economico finanziario che per i rapporti tra gli eredi, se non si è provveduto per tempo a pianificare gli effetti della successione.
Eppure gli ultimi dati ci dicono che solo l’8% degli italiani ha già fatto testamento, a differenza di altri paesi europei dove tale istituto è molto più utilizzato.
Con il previsto aumento della tassazione, diventerà sempre più importante pianificare ed in alcuni casi anticipare gli effetti della successione.
La successione del patrimonio del defunto può avvenire in base alla legge oppure per testamento; la successione legittima si ha quando manca un testamento o quando questo disponga solo di una parte dell’eredità, e prevede la seguente divisione dell’eredità:
- se c’è il coniuge:
in presenza di un figlio 1/2 dell’eredità più il diritto di abitazione va al coniuge e 1/2 va al figlio unico;
in presenza di 2 o più figli 1/3 dell’eredità più il diritto di abitazione va al coniuge e 2/3 vanno divisi tra i figli;
in mancanza di figli 2/3 dell’eredità più il diritto di abitazione vanno al coniuge superstite, mentre 1/3 va diviso tra gli ascendenti e/o i fratelli;
in assenza di figli, di fratelli e ascendenti del defunto, il coniuge superstite eredita il 100% dell’eredità;
- se manca il coniuge:
se ci sono figli, questi si dividono l’eredità in parti uguali;
in mancanza di figli, l’eredità viene divisa tra gli ascendenti (per metà) e fratelli (per l’altra metà);
in assenza di figli, ascendenti e fratelli del defunto, l’eredità intera viene divisa in parti uguali ai parenti di grado più prossimo, ma entro il 6° grado;
in mancanza di parenti entro il 6° grado, l’eredità va allo Stato.
Attraverso il testamento si può invece derogare alle norme di legge e scegliere gli eredi e la ripartizione tra di essi del patrimonio. Tuttavia, la legge riserva ai parenti più prossimi (legittimari) una quota dell’eredità (quota non disponibile); i legittimari sono: il coniuge, i figli e i genitori (ma solo in assenza di figli). In particolare, prevede che:
il coniuge ha diritto alla metà del patrimonio in assenza di figli, un terzo se c’è un figlio, un
quarto se ci sono più figli;
il figlio unico ha diritto alla metà del patrimonio del genitore in mancanza di coniuge, se sono due
o più figli hanno diritto ai due terzi;
gli ascendenti (in mancanza di coniuge e figli) hanno diritto ad un terzo;
quello che residua è la quota disponibile per testamento.
Come si vede, la questione è alquanto intricata, soprattutto per l’esistenza di rapporti
familiari complessi (ci si sposa più volte, si hanno figli da diverse relazioni, introduzione delle unioni civili, ecc.) per cui è importante oggi pianificare ed essere seguiti da un bravo consulente (notaio, avvocato, consulente finanziario), cio' anche in considerazione del probabile aumento delle imposte di successione. In caso di patrimoni elevati è poi opportuno valutare il possibile impiego di strumenti quali patto di famiglia, trust, donazioni o polizze assicurative. Una corretta pianificazione consente di programmare senza traumi il passaggio generazionale del patrimonio totale e in particolare della propria azienda, sia dal punto di vista dei diritti ereditari che del carico fiscale.
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