Rallentamento Economico Europeo
Cause interne ed esterne all’Europa che ne condizionano la crescita
In un mondo dove crescono le incertezze e i rischi di tipo politico e il loro impatto sulla volatilità dei mercati.
Come dimostrano alcuni studi di mercato, il rischio politico globale, che combina conflitti, terrorismo e instabilità politico-sociale, non è stato mai così rilevante come nel 2017 ed è in ascesa da circa un decennio, tanto da costituire una forte minaccia per la crescita globale.
In Europa le prolungate incertezze di tipo politico-sociale, nonostante mediamente molto più basse di altre aree come i Paesi Emergenti o l’America Latina, stanno iniziando a generare alcuni effetti di rallentamento sulla crescita interna. Una potenziale "spia" di allarme sono i dati di questo inizio anno, in cui l’Eurozona ha nel complesso registrato indicatori certamente meno brillanti delle aspettative.
Per il primo trimestre del 2018 i dati sui principali indicatori macro-economici sono stati infatti particolarmente negativi nell’Area Euro persiste, dunque, un rischio al ribasso per la crescita per cui il target della crescita di 2,3% in questo momento è da considerarsi a rischio. Nel primo trimestre infatti la crescita del PIL ha rallentato, portandosi all’1.5% annualizzato, rispetto al 2,7% dell’ultimo trimestre 2017. Anche i dati sull’inflazione core relativi al mese di aprile sono stati generalmente più deboli del previsto nell’Area Euro, attestandosi intorno allo 0,7%.
Sul risultato indicato dai dati sulla fiducia delle imprese, ha influito certamente la concomitanza di diversi fattori negativi: scioperi, maltempo, una forte epidemia di influenza in Europa centrale, la Pasqua anticipata che ha ridotto i giorni lavorati. Guardando all’esterno dell’area, alla virata protezionistica dell’amministrazione Trump, che coinvolge tutti i principali partner commerciali degli USA, si sono aggiunte nuove tensioni geopolitiche, scaturite dalla decisione degli USA di introdurre nuove sanzioni verso la Russia e di uscire dall’accordo di denuclearizzazione con l’Iran del 2015, firmato allora anche da Europa, UK, Russia e Cina. I prezzi delle materie prime sono saliti bruscamente e il petrolio in euro è tornato sui livelli più elevati dal 2014, +15% da inizio anno.
A queste recenti novità sul panorama politico globale, si sommano rischi di tipo politico interno.
Come dimostrano alcuni studi di mercato, il rischio politico globale, che combina conflitti, terrorismo e instabilità politico-sociale, non è stato mai così rilevante come nel 2017 ed è in ascesa da circa un decennio, tanto da costituire una forte minaccia per la crescita globale.
In Europa le prolungate incertezze di tipo politico-sociale, nonostante mediamente molto più basse di altre aree come i Paesi Emergenti o l’America Latina, stanno iniziando a generare alcuni effetti di rallentamento sulla crescita interna. Una potenziale "spia" di allarme sono i dati di questo inizio anno, in cui l’Eurozona ha nel complesso registrato indicatori certamente meno brillanti delle aspettative.
Per il primo trimestre del 2018 i dati sui principali indicatori macro-economici sono stati infatti particolarmente negativi nell’Area Euro persiste, dunque, un rischio al ribasso per la crescita per cui il target della crescita di 2,3% in questo momento è da considerarsi a rischio. Nel primo trimestre infatti la crescita del PIL ha rallentato, portandosi all’1.5% annualizzato, rispetto al 2,7% dell’ultimo trimestre 2017. Anche i dati sull’inflazione core relativi al mese di aprile sono stati generalmente più deboli del previsto nell’Area Euro, attestandosi intorno allo 0,7%.
Sul risultato indicato dai dati sulla fiducia delle imprese, ha influito certamente la concomitanza di diversi fattori negativi: scioperi, maltempo, una forte epidemia di influenza in Europa centrale, la Pasqua anticipata che ha ridotto i giorni lavorati. Guardando all’esterno dell’area, alla virata protezionistica dell’amministrazione Trump, che coinvolge tutti i principali partner commerciali degli USA, si sono aggiunte nuove tensioni geopolitiche, scaturite dalla decisione degli USA di introdurre nuove sanzioni verso la Russia e di uscire dall’accordo di denuclearizzazione con l’Iran del 2015, firmato allora anche da Europa, UK, Russia e Cina. I prezzi delle materie prime sono saliti bruscamente e il petrolio in euro è tornato sui livelli più elevati dal 2014, +15% da inizio anno.
A queste recenti novità sul panorama politico globale, si sommano rischi di tipo politico interno.
Articolo del: