Pubblicare le foto dei figli sui social: quali rischi e limiti legali?
Il Game
Secondo Alessandro Baricco la rivoluzione è già compiuta.
Ormai siamo in quello che lo scrittore italiano definisce il “Game”, dove non esiste differenza tra il mondo reale e quello digitale.
É normale che questa rivoluzione tecnologica, divenuta inevitabilmente anche sociale, abbia avuto ripercussioni nelle varie aree del diritto.
L’impatto è stato evidente, per esempio, nel settore penale nel quale, anche a causa della pandemia, si è registrato un calo dei reati “classici” in favore di quelli informatici.
I social e il diritto di famiglia
L’insurrezione digitale ha avuto la sua influenza ovviamente anche nel diritto di famiglia.
I temi sono tanti: dalle modalità con cui si tradisce (la Corte di Cassazione ha equiparato il tradimento virtuale a quello fisico), a quelle con cui si scopre o si prova il tradimento (ormai le chat di whatsapp sono considerate un mezzo di prova anche in Tribunale), fino alle discussioni tra ex coniugi sulla pubblicazione delle foto dei figli minori sui social.
Il fenomeno dello sharenting
É giusto pubblicare sui social le foto dei propri figli minori?
Il tema è delicato. Si tratta di un comportamento molto diffuso, eppure in tanti ne segnalano i rischi connessi sia in termini di privacy che di sicurezza.
E’ sotto gli occhi di tutti come, nel periodo emergenziale, l’attività dei genitori di postare, pubblicare foto dei figli si sia notevolmente intensificata.
Per descrivere questo fenomeno di eccessiva sovraesposizione della vita dei figli sui social da parte dei genitori si è coniato il termine sharenting. E’ una prassi di molti vip (i maggiori esponenti sono notoriamente Chiara Ferragni e Fedez), ma non solo.
Infatti, secondo le statistiche sette genitori su dieci pubblicano le foto dei figli sui social considerandolo un vero e proprio diritto. A ciò va aggiunto che il 20% delle foto sarebbe di contenuto imbarazzante.
Che cosa dice la legge a riguardo?
Principalmente sono tre i presupposti che rendono legittima la pubblicazione delle foto di un minore in rete:
- è richiesto il consenso di entrambi i genitori;
- i post devono rispettare il decoro, la reputazione e l’immagine del protagonista;
- se il figlio ha compiuto 14 anni deve dare la sua approvazione.
La gestione dell’immagine pubblica del minore per le coppie separate
É evidente che, a livello pratico, i problemi sorgono nella maggior parte dei casi quando i genitori sono separati.
L’importanza e la delicatezza dell’argomento suggeriscono, pertanto, l’opportunità che tale aspetto venga regolamentato nelle condizioni dei ricorsi per separazione per evitare che possano sorgere controversie in seguito.
In sostanza, i coniugi sono chiamati da subito a esprimere il consenso o il dissenso alla diffusione delle foto dei figli sui social. Nello stesso accordo potrebbe essere anche incluso l’impegno ad evitare che terzi possano pubblicare le foto dei figli.
Il riferimento è, principalmente, ai nuovi compagni. Infatti, ci sono stati provvedimenti di alcuni Tribunali che hanno ordinato la rimozione delle foto pubblicate dal nuovo partner dell’ex coniuge sui propri social senza il consenso dell’altro genitore, prevedendo una penale per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione dell’ordine.
Il protocollo del Tribunale di Mantova a tutela della web baby reputation
Il Tribunale di Mantova si è distinto in questa “campagna di sensibilizzazione” diffondendo un nuovo modello per le conclusioni congiunte che gli avvocati redigono negli affari di diritto di famiglia.
In tale protocollo, al punto n. 4, su proposta dell'Avvocato Camilla Signorini, è stato inserito il «divieto di pubblicare le foto dei figli sul profilo Facebook nonché su ogni altro social network, provvedendosi alla immediata rimozione di quelle esistenti».
É importante sottolineare come tale veto prescinda dal consenso dell’altro genitore che, come detto in precedenza, di regola, costituisce il presupposto per la pubblicazione.
Le suddette linee guida rappresentano la cristallizzazione di una prassi giudiziaria che promuove la tutela della sicurezza e della vita privata dei bambini richiamando una serie di norme e di leggi già esistenti: l'articolo 10 del codice civile, la legislazione sulla privacy, il regolamento europeo e la Convenzione di New York sui diritti dell'infanzia del 1989.
É, quindi, un’iniziativa a tutela di quella che viene chiamata “web baby reputation”.
L’obiettivo, però, non è solo quello della salvaguardia della privacy e della reputazione digitale dei minori, ma anche quello di mettere in guardia i genitori sui pericoli della rete, dal cyberbullismo alla pedopornografia.
La pubblicazione delle foto di minori sui social è, infatti, potenzialmente pericolosa nella misura in cui gli stessi, di fatto, vengo esposti in una vetrina online, alla quale può connettersi un’infinità di interlocutori sconosciuti.
Le nuove responsabilità dei genitori: il dovere di educazione all’utilizzo dei mezzi di comunicazione e la funzione sociale dell’avvocato
Il giurista Carlo Jemolo affermava anni fa che “la famiglia è un’isola che il diritto deve solo lambire”.
Ma, probabilmente, non può essere più così. A mio modesto parere siamo dinanzi ad una nuova frontiera del diritto di famiglia e viviamo in un contesto sociale che non può prescindere dall’intervento del diritto, o quanto meno di una cultura giuridica, all’interno di una famiglia.
Infatti, l’avvento dei social comporta nuovi doveri e nuove responsabilità per i genitori, tra cui quella di impartire al figlio un'adeguata educazione all’utilizzo dei mezzi di comunicazione a cui si aggiunge una necessaria attività di vigilanza volta a prevenire che il minore possa essere vittima di abusi da parte di terzi a mezzo internet o, al contrario, sia autore egli stesso di comportamenti rilevanti sul piano civile o penale.
Addirittura, secondo alcune pronunce un utilizzo anomalo del mezzo informatico da parte dei minori è sintomatico di scarsa educazione e vigilanza e può condurre ad una limitazione della responsabilità genitoriale.
Di tali nuovi doveri e responsabilità non tutti sono pienamente consapevoli, anche se le conseguenze possono essere pesanti.
Diventa, quindi, fondamentale fare informazione e questa può essere una sfida che noi avvocati possiamo cogliere per valorizzare al massimo l’elemento della funzione sociale che caratterizza il nostro ruolo, dentro ma anche fuori dalla giurisdizione.
Avv. Giulio Del Pizzo
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