È possibile vivere di rendita?
Non è impossibile, se si dispone di somme importanti. Anche in un Paese ormai non particolarmente “amico” degli investimenti (la tassazione delle rendite finanziarie è balzata dal 12,5% al 26% in due anni e mezzo, titoli di Stato a parte), vivere di rendita facendo fruttare i propri risparmi non è un sogno. Soppesando accuratamente le componenti del proprio portafoglio in base all’età, al profilo di rischio e alle personali necessità reddituali.
Ci sono però alcune importanti avvertenze che valgono per tutti. In primo luogo diversificare i propri investimenti, frazionando i rischi anche su base internazionale e valutaria, poiché anche gli Stati possono fallire.
In secondo luogo bisogna puntare su strumenti con cedole e dividendi alti, in grado di generare reddito con una certa regolarità. Che possano, insomma, garantire un flusso di entrate a scadenze certe, come avviene per lo stipendio o la pensione.
Attenzione, terza regola d’oro, anche alla protezione dall’inflazione, l’aumento dei prezzi che “mangia” il potere d’acquisto: anche se al momento l’Italia sfiora la deflazione, la dinamica del caro prezzi potrebbe tornare a crescere. Il nemico da sconfiggere, in particolare, è l’inflazione del Paese nel quale verrà speso il reddito.
Quarta buona norma è quella di costruirsi un portafoglio con strumenti liquidi, ossia che si possono vendere in caso di necessità. Niente immobili quindi, perché come ha dimostrato la recente crisi sono intrinsecamente illiquidi: quando i prezzi crollano non è facile venderli (se non “sottocosto”).
Infine, non cercare di fare i fenomeni con ritorni a doppia cifra: è sufficiente una crescita moderata del capitale, che garantisca cedole periodiche, una protezione dall’inflazione e soprattutto eviti di bruciare il capitale nei periodici “cigni neri” che colpiscono le Borse.
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