Quando il gioco si fa serio in Cassazione
Ritrovarsi falliti senza saperlo
E’ proprio vero: il gioco è ( ri ) diventato serio in Cassazione. Ci sono voluti tanti anni, ma alla fine le regole procedurali sono state rispettate. Si torna indietro: in Corte d’Appello.
La vicenda, ovvero la fattispecie, per rimanere nel gergo giuridico, è stata la seguente: tizio, imprenditore, venne dichiarato fallito dal Tribunale; appellata la sentenza, la Corte d’Appello, ancorchè medio tempore fosse stata dedotta e provata la pendenza di un giudizio di falso avanti al Tribunale attinente alla notifica dell’atto introduttivo del procedimento pre fallimentare, ha confermato la decisione di primo grado non sospendendo il procedimento per pregiudizialità. I Giudici di piazza Cavour hanno demolito il tutto.
Orbene alcuni riflessioni: ritengo che il caso di cui mi sono occupato non sia stato un caso del tutto marginale, isolato. Tanti, immagino, sono stati i soggetti vittime di ingiustizie, basta discorrere i quotidiani; mi risulta altresì che tanti sono stati gli imprenditori, forse più nel passato ove vigeva il principio di ufficialità della dichiarazione di fallimento, che si sono ritrovati falliti anche a loro insaputa, ovvero per sviste procedurali. È bene che si sappia come, dichiarato un fallimento, si metta in moto un meccanismo costosissimo che coinvolge anche l’autorità giudiziaria penale. Giudici, cancellieri, curatori, professionisti si ritrovano affaccendati a lavorare, tutti a spese della collettività, su questioni molto complesse che poi, alla fin fine, come d’incanto, possono svanire nel nulla come nel caso appena citato grazie al ripristino della legalità determinata da una pronuncia dei supremi giudici.
Mi si potrebbe obiettare che ciò è la riprova più evidente che nel nostro Paese vige un principio di legalità. Bene, ma a quale prezzo! Ci sono errori ed errori, come dimostrano gli studi in tema di colpevolezza e di graduazione della relativa responsabilità. E allora, se ciò è vero, inopinabile come mi pare, ben venga - come auspicato dal recente governo - un controllo sull’attività dei Magistrati. È normale che i più bravi vengano premiati, trovo altrettanto normale che chi sbaglia ne debba subire le relative conseguenze negative.
Certo si più discutere sul tipo di sanzione e graduazione della colpa, ma non si può rimanere inerti di fronte a palesi violazioni delle norme giuridiche: pena la decadenza delle ordinarie regole della civile convivenza.
Fonte: Avv. Alessandro Rimato - www.gprlegal.com. Per scaricare il testo ontegrale della sentenza segui il presente link: http://www.gprlegal.com/docs/Sentenza_n.4526.14.pdf
La vicenda, ovvero la fattispecie, per rimanere nel gergo giuridico, è stata la seguente: tizio, imprenditore, venne dichiarato fallito dal Tribunale; appellata la sentenza, la Corte d’Appello, ancorchè medio tempore fosse stata dedotta e provata la pendenza di un giudizio di falso avanti al Tribunale attinente alla notifica dell’atto introduttivo del procedimento pre fallimentare, ha confermato la decisione di primo grado non sospendendo il procedimento per pregiudizialità. I Giudici di piazza Cavour hanno demolito il tutto.
Orbene alcuni riflessioni: ritengo che il caso di cui mi sono occupato non sia stato un caso del tutto marginale, isolato. Tanti, immagino, sono stati i soggetti vittime di ingiustizie, basta discorrere i quotidiani; mi risulta altresì che tanti sono stati gli imprenditori, forse più nel passato ove vigeva il principio di ufficialità della dichiarazione di fallimento, che si sono ritrovati falliti anche a loro insaputa, ovvero per sviste procedurali. È bene che si sappia come, dichiarato un fallimento, si metta in moto un meccanismo costosissimo che coinvolge anche l’autorità giudiziaria penale. Giudici, cancellieri, curatori, professionisti si ritrovano affaccendati a lavorare, tutti a spese della collettività, su questioni molto complesse che poi, alla fin fine, come d’incanto, possono svanire nel nulla come nel caso appena citato grazie al ripristino della legalità determinata da una pronuncia dei supremi giudici.
Mi si potrebbe obiettare che ciò è la riprova più evidente che nel nostro Paese vige un principio di legalità. Bene, ma a quale prezzo! Ci sono errori ed errori, come dimostrano gli studi in tema di colpevolezza e di graduazione della relativa responsabilità. E allora, se ciò è vero, inopinabile come mi pare, ben venga - come auspicato dal recente governo - un controllo sull’attività dei Magistrati. È normale che i più bravi vengano premiati, trovo altrettanto normale che chi sbaglia ne debba subire le relative conseguenze negative.
Certo si più discutere sul tipo di sanzione e graduazione della colpa, ma non si può rimanere inerti di fronte a palesi violazioni delle norme giuridiche: pena la decadenza delle ordinarie regole della civile convivenza.
Fonte: Avv. Alessandro Rimato - www.gprlegal.com. Per scaricare il testo ontegrale della sentenza segui il presente link: http://www.gprlegal.com/docs/Sentenza_n.4526.14.pdf
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