PIR istruzioni per l'uso
Aspetti normativi e finanziari da valutare con attenzione
I Pir sono "contenitori fiscali" di strumenti finanziari (generalmente quote O.I.C.R.) introdotti con la legge di Bilancio 2017 che al verificarsi di determinate condizioni d’investimento, risulteranno non soggetti:
A. alle imposte dovute sui relativi redditi di capitale (dividendi, interessi, proventi da O.I.C.R., etc.) e/o diversi (plusvalenze) generati, purché si tratti di redditi conseguiti al di fuori dell’esercizio di impresa commerciale.
B. all’imposta sulle successioni eventualmente dovuta a causa di trasferimenti mortis causa degli stessi.
I limiti di questo contenitore sono i seguenti:
i. Per beneficiare della non applicazione del capital gain devono essere decorsi almeno 5 anni dalla sottoscrizione.
ii. Un investitore può sottoscrivere un unico PIR.
iii. L’importo massimo sottoscrivibile è di 30.000€ per singolo anno per un massimo di 150.000€.
iv. L’investitore può essere esclusivamente una persona fisica, eventualmente anche minorenne.
Queste le principali caratteristiche indicate dalla normativa, ma definito il perimetro va analizzato il suo contenuto in quanto lo strumento già sperimentato in Europa con soluzioni similari in Germania e Francia è focalizzato sull’investimento in azioni e obbligazioni di aziende nazionali per facilitarne lo sviluppo e creare un canale alternativo a quello bancario per il loro finanziamento.
Gli intermediari hanno fiutato il business e le previsioni di raccolta sono state letteralmente stracciate, si ipotizzavano 14 mld€ in 5 anni, ne sono già stati sottoscritti quasi 9.
Tutto questo entusiasmo principalmente dovuto alla neutralizzazione fiscale del capital gain per la detenzione superiore ai 5 anni, può accecare il risparmiatore e trascurare altri elementi fondamentali per la perfomance finale, quale i costi di sottoscrizione e gestione nonché l’efficacia stessa della gestione finanziaria. Attualmente i principali operatori offrono il PIR di casa, ossia un’unica soluzione contenitore-gestione dove il cliente non ha possibilità di scelta. Una valida alternativa per sfruttare sia lo strumento che il mercato conseguente è l’architettura aperta, ossia in una logica multibrand selezionare l’intermediario che mette a disposizione il contenitore da riempire con la scelta fra più comparti, anche di altre case di gestione, costruendo un vero e proprio portafoglio PIR.
L’incentivo fiscale non può essere la motivazione per lo sottoscrizione di uno strumento finanziario rivolto principalmente al mercato azionario, stravolgendo il profilo del cliente e usato per giustificare commissioni.
L’opportunità è reale, va prestata attenzione per come coglierla.
A. alle imposte dovute sui relativi redditi di capitale (dividendi, interessi, proventi da O.I.C.R., etc.) e/o diversi (plusvalenze) generati, purché si tratti di redditi conseguiti al di fuori dell’esercizio di impresa commerciale.
B. all’imposta sulle successioni eventualmente dovuta a causa di trasferimenti mortis causa degli stessi.
I limiti di questo contenitore sono i seguenti:
i. Per beneficiare della non applicazione del capital gain devono essere decorsi almeno 5 anni dalla sottoscrizione.
ii. Un investitore può sottoscrivere un unico PIR.
iii. L’importo massimo sottoscrivibile è di 30.000€ per singolo anno per un massimo di 150.000€.
iv. L’investitore può essere esclusivamente una persona fisica, eventualmente anche minorenne.
Queste le principali caratteristiche indicate dalla normativa, ma definito il perimetro va analizzato il suo contenuto in quanto lo strumento già sperimentato in Europa con soluzioni similari in Germania e Francia è focalizzato sull’investimento in azioni e obbligazioni di aziende nazionali per facilitarne lo sviluppo e creare un canale alternativo a quello bancario per il loro finanziamento.
Gli intermediari hanno fiutato il business e le previsioni di raccolta sono state letteralmente stracciate, si ipotizzavano 14 mld€ in 5 anni, ne sono già stati sottoscritti quasi 9.
Tutto questo entusiasmo principalmente dovuto alla neutralizzazione fiscale del capital gain per la detenzione superiore ai 5 anni, può accecare il risparmiatore e trascurare altri elementi fondamentali per la perfomance finale, quale i costi di sottoscrizione e gestione nonché l’efficacia stessa della gestione finanziaria. Attualmente i principali operatori offrono il PIR di casa, ossia un’unica soluzione contenitore-gestione dove il cliente non ha possibilità di scelta. Una valida alternativa per sfruttare sia lo strumento che il mercato conseguente è l’architettura aperta, ossia in una logica multibrand selezionare l’intermediario che mette a disposizione il contenitore da riempire con la scelta fra più comparti, anche di altre case di gestione, costruendo un vero e proprio portafoglio PIR.
L’incentivo fiscale non può essere la motivazione per lo sottoscrizione di uno strumento finanziario rivolto principalmente al mercato azionario, stravolgendo il profilo del cliente e usato per giustificare commissioni.
L’opportunità è reale, va prestata attenzione per come coglierla.
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