Report Tokos 2016


Qual è stato l`andamento dei mercati finanziari nel 2016?
Report Tokos 2016
Le borse
I mercati azionari europei sono rimasti sostanzialmente deboli per tutto il corso dell’anno, dopo una partenza choc che nel primo trimestre ha portato vendite copiose in tutta Europa, a causa dei timori sulla solidità delle banche, italiane e tedesche principalmente.
Dopo un frazionale rimbalzo primaverile, il risultato del referendum sulla cosiddetta "Brexit" ha nuovamente depresso i corsi delle principali piazze continentali. Solo un vigoroso recupero concentrato nel mese di dicembre ha permesso ad alcune piazze (Francoforte e Parigi) di riportarsi, sia pure di poco, in territorio positivo da inizio anno.
Il rally di dicembre ha salvato anche Milano da una debacle molto marcata; non basta però a cancellare del tutto un anno orribile per la borsa tricolore, arrivata a perdere quasi il 30% verso la fine di giugno.
Molto meglio è andata al resto del mondo. Gli indici statunitensi chiudono il 2016 macinando record, e la "Brexit" ha fatto bene alle azioni inglesi, che dal giorno del voto, hanno realizzato un sorprendente +17%.
Stabili anche le piazze asiatiche, fra le quali la migliore è la borsa australiana con un progresso di circa il 5%.

Tassi di interesse
In Europa la politica monetaria super-espansiva della BCE ha livellato verso il basso per tutto il 2016 i rendimenti dei titoli di stato, soprattutto per ciò che concerne le scadenze più brevi.
Diverso il discorso per la parte più lunga della curva dei rendimenti, dove invece gli operatori hanno incominciato a essere più prudenti negli acquisti di obbligazioni che rendono storicamente molto poco. Questo ha significato repentine discese dei corsi.
Valga un esempio per tutti: il Btp con scadenza 50 anni (Btp 2,8% 1/3/2067, prezzo di emissione 100), collocato a ottobre tra acclamazioni e squilli di fanfare, un mese dopo quotava 84 circa, a testimoniare la disaffezione, ragionevole, se è concesso dirlo, degli investitori verso strumenti finanziari con rendimenti tanto bassi e scadenze così lunghe.
Si può ben dire che le obbligazioni in Europa nel 2016 non hanno reso nulla. L’indice che misura l’andamento di tutti i titoli di stato con scadenza superiore all’anno dei paesi che aderiscono all’Euro è rimasto invariato (contro un +1,9% lordo del 2015), dato significativo che mostra una volta di più la difficoltà di ottenere rendimenti positivi in uno scenario di forte compressione dei tassi.
Negli Stati Uniti invece, complice una ripresa finalmente vivace del ciclo economico, le autorità monetarie hanno inteso ripristinare una politica monetaria meno accomodante.
La FED ha alzato per ben due volte i tassi di interesse a breve termine. Di conseguenza anche i rendimenti sulle scadenze intermedie riflettono aspettative più "normali". I titoli del tesoro statunitense rendono poco meno del 2% per durate comprese fra tre e cinque anni. In Europa le obbligazioni di stati come Francia e Germania hanno ancora rendimenti inferiori allo zero!

Mercati valutari
Il dollaro si è apprezzato in maniera frazionale rispetto all’euro, poco meno del 3% nel 2016.
Bisogna però segnalare che, quando è apparsa chiara la volontà della FED di alzare i tassi di interesse, il biglietto verde ha iniziato, con un movimento classico, ad apprezzarsi in maniera sensibile. Tra le valute cosiddette emergenti, anno da dimenticare per lira turca, vittima dell’incertezza politica, e peso messicano, molto influenzato dalle dichiarazioni protezionistiche del nuovo presidente USA Donald Trump.
La "Brexit" non ha giovato alla sterlina, che chiude l’anno con un deprezzamento di circa il 12% (!) rispetto all’Euro. Il calo non è più vistoso solo perché da novembre si è registrato un lieve cambio di tendenza.

continua...

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Articolo del:


di Marco Vinciguerra

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