Prestiti sociali coop, come funzionano?


Chi controlla questi depositi, che grado di protezione hanno rispetto ai conti correnti tradizionali.
Prestiti sociali coop, come funzionano?
Periodicamente le banche vengono sottoposte agli "stress test" dalle autorità di vigilanza. Queste procedure dovrebbero essere estese anche al sistemo cooperativo, infatti le principali cooperative a marchio coop raccolgono risparmi per 11-12 miliardi di euro coinvolgendo qualcosa come più di un milione di soci, questi dati pongono queste realtà fra i primi 25 intermediari come raccolta di depositi da clientela nel nostro paese.

In un contesto di crisi economica che dura ormai da molti anni, la redditività delle cooperative di consumo è stata messa a dura prova facendo sorgere molte domande sui rischi che corrono i soci nel versare i propri denari sui libretti di prestito sociale. Questo fenomeno infatti, non è vigilato da Bankitalia e non è assistito dal fondo di garanzia di tutela dei depositi sino a 100 mila euro che accompagna la clientela bancaria.

Le regole che disciplinano la raccolta del risparmio all'interno delle cooperative è lasciato prevalentemente alla auto determinazione delle singole realtà cooperative e le verifiche sono affidate solitamente all'auto controllo interno. Attualmente, le scelte ed i criteri su come investire i denari raccolti col prestito sociale, rimangono tendenzialmente sconosciute ai soci, che rilasciano tacitamente una delega ampia a chi deve gestire ed impiegare questi denari, che dovrebbero essere da statuto "destinati al perseguimento dell'oggetto sociale", ma che a volte, vengono dirottati in investimenti in finanza.

È ancora fresco il caso delle cooperative Operaie di Trieste, per il quale è stato richiesto il fallimento coinvolgendo più di 15.000 soci per oltre 100 milioni di euro. A questo punto, visto che i rendimenti offerti da questi prestiti sociali vanno dallo 0,10% all'1% lordo nella migliore delle ipotesi, (spesso col sistema a scagliogni) viene da chiedersi, ma il gioco vale la candela? Ogni investitore è libero di fare le proprie scelte di investimento, ma tale scelta (come lasciare i denari parcheggiati su un conto bancario) è definibile investimento? Occorrerebbe un maggior approfondimento del fattore rischio- rendimento che è conseguenza diretta di una scelta informata e consapevole.

Proprio negli ultimi tempi Bankitalia è tornata sul tema della raccolta del risparmio da parte dei soggetti diversi dalle banche, indicando criteri di patrimonio da osservare per chi raccoglie risparmio dal pubblico e dei criteri di trasparenza e comunicazione alla clientela dei rischi connessi alle varie tipologie di impiego del denaro proposte. Saranno sufficienti queste indicazioni emesse da Bankitalia od occorrerà una riforma più strutturata del settore, andando ad allineare i controlli sul sistema cooperativo con quelli in vigore sul settore bancario? Viste le recenti vicende di dissesto che hanno interessato numerose banche (vedi Mps, Bpvi,Veneto banca ecc ) sembrerebbe che la vigilanza da parte di un regolatore non sia condizione sufficiente ad assicurare una "buona gestio", ma gran parte del lavoro dovrebbe essere effettuato in primis dal management interno assisito dalle funzioni interne di controllo, solo così questi attori che rivestono un ruolo cruciale nell'economia potranno continuare a svolgere il loro compito in maniera trasparente.

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di Giuseppe Giusto

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