Prospettive sui Disturbi Specifici d'Apprendimento
Non basta dispensare da eccessive fatiche e compensare le difficoltà. Il vissuto dei bambini con DSA va supportato adeguatamente. Come aiutarli?
I DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento) sono un gruppo di disturbi di interesse clinico-multidisciplinare che includono: dislessia (disturbo di lettura in termini di mancanza di correttezza e/o eccessiva lentezza), disortografia (disturbo di scrittura in termini ortografico-grammaticali), disgrafia (disturbo di scrittura nello specifico del "segno grafico") e discalculia (disturbo che riguarda le abilità numerico-matematiche).
Dal gennaio 2007, con la "Consensus Conference", ben 10 associazioni e società scientifiche che si occupano di DSA hanno trovato un accordo sulle pratica clinica, definendo quali siano le Linee Guida da utilizzare per fare Diagnosi valide ai fini scolastici, per poter fornire ai bambini con DSA gli strumenti compensativi e dispensativi di cui hanno bisogno per apprendere senza eccessive difficoltà. Grazie alla ricerca clinica e neuro-scientifica, nonché all'impegno delle Associazioni che hanno effettuato formazione e campagne di informazione (in primis citiamo la AID, Associazione Italiana Dislessia), oggi v'è maggior conoscenza dei DSA. Gli insegnanti e i genitori sono molto più attenti nel cogliere alcuni segnali che possono far pensare ad uno di questi disturbi, già durante il primo e il secondo anno della Scuola Primaria di 1° grado.
I bambini con DSA, correttamente diagnosticati, oggi devono esser dispensati dalla lettura ad alta voce, dai dettati, dalle verifiche con domande di difficile interpretazione o con doppia negazione e da alcune tipologie di esercizi (per esempio: la traduzione dall’italiano in inglese). Inoltre, devono aver a disposizione gli strumenti compensativi, quali: il Personal Computer, il registratore vocale, il dizionario elettronico e altri strumenti sempre più tecnologici. Nei programmi di riabilitazione condotti da Psicologi e Logopedisti il bambino deve esser aiutato a sviluppare le competenze deficitarie (fin dove è possibile, perché ricordiamo che i DSA hanno una base neurobiologica) e stimolato nel trovare strategie che permettano loro di apprendere attraverso strade alternative a quella deficitaria (ad esempio, i bambini con DSA imparano a far propri molto velocemente gli schemi e le mappe concettuali).
La Consensus Conference, inoltre, sostiene anche l'importanza della "gestione del disagio psicologico" che può esser esperito dal bambino con DSA a scuola. Su questo, tuttavia, sono necessarie delle considerazioni più estese.
Il vissuto psicologico del bambino con DSA è spesso costellato da malessere, rifiuto scolastico e difficoltà relazionali con i pari. Dobbiamo pensare alla scuola di oggi come un sistema che si poggia su competenze prettamente linguistico-logico-matematiche, imponendo spesso forti carichi di studio. Tutto ciò non facilita, in un bambino intelligente ma con DSA, l'adattamento al contesto scolastico.
Inoltre, i programmi sono comprensibilmente poco differenziati per necessità di finire i programmi didattici. Pertanto questi bambini, che avranno sicuramente abilità molto forti in altri campi in quanto dotati di normale o superiore intelligenza, non possono esprimere il meglio di loro e, se non valorizzati, finiranno col sentirsi sempre in difetto rispetto ai compagni che non presentano "quell'inimicizia innata con i numeri e le lettere".
Dunque, considerando l'importanza delle implicazioni psicologiche, sarebbe utile sostenere dei programmi di formazione alle insegnanti, da parte di professionisti esperti in DSA (Psicologi e Neuropsichiatri Infantili, con il supporto di Logopedisti). È necessario diffondere il messaggio che gli studenti con DSA hanno bisogno di aiuto e supporto non solo per compensare il "gap" creato dal disturbo, ma anche al fine di individuare obiettivi adeguati e alternativi sulla base delle potenzialità di ciascun bambino/adolescente.
In alcune scuole, programmi psico-educativi alle insegnanti (definiti di Teachers Training) sono già condotti, ma in molte realtà italiane si è lungi dal realizzare sinergia tra cultura e benessere psicologico. Per fare tutto ciò è necessario promozione una cultura che favorisca le pari opportunità, diffondendo il valore della cultura psicologica anche nel contesto scolastico.
Dal gennaio 2007, con la "Consensus Conference", ben 10 associazioni e società scientifiche che si occupano di DSA hanno trovato un accordo sulle pratica clinica, definendo quali siano le Linee Guida da utilizzare per fare Diagnosi valide ai fini scolastici, per poter fornire ai bambini con DSA gli strumenti compensativi e dispensativi di cui hanno bisogno per apprendere senza eccessive difficoltà. Grazie alla ricerca clinica e neuro-scientifica, nonché all'impegno delle Associazioni che hanno effettuato formazione e campagne di informazione (in primis citiamo la AID, Associazione Italiana Dislessia), oggi v'è maggior conoscenza dei DSA. Gli insegnanti e i genitori sono molto più attenti nel cogliere alcuni segnali che possono far pensare ad uno di questi disturbi, già durante il primo e il secondo anno della Scuola Primaria di 1° grado.
I bambini con DSA, correttamente diagnosticati, oggi devono esser dispensati dalla lettura ad alta voce, dai dettati, dalle verifiche con domande di difficile interpretazione o con doppia negazione e da alcune tipologie di esercizi (per esempio: la traduzione dall’italiano in inglese). Inoltre, devono aver a disposizione gli strumenti compensativi, quali: il Personal Computer, il registratore vocale, il dizionario elettronico e altri strumenti sempre più tecnologici. Nei programmi di riabilitazione condotti da Psicologi e Logopedisti il bambino deve esser aiutato a sviluppare le competenze deficitarie (fin dove è possibile, perché ricordiamo che i DSA hanno una base neurobiologica) e stimolato nel trovare strategie che permettano loro di apprendere attraverso strade alternative a quella deficitaria (ad esempio, i bambini con DSA imparano a far propri molto velocemente gli schemi e le mappe concettuali).
La Consensus Conference, inoltre, sostiene anche l'importanza della "gestione del disagio psicologico" che può esser esperito dal bambino con DSA a scuola. Su questo, tuttavia, sono necessarie delle considerazioni più estese.
Il vissuto psicologico del bambino con DSA è spesso costellato da malessere, rifiuto scolastico e difficoltà relazionali con i pari. Dobbiamo pensare alla scuola di oggi come un sistema che si poggia su competenze prettamente linguistico-logico-matematiche, imponendo spesso forti carichi di studio. Tutto ciò non facilita, in un bambino intelligente ma con DSA, l'adattamento al contesto scolastico.
Inoltre, i programmi sono comprensibilmente poco differenziati per necessità di finire i programmi didattici. Pertanto questi bambini, che avranno sicuramente abilità molto forti in altri campi in quanto dotati di normale o superiore intelligenza, non possono esprimere il meglio di loro e, se non valorizzati, finiranno col sentirsi sempre in difetto rispetto ai compagni che non presentano "quell'inimicizia innata con i numeri e le lettere".
Dunque, considerando l'importanza delle implicazioni psicologiche, sarebbe utile sostenere dei programmi di formazione alle insegnanti, da parte di professionisti esperti in DSA (Psicologi e Neuropsichiatri Infantili, con il supporto di Logopedisti). È necessario diffondere il messaggio che gli studenti con DSA hanno bisogno di aiuto e supporto non solo per compensare il "gap" creato dal disturbo, ma anche al fine di individuare obiettivi adeguati e alternativi sulla base delle potenzialità di ciascun bambino/adolescente.
In alcune scuole, programmi psico-educativi alle insegnanti (definiti di Teachers Training) sono già condotti, ma in molte realtà italiane si è lungi dal realizzare sinergia tra cultura e benessere psicologico. Per fare tutto ciò è necessario promozione una cultura che favorisca le pari opportunità, diffondendo il valore della cultura psicologica anche nel contesto scolastico.
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