Previdenza complementare: un’occasione da non sprecare
Il dibattito politico è tornato sul tema della Quota 100
Qualora si adotti la Quota 100, l’anticipo sarà limitato a circa 2-3 anni ed ancora è prematuro sapere se ciò comporterà un taglio dell’assegno mensile e soprattutto è difficile prevedere se il maggior impegno finanziario si possa tradurre in futuro in altre riforme più penalizzanti. Una storia infinita da Amato a Monti, in cui si sono susseguite riforme sempre più penalizzanti, allo scopo di rendere il sistema sostenibile e sicuro nel lungo periodo, a fronte di un costante aumento della capacità di invecchiamento e di una denatalità di proporzioni agghiaccianti. Il vero dibattito dovrebbe essere incentrato sull’incentivazione delle forme pensionistiche complementari per portare il sistema in equilibro. Se supportate e incentivate con adeguati benefici fiscali, potrebbero essere la risposta giusta all’esigenza di ridurre il rischio di prestazioni insufficienti.
La fascia di popolazione più penalizzata resta quella dei giovani. La ragione principale va ricercata nelle difficoltà di entrare nel mercato del lavoro con rapporti continuativi e retribuzioni congrue.
In secondo luogo dobbiamo migliorare il livello di educazione finanziaria e previdenziale di tutte le fasce di popolazione. Per alcune categorie di lavoratori puntare oggi solo sui comparti garantiti è una perdita di opportunità soprattutto in un mercato di tassi bassi. Tra l’altro spesso gli iscritti alle forme di previdenza complementare continuano a rimanere nel comparto di ingresso e conseguentemente a non modificare il portafoglio nel corso del ciclo di vita.
Il contesto
In Italia sono sempre le regioni più ricche ad avere tassi di partecipazione più elevati (pari al 35% delle forze lavoro, con punte del 45%-50%). In queste aree i versamenti contributivi - 3.000/3.500 euro all’anno in media - sono più che doppi rispetto a gran parte del Mezzogiorno. Sotto i 34 anni la partecipazione alla previdenza complementare è del 19% ed è di oltre un terzo inferiore rispetto a fasce di età più mature, con una contribuzione pari a meno della metà (dati fonte Covip - Organismo di controllo dei Fondi Pensione).
Purtroppo si tende a procrastinare il problema, a causa di una scarsa educazione finanziaria: il tema delle pensioni riguarda una questione remota per cui si tende a non porsi il problema con lo "slogan": "chissà se ci arriverò". Invece l’innalzamento della speranza di vita ci condurrà ad allungare il tempo di quiescenza. Infine in maniera distorta siamo tentati a guardare a chi in pensione c’è già: purtroppo le condizioni dei futuri pensionati non sono paragonabili a quelle di coloro i quali in pensione ci sono oggi.
Che fare
In primo luogo occorre fermarsi un attimo e definire i propri obiettivi economici ponendosi le seguenti domande:
* Quale sarà il mio stile di vita quando sarò in pensione?
* Riuscirò a mantenere il mio attuale tenore di vita?
* Quali nuove spese dovrò far fronte?
* Quali attività potrò fare nel tempo libero?
In secondo luogo, quantificare le risorse su cui si potrà contare è fondamentale (Immobili, Capitali, Polizze, Fondi Pensione...)
A questo punto occorre chiedersi:
* Il tempo è un mio alleato?
* I mercati sono un amico o un nemico?
* Il TFR, contributo datoriale e volontario, e il fisco possono aiutarmi?
Il fattore Tempo
Il tempo è certamente un alleato: dovendo raggiungere una determinata somma nel futuro, più tempo ho a disposizione, minore è il "sacrificio" presente nel rinunciare ad una parte del reddito spendibile.
I mercati
I mercati sono un alleato: il regime della capitalizzazione composta (interessi sugli interessi) mi aiuta in modo esponenziale nel raggiungere la meta.
In secondo luogo un piano a lungo termine consente di controllare l’emotività per sfruttare la volatilità: un orientamento di lungo periodo consente di approfittare degli alti e bassi di Borsa.
Solo quando sarò relativamente vicino alla pensione e avrò accumulato un certo capitale, allora sarà opportuno mettere al sicuro il capitale in forme garantite.
Le risorse
Le risorse possono venire oltre che dai propri contributi volontari, dai contributi del datore di lavoro e dalla quota del TFR. I fondi negoziali (riservati a certe categorie di dipendenti a seguito di accordi con i sindacati di categoria) e quelli aperti (in cui possono aderire tutti, lavoratori dipendenti, autonomi ma anche non occupati) hanno reso nel 2017 in media rispettivamente il 2.6% e il 3.3%. Nello stesso periodo il TFR si è rivalutato dell’1.7%.
Il fisco
Al momento della contribuzione è possibile dedurre dal reddito complessivo i contributi versati sino ad un limite massimo di 5.164,57 euro
Tale importo comprende:
> I contributi volontari
> l’eventuale contributo del datore di lavoro
> versamenti effettuati a favore di soggetti fiscalmente a carico;
è esclusa la quota del TFR.
I rendimenti sono tassati al 20% anziché al 26%
Al momento del pagamento della prestazione pensionistica l’aliquota si riduce al crescere degli anni di partecipazione alla previdenza complementare: per i primi 15 anni l’aliquota è pari al 15%, dal sedicesimo anno si riduce dello 0.30% per ogni anno fino al massimo del 6%. Con almeno 35 anni di contribuzione l’aliquota quindi scende al 9%
Non è tassata tutta la prestazione erogata, ma soltanto la parte corrispondente ai contributi dedotti durante il periodo di partecipazione
Riepilogando:
Prima si inizia meglio è:
* minore sono le risorse da accantonare periodicamente
* i mercati ci aiutano sfruttando a nostro vantaggio le oscillazioni dei prezzi
* la forma di capitalizzazione composta (interessi sugli interessi) ci dà una marcia in più per raggiungere il nostro obiettivo
* maggiore è il beneficio fiscale
Un’ottima idea è pensare alla forma pensionistica anche per i propri figli prima ancora che entrino nel modo del lavoro (i contributi per i familiari a carico sono deducibili!)
La fascia di popolazione più penalizzata resta quella dei giovani. La ragione principale va ricercata nelle difficoltà di entrare nel mercato del lavoro con rapporti continuativi e retribuzioni congrue.
In secondo luogo dobbiamo migliorare il livello di educazione finanziaria e previdenziale di tutte le fasce di popolazione. Per alcune categorie di lavoratori puntare oggi solo sui comparti garantiti è una perdita di opportunità soprattutto in un mercato di tassi bassi. Tra l’altro spesso gli iscritti alle forme di previdenza complementare continuano a rimanere nel comparto di ingresso e conseguentemente a non modificare il portafoglio nel corso del ciclo di vita.
Il contesto
In Italia sono sempre le regioni più ricche ad avere tassi di partecipazione più elevati (pari al 35% delle forze lavoro, con punte del 45%-50%). In queste aree i versamenti contributivi - 3.000/3.500 euro all’anno in media - sono più che doppi rispetto a gran parte del Mezzogiorno. Sotto i 34 anni la partecipazione alla previdenza complementare è del 19% ed è di oltre un terzo inferiore rispetto a fasce di età più mature, con una contribuzione pari a meno della metà (dati fonte Covip - Organismo di controllo dei Fondi Pensione).
Purtroppo si tende a procrastinare il problema, a causa di una scarsa educazione finanziaria: il tema delle pensioni riguarda una questione remota per cui si tende a non porsi il problema con lo "slogan": "chissà se ci arriverò". Invece l’innalzamento della speranza di vita ci condurrà ad allungare il tempo di quiescenza. Infine in maniera distorta siamo tentati a guardare a chi in pensione c’è già: purtroppo le condizioni dei futuri pensionati non sono paragonabili a quelle di coloro i quali in pensione ci sono oggi.
Che fare
In primo luogo occorre fermarsi un attimo e definire i propri obiettivi economici ponendosi le seguenti domande:
* Quale sarà il mio stile di vita quando sarò in pensione?
* Riuscirò a mantenere il mio attuale tenore di vita?
* Quali nuove spese dovrò far fronte?
* Quali attività potrò fare nel tempo libero?
In secondo luogo, quantificare le risorse su cui si potrà contare è fondamentale (Immobili, Capitali, Polizze, Fondi Pensione...)
A questo punto occorre chiedersi:
* Il tempo è un mio alleato?
* I mercati sono un amico o un nemico?
* Il TFR, contributo datoriale e volontario, e il fisco possono aiutarmi?
Il fattore Tempo
Il tempo è certamente un alleato: dovendo raggiungere una determinata somma nel futuro, più tempo ho a disposizione, minore è il "sacrificio" presente nel rinunciare ad una parte del reddito spendibile.
I mercati
I mercati sono un alleato: il regime della capitalizzazione composta (interessi sugli interessi) mi aiuta in modo esponenziale nel raggiungere la meta.
In secondo luogo un piano a lungo termine consente di controllare l’emotività per sfruttare la volatilità: un orientamento di lungo periodo consente di approfittare degli alti e bassi di Borsa.
Solo quando sarò relativamente vicino alla pensione e avrò accumulato un certo capitale, allora sarà opportuno mettere al sicuro il capitale in forme garantite.
Le risorse
Le risorse possono venire oltre che dai propri contributi volontari, dai contributi del datore di lavoro e dalla quota del TFR. I fondi negoziali (riservati a certe categorie di dipendenti a seguito di accordi con i sindacati di categoria) e quelli aperti (in cui possono aderire tutti, lavoratori dipendenti, autonomi ma anche non occupati) hanno reso nel 2017 in media rispettivamente il 2.6% e il 3.3%. Nello stesso periodo il TFR si è rivalutato dell’1.7%.
Il fisco
Al momento della contribuzione è possibile dedurre dal reddito complessivo i contributi versati sino ad un limite massimo di 5.164,57 euro
Tale importo comprende:
> I contributi volontari
> l’eventuale contributo del datore di lavoro
> versamenti effettuati a favore di soggetti fiscalmente a carico;
è esclusa la quota del TFR.
I rendimenti sono tassati al 20% anziché al 26%
Al momento del pagamento della prestazione pensionistica l’aliquota si riduce al crescere degli anni di partecipazione alla previdenza complementare: per i primi 15 anni l’aliquota è pari al 15%, dal sedicesimo anno si riduce dello 0.30% per ogni anno fino al massimo del 6%. Con almeno 35 anni di contribuzione l’aliquota quindi scende al 9%
Non è tassata tutta la prestazione erogata, ma soltanto la parte corrispondente ai contributi dedotti durante il periodo di partecipazione
Riepilogando:
Prima si inizia meglio è:
* minore sono le risorse da accantonare periodicamente
* i mercati ci aiutano sfruttando a nostro vantaggio le oscillazioni dei prezzi
* la forma di capitalizzazione composta (interessi sugli interessi) ci dà una marcia in più per raggiungere il nostro obiettivo
* maggiore è il beneficio fiscale
Un’ottima idea è pensare alla forma pensionistica anche per i propri figli prima ancora che entrino nel modo del lavoro (i contributi per i familiari a carico sono deducibili!)
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