PMI e pianificazione legale tra mondo e mercati
PMI e avvocati. Un rapporto molto difficile e controverso, frutto di pregiudizi e luoghi comuni. Mentre gli altri...
Il nostro Paese è rinomato nel mondo per la qualità e la varietà dei suoi prodotti. Purtroppo le PMI spesso non sono consapevoli di ciò e gestiscono le relazioni con i mercati ed i "partners" esteri con grande approssimazione e quasi parossismo. Quante volte capita di imbattersi in improvvisati direttori vendite che hanno l'unico obiettivo di fare fatturato, spesso con conoscenza atecnica della lingua inglese, che, pur di bloccare l'ordine, propongono e fanno sottoscivere modelli contrattuali frettolosamente "scaricati" da internet.
"Così abbiamo fatto il contratto"!
Il disastro è assicurato ed il lavoro del legale, solo dopo consultato, molto difficile.
Magari si tratta di andare a fare arbitrati a Doha o a Singapore...
I concorrenti delle PMI in giro per il mondo hanno invece, mediamente, una maggiore preparazione e consapevolezza della necessità dell'assistenza di un giurista d'impresa in ogni fase della gestione con il futuro interlocutore.
Proprio qui sta la differenza.
Da noi l'avvocato è vissuto come un male necessario, che costa molto e non produce risultato immediato, che parla un linguaggio iniziatico e si muove in un mondo, quello dei Tribunali, dove i normali concetti di spazio e di tempo evaporano e si dilatano all'infinito, dove chi ha torto finisce con l'avere ragione e viceversa.
Questa è una concezione obsoleta della professione legale, portato di pregiudizi storici e letterari ma ancora molto radicata, anche tra gli imprenditori.
Oggi il moderno avvocato d'impresa è, al contrario, un professionista che sa non solo di diritto ma anche di geoeconomia e geopolitica.
Soprattutto un professionista che lavora per prevenire il contenzioso stragiudialmente e, se del caso gestirlo con adeguate clausole di salvaguardia.
Le SME estere hanno ben compreso l'importanza di avere il legale a fianco e non di fronte all'imprenditore. Hanno trasformato un costo in una risorsa.
Il giurista d'impresa fa parte del "board" che decide.
A partire dall'esame del sistema Paese nel cui mercato dovrà essere posizionato il prodotto.
Per proseguire con l'analisi della legislazione comparata e delle possibilità di finanziamenti sovranazionali, laddove si voglia investire direttamente in quel Paese.
Per valutare la contrattualistica e la normativa applicabile, calibrata caso per caso e non gestita con formulari e modelli.
Per gestire poi la trattativa, il negoziato, punto centrale di tutto.
Dove non contano solo codici e testi ma entrano in gioco precise capacità negoziali e relazionali che non tutti hanno.
Insomma, il cambio di mentalità richiesto alle nostre PMI è veramente profondo e vasto.
Tuttavia la pianificazione legale all'interno dell'impresa è ormai una questione di sopravvivenza.
I quadranti geopolitici di tradizionale riferimento per l'export italiano sono stati, infatti, sostituiti da altri, molto meno rassicuranti ed esposti a volatilià economico-finanziarie repentine.
Per converso, gli imprenditori stranieri che, come detto prima, cercano e trovano in Italia qualità ed eccellenza, spesso hanno buon gioco nell'imporre le proprie richieste, trovando interlocutori che, pur di far sottoscrivere ordine e conferma d'ordine, sono disposti a svendersi.
Ci sarebbero da fare, "a latere", severe riflessioni su come sia stata gestita l'assitenza istituzionale allo sviluppo del sistema Italia.
Ci asteniamo per non cadere, come si dice oggi, nel "populismo".
Quello che è certo è che, senza una struttura legale e validi e preparati negoziatori, le PMI continueranno a soffrire di un "vizio d'origine" assai invalidante.
Come i dati del nostro sistema Paese continuano, desolatamente, a dimostrare.
"Così abbiamo fatto il contratto"!
Il disastro è assicurato ed il lavoro del legale, solo dopo consultato, molto difficile.
Magari si tratta di andare a fare arbitrati a Doha o a Singapore...
I concorrenti delle PMI in giro per il mondo hanno invece, mediamente, una maggiore preparazione e consapevolezza della necessità dell'assistenza di un giurista d'impresa in ogni fase della gestione con il futuro interlocutore.
Proprio qui sta la differenza.
Da noi l'avvocato è vissuto come un male necessario, che costa molto e non produce risultato immediato, che parla un linguaggio iniziatico e si muove in un mondo, quello dei Tribunali, dove i normali concetti di spazio e di tempo evaporano e si dilatano all'infinito, dove chi ha torto finisce con l'avere ragione e viceversa.
Questa è una concezione obsoleta della professione legale, portato di pregiudizi storici e letterari ma ancora molto radicata, anche tra gli imprenditori.
Oggi il moderno avvocato d'impresa è, al contrario, un professionista che sa non solo di diritto ma anche di geoeconomia e geopolitica.
Soprattutto un professionista che lavora per prevenire il contenzioso stragiudialmente e, se del caso gestirlo con adeguate clausole di salvaguardia.
Le SME estere hanno ben compreso l'importanza di avere il legale a fianco e non di fronte all'imprenditore. Hanno trasformato un costo in una risorsa.
Il giurista d'impresa fa parte del "board" che decide.
A partire dall'esame del sistema Paese nel cui mercato dovrà essere posizionato il prodotto.
Per proseguire con l'analisi della legislazione comparata e delle possibilità di finanziamenti sovranazionali, laddove si voglia investire direttamente in quel Paese.
Per valutare la contrattualistica e la normativa applicabile, calibrata caso per caso e non gestita con formulari e modelli.
Per gestire poi la trattativa, il negoziato, punto centrale di tutto.
Dove non contano solo codici e testi ma entrano in gioco precise capacità negoziali e relazionali che non tutti hanno.
Insomma, il cambio di mentalità richiesto alle nostre PMI è veramente profondo e vasto.
Tuttavia la pianificazione legale all'interno dell'impresa è ormai una questione di sopravvivenza.
I quadranti geopolitici di tradizionale riferimento per l'export italiano sono stati, infatti, sostituiti da altri, molto meno rassicuranti ed esposti a volatilià economico-finanziarie repentine.
Per converso, gli imprenditori stranieri che, come detto prima, cercano e trovano in Italia qualità ed eccellenza, spesso hanno buon gioco nell'imporre le proprie richieste, trovando interlocutori che, pur di far sottoscrivere ordine e conferma d'ordine, sono disposti a svendersi.
Ci sarebbero da fare, "a latere", severe riflessioni su come sia stata gestita l'assitenza istituzionale allo sviluppo del sistema Italia.
Ci asteniamo per non cadere, come si dice oggi, nel "populismo".
Quello che è certo è che, senza una struttura legale e validi e preparati negoziatori, le PMI continueranno a soffrire di un "vizio d'origine" assai invalidante.
Come i dati del nostro sistema Paese continuano, desolatamente, a dimostrare.
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