Più consulenti, meno impiegati bancari
La trasformazione in atto nel sistema distributivo bancario italiano
Il posto in banca fino a una quindicina di anni fa, era considerato sinonimo di sicurezza, un lavoro ben retribuito, tranquillo addirittura, senza spinte, pressioni, noioso in certi casi.
Oggi gli impiegati bancari, quei pochi rimasti e ancora meno in un prossimo futuro, sono meno garantiti dal punto di vista lavorativo, sono continuamente pressati a vendere prodotti spesso in conflitto di interessi o, ancor peggio, di prodotti non sempre adatti alla clientela cui si rivolgono.
Entro il 2020 in Italia verranno meno tra i 20.000 e i 25.000 posti di lavoro nel settore bancario: gli esodi per ora restano ancora volontari, spesso si ricorre al prepensionamento, non ci sono licenziamenti e non c’è cassa integrazione. Grazie al Fondo di Solidarietà in 10 anni si sono gestiti tutti gli esodi. Ma fino a quando si potrà andare avanti così?
Il futuro chiede cambiamenti: si dovrà immaginare un innovativo modello distributivo del sistema bancario che metta al centro figure professionali esclusivamente dedicate alla consulenza e meno all’attività di sportello. Oramai il grosso delle operazioni viene svolto on-line per cui la vecchia figura dell’addetto risulta assolutamente inutile, obsoleta. L’81% dei clienti utilizza ormai i canali digitali delle banche soprattutto per le operazioni e i pagamenti di tutti i giorni
Il percorso oramai è tracciato: nei prossimi anni si prevede la chiusura di metà degli attuali sportelli bancari e uno snellimento del personale. La tecnologia ha messo in crisi strutturale un intero sistema che da decenni funzionava bene, e guadagnava tantissimo.
Alla crisi strutturale di un sistema definito da molti "bancocentrico" si è affiancata una lunga fase economica caratterizzata da bassi tassi di interesse, che insieme alle rettifiche su crediti imposte dalla BCE per ammortizzare la zavorra degli NPL (non performing loans) ha profondamente minato la redditività delle banche.
La soluzione? Ridursi e trasformarsi attraverso un cambio culturale e di mentalità profondo.
La novità quest’anno arriva da Intesa Sanpaolo che ha deciso di assumere 500 nuovi dipendenti da destinare all’attività di consulente finanziario attraverso un contratto ibrido: un part-time da dipendente, a cui si aggiunge un inquadramento come lavoratore autonomo. È questo il segnale di cambiamento che apre la strada al futuro di molte reti bancarie italiane.
Oggi gli impiegati bancari, quei pochi rimasti e ancora meno in un prossimo futuro, sono meno garantiti dal punto di vista lavorativo, sono continuamente pressati a vendere prodotti spesso in conflitto di interessi o, ancor peggio, di prodotti non sempre adatti alla clientela cui si rivolgono.
Entro il 2020 in Italia verranno meno tra i 20.000 e i 25.000 posti di lavoro nel settore bancario: gli esodi per ora restano ancora volontari, spesso si ricorre al prepensionamento, non ci sono licenziamenti e non c’è cassa integrazione. Grazie al Fondo di Solidarietà in 10 anni si sono gestiti tutti gli esodi. Ma fino a quando si potrà andare avanti così?
Il futuro chiede cambiamenti: si dovrà immaginare un innovativo modello distributivo del sistema bancario che metta al centro figure professionali esclusivamente dedicate alla consulenza e meno all’attività di sportello. Oramai il grosso delle operazioni viene svolto on-line per cui la vecchia figura dell’addetto risulta assolutamente inutile, obsoleta. L’81% dei clienti utilizza ormai i canali digitali delle banche soprattutto per le operazioni e i pagamenti di tutti i giorni
Il percorso oramai è tracciato: nei prossimi anni si prevede la chiusura di metà degli attuali sportelli bancari e uno snellimento del personale. La tecnologia ha messo in crisi strutturale un intero sistema che da decenni funzionava bene, e guadagnava tantissimo.
Alla crisi strutturale di un sistema definito da molti "bancocentrico" si è affiancata una lunga fase economica caratterizzata da bassi tassi di interesse, che insieme alle rettifiche su crediti imposte dalla BCE per ammortizzare la zavorra degli NPL (non performing loans) ha profondamente minato la redditività delle banche.
La soluzione? Ridursi e trasformarsi attraverso un cambio culturale e di mentalità profondo.
La novità quest’anno arriva da Intesa Sanpaolo che ha deciso di assumere 500 nuovi dipendenti da destinare all’attività di consulente finanziario attraverso un contratto ibrido: un part-time da dipendente, a cui si aggiunge un inquadramento come lavoratore autonomo. È questo il segnale di cambiamento che apre la strada al futuro di molte reti bancarie italiane.
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