Resilienti si nasce o si diventa?


Tratti di personalità e attitudini di chi non si arrende mai!
Resilienti si nasce o si diventa?
Nello scorso articolo ho definito il concetto di resilienza e iniziato a raccontare quali fossero le caratteristiche tipiche delle persone "forti" e "resistenti".
Mettendo insieme gli elementi sembra che l’individuo resiliente sia, in fondo, una persona capace di trovare nelle difficoltà la spinta per venirne fuori, intendendo le avversità come un ostacolo, uno scivolone, non il termine del percorso. Il resiliente è colui (o colei) che non si arrende e che in maniera a volte creativa riesce a trovare soluzioni per giocare con la luce in un tunnel buio, non arrendendosi alla situazione come la incontrano ma prodigandosi per modificarla.
Ora, sappiamo bene che l’ambiente, come esso è nella realtà, spesso è nemico dei personali desideri. Tuttavia il resiliente ha una forte componente proattiva che lo rende sensibile ai segnali di contesto, anche i più piccoli, quelli che sotto il peso della disperazione non vedresti mai (sfido a notarne di maggiori ...) in modo da anticiparli e non esserne spiazzato. Coloro i quali, invece, "piangono sul latte versato" hanno minori probabilità di essere in grado di togliere la polvere dai pantaloni, aggiustarsi la giacca e ricominciare a camminare. Queste persone mantengono, invece, uno stato di frustrazione che rischia di essere paralizzante.
La persona che non confida nel fato né vive la vita guardandola sempre attraverso lo specchietto retrovisore ("AH, se mia moglie non mi avesse lasciato!"...) riuscirà, verosimilmente, ad avere una visione lucida e realistica dell’ambiente senza credere che l’intero universo cospiri contro di lui.
Quindi, quali sono gli ingredienti cognitivi e di personalità del resiliente:
• Solida autostima: ovvero una discreta fiducia nelle proprie capacità
• Senso di autoefficacia: sapersi porre degli obiettivi e organizzarsi per raggiungerli
• Locus of control interno: capacità di riconoscersi la responsabilità degli eventi (nel fallimento e nei successi)
• Una giusta dose di indipendenza: che rende liberi dal giudizio condizionante degli altri e permette di seguire la propria strada
• Una buona motivazione all’azione
• E, perché no, una certa speranza nel buon esito delle situazioni
Pensate quindi alla Resilienza come ad un muscolo, da allenare ogni giorno per essere più forti ma flessibili. solidi e non rigidi. Qualcosa da migliorare c'è in ciascuno di noi e non è mai troppo tardi per diventare una persona migliore; anche per questo la psicoterapia aiuta!

Articolo del:


di Maria Laura Taormina

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